La Giornata Mondiale di Educatori e Insegnanti: quando educare significa cura, scoperta e arricchimento reciproco

#educazione italia, #infanzia, #scuola

Il 5 ottobre è la Giornata Mondiale di Educatori e Insegnanti: in un momento in cui si parla tanto di scuola, di asili e di centri per l’infanzia, abbiamo voluto ascoltarli e dar voce proprio a loro. Ecco perché gli abbiamo chiesto che cosa li motivi e li appassioni, quali siano difficoltà e speranze, sempre e dopo la pandemia.

 

Servizi per l’infanzia: un tempo di scoperta, di crescita, di cura

La cura, come disposizione a far crescere l’altro partendo dai suoi bisogni e favorendo le sue potenzialità, è la cifra stessa dell’educare.
Franca e Gabriella, educatrice e coordinatrice pedagogica presso Asilo Primi Passi

“Chi conosce bene gli educatori sa che nelle loro case, oltre ai familiari, c’è quasi sempre anche qualcun altro di cui prendersi cura: quanti schermi durante il lockdown ci restituivano immagini domestiche con gatti, cagnolini, piante, fiori! Una cura che si dispiega nell’esercizio continuo di una passione vitale: l’attenzione all’altro.

Spesso ci tornano in mente i nostri nonni contadini: la campagna era la loro vita, un mondo di cui si sentivano parte, le cui necessità venivano prima del proprio io. Sapevano che la natura aveva i propri tempi, osservavano il cielo per capire cosa si preparasse e le foglie per sapere di cosa la pianta aveva bisogno. Soprattutto, nell’attesa, sapevano sperare: speravano nella forza di quei semi che avevano interrato, bagnato, concimato, scommettevano che ancora una volta la vita avrebbe saputo farsi strada e riprendere il suo ciclo nonostante la grandine e la siccità.

Questo è quello a cui ci sentiamo chiamati oggi: sperare per i nostri bambini, restituire loro un futuro fatto di stupore, di scoperta, di novità e non solo di paura. Ci è sembrato che restituire il contatto con la natura potesse aiutare: la natura è molto più che ‘fare attività all’aperto per ridurre i rischi di contagio’, ormai è chiarissimo che il futuro dell’intera umanità è indissolubilmente connesso con il rispetto e la cura per il proprio ambiente. Abbiamo scelto allora, come tema guida dell’anno, la storia di un piccolo seme: un semino temerario, che attraversando mille avventure, scopre le proprie risorse e cresce. Nel nostro piccolo orto, ben curato nella speranza che il nido riaprisse, quest’estate sono fioriti i girasoli: ora il ciclo della vita riprende il suo corso e i bambini sgranano i semi di quei girasoli per interrarli, con gioia e meraviglia.”

 

Sono sincera nel dire che il cuore rimane lì, in quel desiderio profondo di educare, perché nulla ti arricchisce di più di uno sguardo, di un sorriso, di un abbraccio di un bambino!
Francesca Porciatti, coordinatrice pedagogica Asilo Nido ‘Mondo Piccolo’

“Faccio la Coordinatrice Pedagogica dell’asilo nido Mondo Piccolo e della scuola dell’infanzia Piccole Tracce da 12 anni. Quando mi fu affidato questo incarico non credevo di essere in grado di riuscire in un ruolo così ‘ingombrante’; avevo appena 27 anni, mi ero laureata per fare l’educatrice, per stare con i piccoli, per vivere quelle piccole magiche esperienze di contatto, di crescita, di relazione speciale, e venivo invece catapultata in un universo di burocrazia, di carte, di telefonate, di incontri con le famiglie. Era demotivante sentirsi dire dai genitori, magari dopo una richiesta a cui non si poteva dare seguito, ‘con chi posso parlare?’, come se io non fossi all’altezza del compito e che doveva esserci un responsabile più ‘responsabile’ di me.

Le crisi d’identità si facevano macigni, decisi così di parlarne con la mia direttrice, dicendole che non mi sentivo all’altezza del compito. Ricordo ancora il suo sguardo perplesso mentre mi diceva: ‘perché ti ostini a rifiutare i tuoi talenti?’. Quella frase mi segnò nel profondo del cuore, la mia difficoltà nasceva dalla mia insicurezza? Arrivò l’ennesimo ‘con chi posso parlare?’. Indossai il più sincero dei miei sorrisi e risposi, per la prima volta, ‘con me!’. Cominciò così il primo di una lunga serie di incontri, mediazioni educative, consigli, materni e pedagogici, con i genitori dei nostri piccoli, che non erano mostri come li avevo visti fino a quel momento, ma semplicemente persone cariche di bisogni da soddisfare.

Oggi posso dirlo a gran voce, amo il mio lavoro, adoro essere di supporto alle mamme in difficoltà, adoro essere la guida delle educatrici nelle attività, continuare a studiare, giorno dopo giorno, per ricercare nuove esperienze e percorsi da proporre al personale educativo e ai genitori.

