Categoria: Educazione Estero
Le nostre missioni all’estero: un ritorno tanto atteso
Maria Torelli, nostra program coordinator per i progetti di educazione all’estero, è da poco tornata da una missione in Kenya. Si tratta del primo viaggio in epoca di pandemia, con l’obiettivo di monitorare i nostri progetti educativi di Bomet e Nairobi.
Bomet e Nairobi: dove ci troviamo?
Bomet è il capoluogo dell’omonima contea, nell’ovest del Paese; il nostro progetto è situato a Chebole, una località distante qualche chilometro. I bambini che frequentano la scuola provengono da un’area molto vasta: alcuni la raggiungono grazie a uno scuolabus, altri hanno la possibilità di essere accolti direttamente nella struttura (a partire dai 10 anni) o presso la Laura Children’s Home (dai 3 ai 9 anni).
Nairobi, la capitale del Kenya, continua ad essere una città economicamente molto in crescita. Maria ci racconta che le strade sono piene di cartelloni pubblicitari che invitano ad avviarsi verso un modello di maggior consumo, e i centri commerciali si stanno moltiplicando a vista d’occhio. La condizione dello slum di Donholm non è però ottimale: non è stata ancora portata l’acqua, e le famiglie continuano ad avere scarse risorse sia per contribuire ai costi della scuola che per mangiare. Le case costruite in lamiera e cartoni sono ancora affiancate alla discarica e alle fognature all’aperto, e la commistione tra persone e animali rende l’ambiente ancor più malsano.
A Bomet, tutti a scuola!
Attraverso il racconto di Maria, andiamo a visitare il nostro progetto di Bomet. La prima struttura che incontriamo è la Laura Children’s Home, dormitorio maschile e femminile presso la casa della famiglia Bet – fondatrice dell’organizzazione nostra partner locale – che accoglie attualmente 12 bambini dai 3 ai 9 anni.
Ci spostiamo poi alla Mosop School, scuola dell’infanzia e primaria, con dormitori maschili e femminili, che accoglie 368 bambini. Mosop era il padre di Mr Bet, e il significato del nome è ‘un posto dove si può stoccare molto cibo’, e quindi, per estensione, un luogo di abbondanza.
La struttura della scuola è in muratura, ma con tetto in lamiera: “quando piove forte – ci spiega Maria – con le mascherine e il rumore della pioggia è molto difficile capirsi, anche a un metro di distanza”.
La Mosop School, avviata da Mr. Bet, non offre solo educazione e cibo ai bambini che la frequentano, ma fornisce loro un modello di famiglia e di educazione che va ben al di là delle conoscenze scolastiche. Lo scopo del progetto è assistere e accogliere i bambini orfani, abbandonati o vulnerabili della zona, e offrire loro l’istruzione che meritano.
Dalla nostra visita alla scuola abbiamo appreso come alcuni ex studenti abbiano conseguito ottimi risultati lavorativi: c’è Petty, che è diventata una dottoressa negli Stati Uniti; Jeremiah, un ragazzo albino masai divenuto direttore di un centro medico; Ronnie, che dopo aver lavorato come addetto alla produzione di latte per procurarsi fondi per curare la madre sieropositiva, è oggi un infermiere.
Alcuni ex studenti hanno creato un’associazione, la Laura Children’s Home Alumni, e si trovano tutti gli anni, a maggio, per incoraggiare gli alunni attuali e svolgere attività di volontariato: quest’anno, causa pandemia, vi è stata solo una cerimonia veloce. Con il passare del tempo, come ci racconta Maria, tutti loro potrebbero diventare risorse preziose per la scuola e la comunità: ad esempio come supporto di un insegnante nella realizzazione di attività pomeridiane, per passare del tempo con i bambini, incontrarli durante i giorni di visita o fare piccoli lavoretti. Questo, anche col passare degli anni, li farebbe sentire ancora parte della famiglia della Mosop.
Allontanandoci da Bomet, visitiamo infine la scuola di Kuresoi: ci vogliono circa quattro ore di auto per raggiungerla, e la strada è in pessime condizioni. È una scuola dell’infanzia e primaria che accoglie oggi 173 bambini, di cui alcuni orfani; la struttura, come la maggior parte delle case della zona, è in legno e con il tetto di lamiera, segnale del contesto difficile in cui vivono i bambini.