Certo, la ripresa delle attività è partita con grandi ansie; la gestione dei protocolli ci sembrava impossibile, rimpallate tra attenzioni e responsabilità. In realtà però, una volta interiorizzate le prassi, tutto è diventato più fluido. Certo, il nostro lavoro ha subito un grande colpo: l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento, l’impossibilità di svolgere attività con i genitori… tutto ciò limita profondamente il nostro operato, privandoci di momenti fondamentali del fare pedagogico. Siamo però certe che presto si tornerà alla normalità, e riusciremo a ricominciare esattamente dal punto dove siamo state interrotte. Nel frattempo studiamo, alla ricerca di nuove proposte per ritornare a vivere, tutti insieme, momenti magici e indimenticabili!”

 

Essere educatori è una missione. È un continuo programmare, cercare stimoli, scrutare le intelligenze dei bambini per stimolarle al meglio. Ne vale davvero la pena, non potrei far altro nella vita se non stare con i bambini.
Tonia Spinelli, educatrice presso Asilo Nido La Tribù dai Piedi Scalzi

“Il mio non è un lavoro: il mio è un tempo di crescita, un tempo di dono, di sorrisi, di amore, di grandi conquiste, dove a crescere sono io con i miei  bambini, io educo loro e loro educano me, in uno scambio continuo. Vedere i loro progressi, soprattutto a seguito degli stimoli adeguati e studiati, spesso personalizzati, vedere i loro successi, il loro orgoglio nel raggiungimento di un obiettivo, accompagnarli nella crescita: è questo che mi motiva, oltre che l’amore e la passione per ciò che faccio. E nonostante la stanchezza, si torna a casa felici e arricchiti e con il desiderio di ripartire l’indomani e dare il meglio di sé.

A poche settimane dall’inserimento, i bambini hanno già appreso la routine. Mi chiedono di leggere libri, poi di rappresentarli e fare disegni sul racconto: mi piace pensare di esser riuscita in così poco tempo a trasmettere l’amore per i libri e la lettura. Di certo l’entusiasmo con cui mi appresto a leggere è il canale giusto, ma anche la routine e la loro apertura all’ascolto e alla meraviglia.

I nuovi iscritti stanno sicuramente vivendo una fase di inserimento un po’ più ‘dura’ rispetto agli scorsi anni, non sul piano ‘personale’ e del distacco (ambito in cui tutto rientra nella norma degli scorsi anni), ma su quello interpersonale e di conoscenza dell’adulto che hanno di fronte: con la mascherina e la visiera protettiva non riescono a interpretare le emozioni ed espressioni di noi adulti, appaiono confusi e spesso cercano di togliercele, facendo delle espressioni tra l’incuriosito e il perplesso. I vecchi iscritti, conoscendoci già, riescono a leggere i nostri occhi e non appaiono infastiditi dai dispositivi di protezione, da cui ormai sono circondati.

Ormai si sorride con gli occhi, o battendo le mani… i bimbi apprendono in fretta e si adattano in fretta, tanto che a volte mi chiedo se ricordano più com’era il mondo prima del Covid. Spero presto di potermi chiedere ‘chissà se ricordano com’era il mondo ai tempi del Covid…’.”

 

Da educatrice, è la curiosità nello scoprire e nel vivere nuovi colori ed emozioni la motivazione che, anche in questo momento di difficoltà in cui il grigio si fa spazio, mi fa accogliere quegli sguardi e provare a mostrare ai bimbi una nuova variante di colori.
Francesca Amabile, educatrice presso Centro Infanzia Pizzicalaluna – Cooperativa Solidee

“Capita a tutti di attraversare momenti grigi, bui, non ben definiti. E poi ecco che qualcosa arriva ad illuminare piano piano quei momenti. Succede che un giorno, per caso, ti trovi nel bel mezzo di un arcobaleno di colori, che non spazza via il grigio ma che gli fa compagnia, e lo rende meno triste, più sopportabile. Ricordo così il mio primo giorno di lavoro all’ associazione di volontariato ‘Volideali’.

Lavoravo con bambini, piccoli e grandi, che si aggiravano liberi nella struttura che rappresentava il loro e il mio luogo del cuore, dove si andava per stare insieme. Ricordo un laboratorio con tanti materiali, pieno di tanti rumori, suoni di pennarelli che cadono, sedie che si spostano, risate che coprono il mio ‘Buongiorno’ ma che non bloccavano, appena venivo avvistata, decine di braccia che mi avvolgevano e accoglievano. E poi ricordo i tanti sguardi che si incrociavano con il mio, anche quelli di tanti colori: occhi verdi, neri, marroni, azzurri… i colori dell’arcobaleno. Il tutto era immerso in un sano caos, perché nella struttura tutti erano intenti a fare qualcosa insieme, educatori e bambini, cooperando per portare a termine un lavoro: facile o difficile, bello o brutto non importava. Tutti utilizzavano colori ed emozioni, dando vita ad un’esperienza quasi magica, la magia dello stare insieme e del crescere insieme.
Questo è il mio ricordo di tanti anni fa, quando da volontaria mi recavo alla struttura dell’associazione di volontariato “Volideali” per svolgere attività con i bambini.