A Nairobi, istruzione per i bambini degli slum
Proseguiamo con l’ultima tappa del nostro viaggio, recandoci al Centro Mother of Mercy nelle due strutture che sosteniamo: la scuola dell’infanzia e primaria di Kariobangi, che accoglie attualmente 190 studenti, e la scuola dell’infanzia e primaria di Donholm, con 161 studenti.
Il Centro ha l’obiettivo principale di garantire ai bambini delle baraccopoli e dei quartieri poveri un’istruzione di qualità, poiché l’istruzione per loro è l’unico spiraglio verso il futuro. A scuola gli studenti ricevono anche un pasto, il materiale didattico, il vestiario e l’assistenza sanitaria.
La scuola è sempre di più un punto di riferimento per i bambini, e un terreno di scambio e socializzazione tra grandi e piccoli. “Un giorno – ci racconta Maria – nello spiegare il funzionamento di alcuni giochi recuperati nel magazzino della nostra Fondazione, mi sono ritrovata a fare insieme ai bimbi un puzzle da 500 pezzi. È stato interessante vedere quanto si sono appassionati non solo i bambini, ma anche le direttrici e alcuni insegnanti, che hanno pensato di poter utilizzare il puzzle come strumento di team building all’interno delle classi.”
È stata questa una missione tanto attesa dopo quasi due anni di pandemia; uno sguardo dal campo non solo con lo scopo di visitare e monitorare un nostro progetto, ma anche per toccare con mano la quotidianità vissuta dai bambini e dai ragazzi che risiedono in un Paese così lontano, ma che grazie a questo racconto possiamo sentire un po’ più vicino.
La nuova amicizia con La Carovana del Sorriso
Dopo 12 anni di attività, La Carovana del Sorriso ci affida il suo progetto cardine in Tanzania: ecco come continueremo a mantenerlo vivo e a impegnarci, insieme, per i bambini.
Insieme, per dare un futuro ai bambini della Tanzania
La Carovana del Sorriso – nata nel 2009 con l’obiettivo di portare aiuti all’estero – termina la sua attività come onlus, ma non termina il suo impegno, che da oggi diventa il nostro: è così che ci prenderemo cura anche dei bambini e dei ragazzi di Mabilioni e di Gunge, nella steppa Masai, dando loro nuove opportunità di vita attraverso l’istruzione.
Il nostro benvenuto va soprattutto a loro, ma anche ai donatori, ai volontari e ai nuovi amici che sceglieranno di restare al nostro fianco: per aiutare sempre più bambini e dar loro un futuro in cui essere protagonisti, in ogni parte del mondo.
Vicini a 15.882 bambini, in Italia e nel mondo
Nel 2020, l’avvento del Covid-19 ha reso ancora più fragili tanti bambini e ragazzi; l’emergenza pandemica non ha però fermato i nostri interventi negli ambiti Educazione e Salute, e insieme siamo riusciti a rimanere, ogni giorno, #viciniaibambini.
Sfoglia e scarica la versione integrale dell’Annual Report 2020, per saperne di più sui nostri progetti e sul nostro impegno, in Italia e nel mondo. Leggi ora »
Il Bilancio di Mission Bambini è certificato ogni anno da una società esterna di revisione, la Deloitte & Touche Spa.
Leggi la Relazione della società di revisione e il bilancio consolidato 2020 »
Leggi il Modulo L124 »
L’educazione non si è fermata…
Per dare un valido sostegno a bambini e ragazzi, in Italia e nel mondo, abbiamo realizzato interventi specifici di risposta all’emergenza economica, sociale e soprattutto educativa determinata dalla pandemia.
In Italia, la chiusura delle scuole e dei servizi educativi per la prima infanzia ha significato l’interruzione della didattica e delle attività educative in presenza per diversi mesi e la conseguente introduzione della didattica a distanza.
Su questo fronte siamo intervenuti tempestivamente, per garantire un sostegno concreto alla rete di 24 Istituti Comprensivi e 5 centri di aiuto allo studio con cui collaboriamo. In particolare, con l’obiettivo di offrire agli studenti la possibilità di seguire le lezioni da casa, già dalla metà del mese di marzo abbiamo distribuito device digitali a bambini e ragazzi che ne erano privi.
Nella fase 2 della pandemia ci siamo attivati, insieme a 25 servizi educativi partner, anche attraverso attività di supporto psicologico ai genitori, di educativa domiciliare, nonché con la distribuzione di prodotti igienici e alimentari a supporto dei nuclei economicamente più fragili.
All’estero, con particolare attenzione ai contesti più difficili, abbiamo continuato a garantire a bambini, ragazze e ragazzi l’accesso a un’istruzione primaria e secondaria di qualità attraverso i 30 progetti educativi attivi. In particolare, ci siamo dedicati a interventi di educazione a distanza, all’adeguamento delle strutture scolastiche e dei centri di accoglienza alle normative locali, all’acquisto di dispositivi di protezione individuale e prodotti igienizzanti, a campagne di sensibilizzazione per la prevenzione del contagio. Inoltre, insieme ai nostri partner locali, abbiamo aiutato le famiglie in maggiori difficoltà economiche con la distribuzione di prodotti alimentari e attraverso interventi di sostegno psicologico.
… e non si è fermato nemmeno il benessere dei bambini
In Italia, abbiamo realizzato interventi specifici per affrontare l’impatto psicosociale, emotivo e relazionale dell’emergenza su bambini e ragazzi. Da qui è nato il progetto Restart from us, a cui sono seguiti una serie di incontri di sostegno psicologico di gruppo, per ragazzi dagli 11 ai 18 anni, in 4 scuole di Milano. All’ordine del giorno le difficoltà della DaD, della convivenza forzata in spazi domestici spesso ristretti, della mancanza di relazioni con amici e compagni.
All’estero, se da un lato le restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19 hanno causato la sospensione di tutte le missioni operatorie all’interno del programma Cuore di Bimbi, dall’altro questo ci ha permesso di riallocare le risorse e operare quanti più bambini possibile. Complessivamente abbiamo salvato 62 bambini attraverso un intervento di cardiochirurgia pediatrica: 30 in Myanmar, 20 in Nepal e 10 in Uganda, a cui si sono aggiunti 2 bambini provenienti dall’Albania operati presso l’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano. Questo risultato è stato possibile anche grazie al grande contributo delle équipe locali: gli interventi all’estero sono stati tutti eseguiti dal personale sanitario del posto, formato nel corso degli anni dai nostri medici volontari durante le missioni, e in parte anche attraverso borse di studio.
Educazione e cure per dare a tutti i bambini nuove opportunità di vita
Nella Giornata Mondiale dell’Africa facciamo girare il mappamondo e arriviamo fino al continente dalle mille diversità etniche e culturali, per raccontare da vicino come restiamo concretamente vicini ai bambini nel mondo.
Un’educazione a tutto campo
Consentire l’accesso a un’istruzione di qualità al maggior numero di bambini, ma anche garantirgli almeno un pasto al giorno, che spesso è l’unico bilanciato della giornata. È questo l’obiettivo primario dei nostri progetti in ambito educativoed è così che diamo a migliaia di bambini e bambine la possibilità di avere accesso a un percorso educativo che duri nel tempo. In alcuni casi, inoltre, l’impatto di una migliore educazione si riflette anche in una diminuzione di matrimoni e gravidanze precoci in bambine e ragazze, in una riduzione della criminalità e della diffusione dell’HIV.
Per i bimbi più piccoli e vulnerabili che vivono in Eritrea, Etiopia, Kenya e Uganda tutto inizia dalla possibilità di accedere alla scuola dell’infanzia: così possono ricevere tutti gli strumenti di cui avranno bisogno per iniziare la scuola dell’obbligo.
Terminata la scuola dell’infanzia, il percorso educativo prosegue con l’istruzione primaria di base, soprattutto per coloro che vivono nelle zone rurali o urbane marginalizzate. In alcuni casi, se i bambini abitano in località distanti dalla scuola, se sono orfani o se non è sicuro per loro rientrare a casa la sera, ricevono alloggio e almeno 3 pasti al giorno all’interno di boarding school e vengono inseriti in attività di sostegno allo studio e ricreative.
In altri Paesi, come in Camerun, Etiopia e Guinea Bissau, i ragazzi più grandi possono avere accesso alla scuola secondaria e proseguire così il loro percorso di studi. Inoltre, in Uganda, sempre più ragazze hanno la possibilità di continuare a studiare grazie al programma con cui promuoviamo l’educazione secondaria femminile.