Oggi, da educatrice, mi reco in un nuovo luogo del cuore, il centro infanzia ‘Pizzicalaluna’, dove ritrovo altri sguardi, ma carichi della stessa intensità, braccia più piccole che ti si buttano al collo, bambini pronti ad essere accolti, suoni e risate. Poi ci sono loro, più forti e più marcati, perché con il passare del tempo e con la crescita personale e professionale se ne sono aggiunti altri: i colori. I colori di nuove e vecchie emozioni che vanno ad accumularsi su una tela che prende e cambia forma.”

 

Il nostro compito e insieme la nostra motivazione è di dare ai bambini la libertà di conoscere qualcos’altro, di creare relazioni semplici ma significative.
Maria Elena Trovato, educatrice presso Associazione Talità Kum

“La motivazione più forte per me riguarda il territorio: noi di Talità Kum viviamo infatti in un territorio molto difficile, dove tocchiamo con mano il disagio che colpisce molti bambini, fin da piccoli. Il nostro è un territorio ampio, in cui manca qualcosa di importante: la cura – dall’igiene all’educazione ai valori, che non tutti hanno o avranno la fortuna di riconoscere, perché a casa mancano.

Ed è proprio nello stare insieme che, dopo la pandemia, abbiamo trovato il punto dal quale ripartire: nonostante le mascherine e un iniziale impaccio, è stato bellissimo rivedere e riconoscere nei bambini la solita curiosità nell’osservare il nostro sguardo, le cose e le persone intorno a loro, e sentirsi parte nuovamente di una comunità. Noi ci siamo normalizzati grazie alla loro voglia di creare un filo rosso tra noi e loro, nonostante tutto.”

 

 

La scuola: un luogo di dialogo, relazione e arricchimento reciproco

Si pensa all’insegnante di sostegno come a un insegnante di serie B, un ripiego. Io lo considero invece “un battitore libero”: può permettersi di sperimentare, lavorare creativamente in un’ottica di didattica attiva e laboratoriale per perseguire degli obiettivi calati sui reali bisogni dei bambini.
Natan Sustovich, insegnante presso IC Confalonieri

“Faccio questo lavoro principalmente per me, perché mi fa stare bene e mi fa uscire tutte le mattine col sorriso. Credo che questo faccia la differenza, perché se riesco a sentirmi a mio agio in ciò che faccio, allora posso prendermi cura, intesa come sostare in relazione e raccontarsi vicendevolmente, degli alunni. Parlando con la mia compagna dei nostri lavori, scuola versus ufficio, spesso mi fa notare come ci sia, in ciò che facciamo quotidianamente, una differenza evidente a livello di soddisfazione personale. Ogni tanto le dico che potrei fare il concorso da preside, ma lei mi risponde che non fa per me perché dentro un ufficio morirei, perdendomi tutto il bello dell’insegnamento. E in effetti ha ragione: lavorativamente parlando ho iniziato come informatico, per poi capire che è un mondo che non fa per me. Non ho mai voluto lavorare tutto il giorno con delle macchine, ma con le persone, mi piace essere in relazione con la gente.

Se ripenso a me da bambino, ero uno di quelli ‘bravo ma non si applica’ e fondamentalmente non mi piaceva andare a scuola. Preferivo giocare con gli amici, sognando di diventare un calciatore, e dormire alla mattina. Se da bambino mi avessero detto che avrei fatto l’insegnante mi sarei messo a ridere considerando che odiavo la metà dei miei maestri e/o professori. Ho smesso di avere quest’odio in terza liceo: qui ho conosciuto dei professori che hanno fatto sì che si rivoluzionasse la mia concezione di scuolaPreferivano dialogare con noi dal posto, creando una sorta di dibattito funzionale che serviva non solo a capire cosa avessimo studiato, ma che andava a indagare il nostro ragionamento, il funzionamento di ognuno di noi. Probabilmente questo modo di agire, inconsciamente, mi ha spinto a diventare un insegnante. Io stesso, ora che lavoro anche come assistente in università, quando interrogo gli studenti cerco sempre di indagare il ragionamento che sta dietro e l’applicabilità di un determinato approccio o teoria, piuttosto che il mero esercizio dell’imparare a memoria dai libri.

Ora, con il rientro a scuola dopo la pandemia, sono stato piacevolmente colpito dai bambini, dalla loro voglia di normalità, di fare gruppo, di sostare in relazione gli uni con gli altri. Sono rimasto sorpreso dal loro modo di essere comunque bambini anche in una situazione così precaria come quella odierna della scuola italiana. Ritengo sia un segnale molto importante quello che ci stanno lanciando i bambini: un segnale di ripartenza, con le giuste precauzioni, ma da esseri umani e sociali.”

 

C’è un momento in cui una persona intuisce quale sia il suo posto o meglio per che cosa sia fatta. Ai miei alunni ripeto sempre che la vita, l’andare a scuola in particolare, è la scoperta continua di questo.
Elena Brasca, insegnante presso IC “Ermanno Olmi”, plesso Marie Curie

“Faccio spesso un esempio ai miei studenti: ‘Cosa potrebbe fare Valentino Rossi? Solo il motociclista! Lui è fatto per andare in moto! Il suo posto è in pista!’ Sì, perché è lì che si svela e si riconosce pubblicamente il suo talento, ma anche la forza di rimettersi in sella quando cade o accettare la sconfitta. Questa è la scuola: il luogo dove pian piano emergono i propri talenti accanto ai propri limiti. Si sperimenta il successo, qualche volta l’insuccesso, e il contributo che ognuno di noi può apportare. L’insegnamento non è mera didattica, ma l’accompagnare i propri alunni alla scoperta di sé. La scuola è il luogo privilegiato dove il rapporto affettivo ed educativo con i miei alunni si realizza.

Per me questa intuizione è nata da una sana invidia: ‘Voglio essere come lei!’ dicevo guardando la mia professoressa di italiano. Aveva la capacità di entrare in rapporto con me e i miei compagni in un modo affascinante. Mi colpiva che, nonostante fosse molto severa, avesse una capacità di introdurre un argomento che rendeva evidente la sua passione per ciò che insegnava. Secondo me il successo dell’apprendimento è legato al coinvolgimento emotivo dell’alunno con ciò che l’insegnante propone, che muove la sua intelligenza alla scoperta di ciò che lo circonda e della bellezza della realtà intera.

Quest’anno tornare a scuola è stata una grande gioia, offuscata però da diverse preoccupazioni rispetto al modo con cui avrei fatto didattica, o sulla rigidità (seppur giusta) dei comportamenti da tenere. Mi sembrava che per dei bambini di seconda elementare fosse una richiesta troppo alta e che questa li limitasse molto persino nella relazione con me e i compagni. Tuttavia, appena varcata la porta della classe, sono stata accolta da occhi sorridenti, da frasi come: ‘Che bello essere tornati a scuola!’, e fin da subito mi ha colpito la loro serietà e il loro impegno nel rispettare le norme per la sicurezza. Si può sperimentare una letizia anche se ci sono 10 regole da osservare? Questa secondo me è la sfida che tutti noi docenti e studenti dobbiamo affrontare quest’anno nella speranza di poter tornare presto a quella quotidianità e vicinanza che tanto desideriamo.”

 

Insegnare, dal latino insignare, “lasciare il segno”: ora più che mai l’etimologia di questa parola appare carica di valore.
Rita Gorgoglione, presso IC “Ermanno Olmi”, plesso Giacomo Leopardi

“Primo giorno di scuola del nuovo anno scolastico in era Covid. L’aula non è come ogni inizio: piena di colori, di cartelloni appesi alle pareti, di giochi e libri riposti negli scaffali che arredano la classe. Troviamo banchi distanti tra di loro, gel igienizzante e altre nuove accortezze da seguire. La campanella si risveglia dal suo lungo riposo, suona e accompagna l’entrata dei bambini.
Finalmente l’aula viene ripopolata dai veri protagonisti della scuola, dalla loro vitalità, da quegli sguardi contenti e attoniti allo stesso tempo, dai quali traspare un sorriso ‘mascherato’, pieno di speranza. È in momenti come questi, negli eventi che stravolgono la regolarità come l’arrivo di questa pandemia, che si fanno riflessioni importanti.

Questo cambiamento storico ha fatto prendere maggior consapevolezza dell’importanza della scuola, del fare scuola, delle competenze didattiche e psicopedagogiche che un insegnante deve possedere. Ha reso evidente la bellezza di questa professione, che si può svolgere solo se si ha una grande passione. Noi docenti abbiamo l’enorme responsabilità di formare le future generazioni, soprattutto alla scuola primaria, dove vengono poste le basi per la crescita cognitiva e socio-affettiva della persona. È di straordinaria importanza il ruolo dell’insegnante nel creare occasioni di apprendimento significative per i suoi studenti, che solo in presenza trovano la giusta collocazione e concretezza. Uno schermo virtuale non potrà mai sostituire il vero contesto scolastico, costituito non solo dalla presenza fisica delle persone, ma anche e soprattutto dalla loro interazione sociale.

Mi piace pensare al processo di insegnamento-apprendimento nella valenza pedagogica della “maieutica socratica”, dove il maestro aiuta a far emergere ciò che già sa il discente, in un’ottica di arricchimento reciproco del sapere.
A scuola non imparano solo i bambini ma anche gli insegnanti, l’apprendimento non ha età! 