Ci sono, infine, ma non per importanza, i bambini di strada di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo: accusati di stregoneria, talvolta ex bambini soldato, vengono ogni giorno sottoposti a violenza fisica e psicologica. In partenariato con l’OSEPER, li ospitiamo in un centro di accoglienza e li motiviamo a cambiare stile di vita: dopo aver ricevuto pasti, cure urgenti e nozioni base di alfabetizzazione, possono infatti cominciare un percorso di riunificazione familiare o di accompagnamento all’autonomia, e corsi di formazione scolastica e professionale.
Di questo progetto abbiamo parlato nel webinar Racconti dal campo: i bambini di strada di Kinshasa. Guardalo qui »
Cure e prevenzione per i bambini dei Paesi più poveri
Come afferma il Dott. Muhoozi Rwakaryebe, cardiochirurgo presso l’Uganda Heart Institute, in una recente intervista al mensile VITA, “il 2020 è stato un anno molto critico, ma abbiamo comunque continuato ad operare quanti più bambini possibile anche grazie al sostegno ricevuto da Mission Bambini. Questo ponte con l’Italia ci ha resi un’équipe capace di salvare il cuore dei bimbi.”
Ed è proprio per continuare a far battere il cuore dei bambini che, nel 2005, è nato il programma Cuore di Bimbi, con l’obiettivo di ridurre la mortalità di minori affetti da malattie cardiache congenite o acquisite attraverso operazioni salvavita e un programma di prevenzione che, a oggi, ha permesso di visitare circa 14.000 bambini.
Per rendere ancora più saldo il ponte con l’Africa, favoriamo anche l’aspetto formativo: il nostro desiderio è che gli ospedali partner locali diventino sempre più autonomi nel realizzare efficacemente diagnosi, interventi e follow-up su minori affetti da cardiopatia. Negli ultimi quattro anni questo è stato possibile finanziando 4 borse di studio, che hanno permesso di fornire ulteriore specializzazione nella cardiochirurgia pediatrica a un cardiochirurgo, due anestesiste e un cardiologo che oggi lavorano insieme presso l’ospedale partner in Uganda.
Oltre al Programma Cuore di Bimbi, insieme a Mission Bambini Switzerland, sosteniamo e supportiamo il potenziamento dei servizi di cardiologia pediatrica, di ostetricia e ginecologia presso il Luisa Guidotti Hospital, in Zimbabwe.
Infine, tra il 2019 e il 2020, interamente finanziata dalla Fondazione svizzera è stata la ristrutturazione del reparto di pediatria del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital in Uganda. L’ospedale ha tra i suoi obiettivi quello di garantire al maggior numero di persone l’accesso a servizi sanitari di qualità, con particolare attenzione alle fasce più povere e vulnerabili della popolazione, come mamme e bambini.
Grazie agli interventi effettuati, le strutture sono state riqualificate a beneficio di 10.000 bambini che vengono ricoverati ogni anno nel reparto di pediatria.
365 giorni di impegno #viciniaibambini e alle famiglie
È il 9 marzo 2020: tutta Italia entra in lockdown a seguito del diffondersi dell’epidemia da Covid-19. Oggi, a un anno di distanza, ripercorriamo la nostra risposta concreta a questa emergenza: per non fermare l’educazione e l’istruzione, per restare concretamente vicini ai bambini e alle famiglie più in difficoltà.
L’educazione non si è fermata
Nella prima e nella seconda fase dell’emergenza siamo intervenuti con tempestività a sostegno di bambini e ragazzi in condizione di povertà educativa e di isolamento digitale: un sostegno che è proseguito per tutto l’anno attraverso la consegna di 868 tablet, per permettere a tutti loro di seguire le lezioni in didattica a distanza. È così che siamo riusciti a non lasciare nessuno indietro e a colmare il più possibile il gap tecnologico, che avrebbe potuto trasformarsi, col tempo, in un divario formativo e soprattutto sociale.
A maggio e durante l’estate, complice l’alleggerimento delle disposizioni normative, ci siamo dati l’obiettivo di attivare un monitoraggio attento delle condizioni dei bambini, nonché un supporto all’organizzazione e all’avvio dei centri estivi, in particolare in quelle zone particolarmente colpite da bisogni socio-economici aggravati dal lockdown.