Sono molte le speranze per questo nuovo anno scolastico. Sicuramente continuare a venire a scuola è la speranza più sentita. Per noi docenti è bello e di grande soddisfazione vedere dal vivo l’impegno che ciascun bambino mette nelle attività didattiche, la contentezza nell’essere riusciti a capire ciò che stanno svolgendo o meglio ancora comprendere un errore. Questa è la Scuola!

Il racconto di Souleymane: essere volontario è avere entusiasmo, affetto e attenzione

#educazione italia, #volontariato

Souleymane è arrivato in Italia dalla Guinea Bissau con un sogno: lavorare in campo sociale ed educativo. E dopo l’esperienza di volontariato nei nostri centri estivi non ha più dubbi: studierà duramente per continuare a restare, come noi, vicino ai bambini.

 

Diventare un volontario per i bambini: un arricchimento umano e culturale

Ci sono incontri che sembrano destinati ad accadere ed è stato proprio così con Souleymane, ragazzo guineense di 21 anni: tra i primi a essersi candidato per diventare volontario nei nostri centri estivi, dopo un primo colloquio molto positivo e la successiva formazione sul campo, il 13 luglio è partito per Moncalieri. Ad attenderlo un’esperienza – arricchente, formativa, intensa, emozionante – presso i servizi Estate Bimbi della ludoteca Casa Zoe e A come Ambiente del parco le Vallere, entrambi promossi dalla Cooperativa Sociale Educazione Progetto.

“Fin da subito mi sono trovato a mio agio e sono entrato in grande sintonia con tutti i bambini, gli educatori e gli operatori. La mia giornata iniziava alle 8.00 del mattino: che si trattasse di giocare a calcio, a un gioco in scatola o di colorare, l’importante era partecipare con grande entusiasmo, affetto e attenzione a ogni bisogno dei bimbi.”

 

 

Un’attitudine, questa, che ha portato Souleymane a dare (tanto) ai bambini, ma anche a ricevere (tanto) in cambio: ad esempio, un aspetto affascinante per lui è stato entrare in contatto con bimbi di differenti culture – italiana, asiatica, africana, sudamericana – e di conseguenza scoprire i loro modi diversi di giocare, imparare, fare.

E a proposito di origini differenti, la conoscenza della lingua araba ha permesso a Souleymane di ricoprire un ruolo da mediatore con i genitori di due bambine siriane: un ruolo che si è rivelato prezioso per gli educatori, ma anche e soprattutto per la famiglia dei bambini, perché l’ha fatta sentire accolta e tenuta in considerazione al pari di tutte le altre.

E che cosa dire poi della preparazione della pasta fresca?

“Già! L’attività che ho preferito in assoluto è stata preparare la pasta fresca al parco, insieme ai bambini: mi ha permesso di imparare qualcosa, tipico della cultura italiana, che non avevo mai fatto prima. E poi i bambini si sono divertiti tantissimo … e io con loro!”

 

Una passione che continua: dal centro estivo a un nuovo orizzonte professionale

Essere volontario per i bambini è stata una esperienza molto positiva per Souleymane: “sono molto felice di aver partecipato, perché ho imparato molto e sono sicuro che mi servirà per continuare a lavorare nel campo sociale ed educativo.”

Proprio così, dal volontariato nei nostri centri estivi è nato un rinnovato desiderio: “qualche mese prima del lockdown volevo iscrivermi a un corso per diventare operatore socio-sanitario, ma gli orari del lavoro come aiuto cuoco non mi permettevano di avere del tempo da dedicare agli studi. Alla fine del centro estivo ho invece deciso di provarci: di iscrivermi, di studiare duramente e di provare il test di ammissione.”

Nuove sfide educative: in diretta dal 29 settembre su Facebook

#educazione italia

Con 4 eventi live sulla nostra pagina Facebook affronteremo le nuove sfide educative poste dalla pandemia da COVID-19. Scopri il programma completo!

 

Il rientro a scuola tra novità e incertezze

Alla vigilia dell’anno scolastico 2020-2021 educatori, insegnanti, famiglie, servizi, scuole sono alle prese con nuovi interrogativi e nuove sfide: come garantire sostenibilità ai servizi per l’infanzia? Come riprogettare l’attività di asili e scuole? Quali nuove competenze sono richieste a chi educa?

Attraverso i nostri 4 incontri in diretta ogni martedì, alle 18.00, su Facebook cercheremo di trovare una risposta e delle possibili soluzioni, con l’aiuto di ospiti competenti, operatori e volontari della nostra Fondazione, beneficiari dei nostri servizi educativi e in collaborazione con il blog collettivo Le Nius.

 

29 settembre, ore 18.00
SCUOLA – Sospesa, trascurata, più che mai discussa. Cosa aspettarsi dalla nuova scuola?

La scuola è stata travolta dalla pandemia.
Com’è la situazione in questo anno appena ripartito?
Quali sono i nuovi bisogni e le possibili soluzioni?
Come evitare che a pagare le conseguenze siano gli alunni più fragili e i contesti più svantaggiati?
Quali le sfide del futuro?

Ne discutono
Amanda Ferrario, Dirigente tecnico Ministero dell’Istruzione
Sabina Banfi, Direttore servizi scolastici ed educativi Comune di Milano
Damien Lanfrey, Vice Direttore Future Education Modena
Elisabetta Nigris, Pedagogista Università di Milano Bicocca

Racconti dal campo
Eleonora Pipitone, Dirigente Scolastico ICS Borsellino-Ajello di Mazara del Vallo
Paola Panzani
, Docente di Scuola Primaria IC Marcello Candia di Milano
Alberto Barenghi, Responsabile Ufficio Progetti Mission Bambini

Modera
Fabio Colombo, Redazione lenius.it


6 ottobre, ore 18.00

SERVIZI PER L’INFANZIA – Come renderli sostenibili?

In Italia sono pochi e, con la pandemia, ancora più in difficoltà.
Alcuni non hanno più riaperto, altri non sanno se arriveranno a fine anno.
Al solito, a pagarne le conseguenze sono soprattutto le famiglie e i bambini più fragili.
Cosa si può fare?

Ne discutono
Giuliana Baldassarre, Docente SDA Bocconi – Area No Profit
Simona Rotondi, 
Vice Coordinatrice Attività Istituzionali Con i Bambini
Aldo Garbarini
, Presidente Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia, Gruppo CRC (Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza)
Massimo Arioli, Business Unit Director di Prénatal

Racconti dal campo
Stefania Guccione, Presidente Cooperativa Pueri di Palermo
Sonia Pedretti, Presidente Cooperativa Fraternità Impronta di Marcheno (BS)
Serena Sartirana, Ufficio Progetti Mission Bambini

Modera
Fabio Colombo, Redazione lenius.it


13 ottobre, ore 18.00

EDUCATORI E INSEGNANTI – Come cambia il lavoro educativo?

La pandemia ha stravolto tutte le relazioni, inclusa quella educativa: nuovi strumenti, nuovi tempi, nuovi setting, nuovi bisogni.
Cambia anche il mestiere di educare? Quali nuove competenze sono richieste a educatori e insegnanti in questo nuovo mondo?

Ne discutono
Eraldo Affinati, Scrittore e insegnante
Monica Guerra, Docente di Pedagogia dell’infanzia e Coordinamento dei servizi educativi Università di Milano Bicocca
Marco Martinetti, Formatore e consulente, Cooperativa Vedogiovane di Arona (NO)

Racconti dal campo
Manuel Gentile, Ricercatore CNR, partner progetto Stringhe di Mission Bambini
Raffaella Fuso, volontaria di Mission Bambini
Vincenzo Walsh, Ufficio Progetti Mission Bambini

Modera
Fabio Colombo, Redazione lenius.it


20 ottobre, ore 18.00

FAMIGLIE – Come supportare le loro capacità educative?

Il lockdown è stata un’esperienza totalizzante per molte famiglie, modificando l’organizzazione di spazi, tempi, attività di cura e di lavoro. Hanno messo in campo creatività e resilienza, ma non basta, soprattutto per chi già era in difficoltà. Quali conseguenze ha la pandemia sulle capacità educative delle famiglie? Che politiche si possono mettere in campo?

Ne discutono
Chiara Saraceno, Honorary fellow, Collegio Carlo Alberto di Torino, co-coordinatrice Alleanza per l’Infanzia
Alfredo Ferrante, Dirigente coordinatore del servizio “Promozione dei servizi per la famiglia, relazioni internazionali e comunitarie” del Dipartimento Politiche della Famiglia – Presidenza del Consiglio dei Ministri
Emma Ursich, Segretario generale Fondazione The Human Safety Net di Generali
Jolanda Restano, Co-founder FattoreMamma e Filastrocche.it

Racconti dal campo
Flavia Bernardi, Pedagogista, Cooperativa La Grande Casa, Sesto San Giovanni (MI)
Simona Lionetto, Sociologa e counselor professionista, Cooperativa Solidee (NA)
Alberto Barenghi
, Responsabile Ufficio Progetti Mission Bambini

Modera
Fabio Colombo, Redazione lenius.it

 

Credit foto: Diana Franceschin

Le nostre iniziative per accompagnare il rientro a scuola degli studenti

#covid-19, #educazione italia, #scuola

A settembre l’attenzione della nostra Fondazione è focalizzata sul ritorno a scuola degli studenti dopo l’emergenza COVID-19, con l’obiettivo di fornire strumenti per la didattica tradizionale e digitale, ma anche di formare educatori, insegnanti, famiglie.