Inoltre, abbiamo offerto un aiuto concreto a quegli studenti che, vivendo in una condizione di disagio socio-economico o con Bisogni Educativi Speciali, sono stati particolarmente penalizzati dall’emergenza e risultavano essere maggiormente a rischio di abbandono scolastico. L’abbiamo fatto organizzando percorsi di recupero e una serie di incontri di sostegno psicologico che hanno coinvolto, a oggi, 380 studenti. Per molti di loro il nostro intervento ha rappresentato la prima vera occasione di esprimere le proprie paure e le proprie fatiche, rendendoli consapevoli di non essere soli e di trovarsi nella stessa situazione dei propri amici e compagni.
Infine, ma non per importanza, ci siamo concentrati sul tema della LEAD – Legami educativi a distanza – con l’obiettivo di fornire competenze specifiche al mondo degli operatori sociali che operano all’interno dei servizi per l’infanzia. Per fare questo, abbiamo creato una piattaforma privata a loro dedicata: uno spazio virtuale, dove hanno potuto non solo trovare video e dispense a carattere formativo, ma anche un forum nel quale poter discutere delle sfide educative che ciascuno di loro affronta con i bambini di tutta Italia.
E non si è fermato nemmeno il sostegno alle famiglie in difficoltà
Sono proprio i genitori ad aver sperimentato un cambiamento radicale della quotidianità: la chiusura delle scuole li ha messi di fronte alla necessità di dare una valenza pedagogica alle giornate trascorse in casa con i figli.
Intercettando i loro bisogni, abbiamo creato Bambini Patapum: una piattaforma che ha l’obiettivo di supportare i genitori con spunti, idee e guide, ma anche di garantire ai bambini un tempo di gioco e stimoli continui.
La piattaforma è in continuo aggiornamento: dalla sua nascita abbiamo ampliato le sezioni e i contenuti multimediali e creato un ciclo di webinar, dedicato a genitori e operatori sociali, su come usare il digitale in modo attivo e costruttivo per la crescita; su come avvicinare i bambini alla lettura; su come farli stare bene e su come crescere insieme.
Una rete a sostegno di insegnanti ed educatori
Dopo un importante lavoro di confronto con i docenti e i Dirigenti Scolastici degli Istituti con cui collaboriamo, si è delineata la necessità di lavorare anche su aspetti didattici-metodologici, piuttosto che solo su quelli tecnologici.
Di conseguenza, abbiamo organizzato percorsi di formazione in collaborazione con WeSchool, unica piattaforma italiana di classe digitale, e Oppi, l’Organizzazione per la Preparazione Professionale degli Insegnanti.
Tramite queste collaborazioni sono stati affrontati temi quali la creazione e la cura di contenuti adatti a lezioni a distanza, la valutazione a distanza, l’osservazione dei gruppi classe, l’utilizzo di piattaforme di didattica digitale e l’inclusione di studenti con Bisogni Educativi Speciali. Il valore aggiunto di questi percorsi di formazione risiede nel fatto che saranno utili anche in seguito all’emergenza sanitaria: a pandemia finita, il digitale non scomparirà del tutto, ma diverrà uno strumento utile per fare attività didattiche realmente innovative, coinvolgenti ed efficaci, sia in presenza che a distanza.
17.081 bambini protagonisti del loro futuro
Nel 2019 abbiamo aiutato 17.081 bambini e ragazzi grazie ai nostri progetti negli ambiti Salute ed Educazione, in Italia e all’estero. Scopri cosa abbiamo fatto nell’ultimo anno per i bambini in difficoltà, anche grazie al tuo aiuto!
Il nostro sostegno in Italia…
Continua il nostro impegno nell’ambito Educazione: per i bambini da 0 a 6 anni abbiamo sviluppato progetti per contrastare la crescente povertà minorile tramite servizi educativi per la prima infanzia, accessibili anche a famiglie con difficoltà economiche.