 

Una matita Perpetua, per un aiuto duraturo

Quale strumento migliore della nostra matita Perpetua, per ridisegnare la scuola con attività e interventi che durino nel tempo?
Ecco allora che Perpetua dal 7 settembre 2020 è disponibile online con una donazione minima di 10 euro, con un aspetto del tutto inedito e sulla nostra nuova piattaforma attivati.missionbambini.org.

Nel fine settimana del 24 e 25 ottobre la nostra matita si sposterà anche nelle piazze italianeinsieme ai nostri volontari e in collaborazione con Fondazione Mediolanum.
Che il tuo sostegno avvenga online oppure durante il nostro evento di piazza, lascerà in ogni caso un segno: ci aiuterà infatti a donare strumenti per la didattica digitale agli studenti e a sostenere percorsi formativi per insegnanti e famiglie.

 

Con laFeltrinelli, per riempire un banco di desideri

Nel fine settimana del 19 e 20 settembre torneremo nelle librerie laFeltrinelli con la II edizione del “Banco dei Desideri”, un’iniziativa che ci permetterà di rispondere a quello che è il bisogno principale di tanti studenti fragili: poter tornare a scuola come i compagni, con tutto il necessario. E insieme potremo essere proprio noi a riempire il loro banco di articoli per la scuola, il gioco, la lettura.

 

La scuola in diretta: l’appuntamento su Facebook con i nostri talk show

In collaborazione con il blog collettivo Le Nius, di educazione e scuola in Italia parleremo anche sulla nostra pagina Facebook, con un ciclo di 4 dirette in forma di talk show, che avranno come protagonisti nostri partner, educatori, insegnanti, esperti e giornalisti. Al centro degli incontri, che prenderanno il via nella seconda metà di settembre e avranno cadenza settimanale, ci sarà una riflessione sui problemi e sulle possibili soluzioni alla nuova sfida educativa che famiglie, servizi per la prima infanzia e scuole si trovano a vivere dopo l’emergenza COVID-19.

Continua il nostro impegno per oltre 900 famiglie in difficoltà

#covid-19, #educazione italia, #infanzia, #volontariato

Sono 5 le attività che abbiamo pianificato durante il periodo estivo per non far mancare la nostra vicinanza ai bambini di 0-6 anni e alle loro famiglie in condizioni di disagio. Leggi la news e scoprile tutte!

 

Educativa domiciliare, all’aperto e digitale

Con la progressiva ripresa della socialità, e sempre nel rispetto delle norme del distanziamento sociale, abbiamo potuto avviare le due nuove attività di educativa domiciliare e all’aperto nelle molte città italiane, tra cui Milano, Napoli, Roma e Palermo, in cui siamo presenti da anni con i nostri progetti di sostegno all’infanzia.

Attraverso la rete di educatori domiciliari garantiamo, due volte alla settimana, a casa di 70 famiglie fragili, l’accompagnamento educativo dei bambini e un monitoraggio della loro condizione di salute, fisica e psicologica.
Con le attività educative all’aperto, che coinvolgono nel complesso 147 famiglie, diamo ai bambini la possibilità di fare sport e di ritrovare il contatto con educatori e amici. Al tempo stesso supportiamo l’apertura dei centri estivi con le azioni necessarie a rispettare le attuali linee guida (ad esempio, sanificazione delle aree, acquisto di materiali monouso per i laboratori, allestimento degli spazi, aumento del numero di educatori richiesto).

Per 452 famiglie continua anche l’attività di educativa digitale avviata a marzo, all’inizio del lockdown, con laboratori digitali per genitori e bambini e sessioni online di confronto settimanale per lo sviluppo delle competenze genitoriali.

 

Distribuzione della spesa solidale e consulenza psico-pedagogica

Prosegue anche la distribuzione di beni di prima necessità iniziata nel mese di giugno e dedicata alle famiglie in difficoltà: sono nel complesso 10mila i prodotti per l’igiene, come pannolini e salviettine, e prodotti alimentari specifici, come latte e omogeneizzati, consegnati ai nuclei familiari che stanno affrontando un netto peggioramento della situazione economica.

245 sono infine le famiglie coinvolte nella consulenza psico-pedagogica svolta dai nostri operatori sia per telefono sia attraverso uno sportello di ascolto: l’obiettivo è di supportare e monitorare i casi più fragili e accompagnarli nella fase di ripresa e di ricostruzione dopo l’isolamento.

17.081 bambini protagonisti del loro futuro

#annual report, #educazione estero, #educazione italia, #salute

Nel 2019 abbiamo aiutato 17.081 bambini e ragazzi grazie ai nostri progetti negli ambiti Salute ed Educazione, in Italia e all’estero. Scopri cosa abbiamo fatto nell’ultimo anno per i bambini in difficoltà, anche grazie al tuo aiuto!