A partire da inizio 2020 abbiamo deciso di rafforzare i progetti rivolti a bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, entrando direttamente nelle scuole – primarie e secondarie di primo grado – con interventi finalizzati a migliorare l’offerta formativa, riqualificare gli spazi scolastici e formare i docenti. Infine, con l’obiettivo di aiutare i giovani dai 14 ai 24 anni, a rischio o già nella condizione di NEET (Not in Employment, Education or Training), abbiamo messo in atto interventi di prevenzione dell’abbandono scolastico, in partnership con centri diurni e doposcuola, e workshop formativi per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro, promuovendo le loro passioni e i loro talenti.
Menzione a parte merita il Progetto “Stringhe”: piccoli numeri in movimento. Nel 2019 abbiamo vinto il bando “Un passo avanti”, promosso dall’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: a partire dal 2020, grazie al Progetto “Stringhe”, sosterremo 2.600 bambini di età 5-13 anni, 200 famiglie e 200 insegnanti, attraverso la creazione di una nuova metodologia didattica e il rinnovamento dell’offerta formativa di 10 scuole dell’infanzia e primarie.
… e all’estero
Grazie al programma Cuore di Bimbi, attivo dal 2005 con l’obiettivo di ridurre la mortalità dei minori affetti da malattie cardiache congenite o acquisite, abbiamo salvato la vita di 2.268 bambini gravemente cardiopatici. Nel corso del 2019 abbiamo realizzato interventi in Albania, Cambogia, Eritrea, Kenya, Myanmar, Nepal, Romania, Uganda, Zambia e Zimbabwe.
All’estero ci occupiamo anche di istruzione primaria e secondaria: dal 2000 garantiamo a milioni di bambini il diritto a un’istruzione di qualità, sostenendo scuole e centri educativi gestiti dai nostri partner locali che, oltre all’istruzione, offrono un alloggio sicuro, cure mediche, pasti e accoglienza ai bambini più fragili. Abbiamo inoltre sviluppato in questi ultimi anni un programma specifico dedicato all’istruzione secondaria femminile, le Borse Rosa, per contrastare il fenomeno dei matrimoni precoci nei Paesi più poveri.
Sfoglia e scarica la versione integrale dell’Annual Report 2019 per saperne di più sui nostri progetti e sul nostro impegno, che dura da 20 anni, in Italia e nel mondo:
Il Bilancio di Mission Bambini è certificato ogni anno da una società esterna di revisione, la Deloitte & Touche Spa.
Mission Bambini Italia:
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Consolidato d’Esercizio:
» Leggi la Relazione della Società di Revisione
» Scarica il Bilancio Consolidato 2019
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo
Ci sono storie che ci permettono di viaggiare in luoghi lontani e di conoscere nuove realtà. A volte, però, queste realtà non sono come ce le immaginiamo: è questo il caso delle bambine e delle donne di Paraìba, che vivono all’interno della loro comunità una situazione di emarginazione, vulnerabilità sociale e povertà. È Raffaella Fuso, nostra volontaria da oltre dieci anni, a portarci con lei in Brasile e a farci conoscere più da vicino questa difficile situazione. Lo fa a partire dalla sua visita al centro comunitario “Casa dos Sonhos”, creato da una comunità di Suore Domenicane con l’aiuto della nostra Fondazione e situato a circa 20 km dalla capitale Joao Pessoa, precisamente nel punto finale della cittadina di Santa Rita.
Una dura realtà, tra povertà e violenza
Il centro può essere considerato un’oasi felice: con l’obiettivo di accogliere e sostenere bambini, ragazzi, donne e famiglie della comunità che vivono una situazione problematica, offre programmi e attività di prevenzione, assistenza, formazione ed educazione basati sulla solidarietà, la giustizia e la valorizzazione della persona e dell’ambiente che la circonda.
Purtroppo la situazione cambia completamente non appena si esce al suo esterno.
Come ci racconta Raffaella, “le periferie si trovano fuori controllo e la quasi totale assenza dello Stato – che significa fra le altre cose assenza di diritti, servizi e sicurezza – sta portando sempre più persone oltre la soglia della povertà estrema, costringendo uomini, donne e bambini a mendicare o a raccogliere materiale da riciclare per poter sopravvivere. Nella maggior parte di queste famiglie la madre è di fatto l’unica fonte di sostegno di diversi figli e il piccolo contributo, denominato Bolsa Familia, è l’unica entrata economica certa rispetto ai pochi lavori irregolari e saltuari che si possono trovare.”
La violenza è sicuramente uno degli aspetti più preoccupanti che contraddistingue le periferie brasiliane e che Raffaella ha potuto vedere da vicino: “parliamo di violenza domestica sulle donne e i bambini, di violenza sociale legata alle devianze e alla povertà educativa e soprattutto della violenza delle organizzazioni criminali contrapposta a quella della polizia, che ogni giorno uccide quasi indiscriminatamente decine di persone. Le vittime di tutto questo restano uomini, donne e bambini costretti a vivere in un clima continuo di precarietà e paura.”
In un contesto difficile come quello appena descritto, dove l’emarginazione sociale si unisce alla violenza e alla mancanza di opportunità, c’è un altro aspetto ancora più difficile da accettare, presente ancora in molti Paesi del mondo e di cui la nostra volontaria si fa testimone: le bambine, se possibile, vivono condizionamenti ancora più forti. Responsabilizzate fin da piccole ad accudire i fratellini minori e vittime di una cultura a cui non interessa vederle studiare e realizzarsi in qualcosa che vada oltre il futuro ruolo di moglie e madre, si trovano destinate a un futuro già scritto. L’alto numero di violenze domestiche, matrimoni e maternità precoci e, non ultimo, il numero di femminicidi non fanno altro che confermare questa forte discriminazione di genere.
La “Casa dei Sogni”: un’oasi di pace e speranza
Nel contesto in cui è inserita, la “Casa dos Sonhos” rappresenta dunque l’unico punto di riferimento valido in grado di garantire i principali diritti e curare l’educazione, la salute e la sicurezza degli oltre 130 minori accolti, offrendo loro un’assistenza affettiva e sociale in grado di contrastare violenza, povertà e pregiudizio.
La “Casa dos Sonhos” è uno spazio in cui i bambini e gli adolescenti, seguiti da una preparata e variegata equipe di professionisti e volontari, possono mangiare, imparare, giocare, sognare e trovare un po’ di serenità rispetto al duro contesto in cui sono immersi quotidianamente. Raffaella può testimoniare quanto il Centro sia “un luogo che favorisce momenti di condivisione, di riflessione, di dialogo e di crescita verso la costruzione di una identità e di un futuro migliore – per i bambini e gli adolescenti accolti e per la comunità in cui vivono.”
Fondato nel 2004, il centro è oggi una realtà molto radicata nel territorio, esempio concreto e positivo di come l’educazione, l’integrazione e la creazione di una cultura di pace e rispetto possano nascere e svilupparsi, cambiando profondamente la qualità e le prospettive di vita di molte persone.
“Senza la presenza della “Casa dos Sonhos” – spiega Raffaella – tutti i bambini e gli adolescenti avrebbero trascorso il tempo per strada, potenziali vittime di droga, alcolismo, prostituzione e violenza. Tra le mura del centro, i minori trovano punti di riferimento sani, regole e limiti che li orientano, per evitare che il contesto e i cattivi comportamenti li conducano alla marginalizzazione.”
Il nostro aiuto, fornito attraverso i progetti ‘Una Casa dei Sogni contro la marginalizzazione’ e ‘Borse rosa per le ragazze di Santa Rita’ risulta fondamentale per il proseguimento delle attività del centro e il benessere di tutte le persone coinvolte.
L’empowerment femminile: un sogno che diventa pian piano realtà
È grazie al programma di Empowerment femminile che nel 2019 dodici ragazze e otto madri della comunità hanno potuto frequentare due corsi professionalizzanti per diventare “Grafici” e “Amministratore di cassa”. Sempre nell’ambito di questo progetto, alcune ragazze sono state coinvolte come volontarie nel centro e forniscono supporto alle diverse attività che vengono svolte giornalmente. La “Casa dos Sonhos” si conferma dunque essere un punto di riferimento per le famiglie e le madri della comunità, che qui possono trovare aiuto e assistenza in relazione alle numerose difficoltà incontrate ogni giorno.
“Questo il cambiamento che vorremmo vedere nel Mondo – conclude Raffaella. Un cambiamento volto alla creazione di una cultura di pace, integrazione, solidarietà reciproca, rispetto della natura e lotta contro il ciclo di violenza domestica e comunitaria. Questo è l’aspetto più difficile del lavoro del centro e il suo valore aggiunto: formare coscienze responsabili e insegnare il concetto di eguaglianza.”