 

Il nostro sostegno in Italia…

Continua il nostro impegno nell’ambito Educazione: per i bambini da 0 a 6 anni abbiamo sviluppato progetti per contrastare la crescente povertà minorile tramite servizi educativi per la prima infanzia, accessibili anche a famiglie con difficoltà economiche.

A partire da inizio 2020 abbiamo deciso di rafforzare i progetti rivolti a bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, entrando direttamente nelle scuole – primarie e secondarie di primo grado – con interventi finalizzati a migliorare l’offerta formativa, riqualificare gli spazi scolastici e formare i docenti. Infine, con l’obiettivo di aiutare i giovani dai 14 ai 24 anni, a rischio o già nella condizione di NEET (Not in Employment, Education or Training), abbiamo messo in atto interventi di prevenzione dell’abbandono scolastico, in partnership con centri diurni e doposcuola, e workshop formativi per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro, promuovendo le loro passioni e i loro talenti.

 

Menzione a parte merita il Progetto “Stringhe”: piccoli numeri in movimento. Nel 2019 abbiamo vinto il bando “Un passo avanti”, promosso dall’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: a partire dal 2020, grazie al Progetto “Stringhe”, sosterremo 2.600 bambini di età 5-13 anni, 200 famiglie e 200 insegnanti, attraverso la creazione di una nuova metodologia didattica e il rinnovamento dell’offerta formativa di 10 scuole dell’infanzia e primarie.

 

 

… e all’estero

Grazie al programma Cuore di Bimbi, attivo dal 2005 con l’obiettivo di ridurre la mortalità dei minori affetti da malattie cardiache congenite o acquisite, abbiamo salvato la vita di 2.268 bambini gravemente cardiopatici. Nel corso del 2019 abbiamo realizzato interventi in Albania, Cambogia, Eritrea, Kenya, Myanmar, Nepal, Romania, Uganda, Zambia e Zimbabwe.

All’estero ci occupiamo anche di istruzione primaria e secondaria: dal 2000 garantiamo a milioni di bambini il diritto a un’istruzione di qualità, sostenendo scuole e centri educativi gestiti dai nostri partner locali che, oltre all’istruzione, offrono un alloggio sicuro, cure mediche, pasti e accoglienza ai bambini più fragili. Abbiamo inoltre sviluppato in questi ultimi anni un programma specifico dedicato all’istruzione secondaria femminile, le Borse Rosa, per contrastare il fenomeno dei matrimoni precoci nei Paesi più poveri.

 

Sfoglia e scarica la versione integrale dell’Annual Report 2019 per saperne di più sui nostri progetti e sul nostro impegno, che dura da 20 anni, in Italia e nel mondo:

 

Il Bilancio di Mission Bambini è certificato ogni anno da una società esterna di revisione, la Deloitte & Touche Spa.

Mission Bambini Italia:

» Leggi la Relazione della Società di Revisione
» Scarica il Bilancio Italia 2019

Consolidato d’Esercizio:

» Leggi la Relazione della Società di Revisione
» Scarica il Bilancio Consolidato 2019

Il sostegno alla raccolta di beni primari per i bambini in difficoltà

#educazione italia, #infanzia

A causa dell’emergenza Covid-19, cambia il format della settima edizione del Banco per l’Infanzia. Non cambia però l’obiettivo, condiviso da Prénatal, Chicco e dalla nostra madrina Ellen Hidding: raccogliere beni primari per bambini e famiglie in difficoltà in Italia.

 

Prénatal: un sostegno che si fa sempre più grande

Dopo la recente collaborazione in occasione del periodo natalizio, che ha portato a una raccolta fondi di oltre 63.000 euro a sostegno del progetto #fattiGRANDE, Prénatal rinnova il suo impegno a favore dell’infanzia in difficoltà, aderendo anche alla settima edizione del Banco per l’Infanzia.

Con le donazioni ricevute attraverso la nostra campagna di raccolta fondi su Facebook, la nostra Fondazione potrà acquistare a prezzi calmierati i prodotti di prima necessità per l’infanzia disponibili nei negozi Prénatal.

 

Chicco: una baby spesa sospesa, per fare shopping con il cuore

Anche presso i punti vendita Chicco fare la spesa vorrà dire accompagnare i bambini più bisognosi nel loro percorso di crescita e di ripresa dopo l’isolamento.
Chiunque effettuerà acquisti, infatti, avrà l’opportunità di donare una vera e propria “spesa sospesa”, aggiungendo al proprio carrello alcuni prodotti necessari ai bambini sostenuti dalla nostra Fondazione.

 

La fase 2 e il nostro progetto per restare #viciniaibambini

La settima edizione del Banco per l’Infanzia andrà a supportare il nostro progetto per restare #viciniaibambini nella fase 2 di gestione dell’emergenza coronavirus: con esso prevediamo di distribuire a 800 bambini della fascia 0-6 anni 10.000 prodotti di prima necessità per l’infanzia. Scopri di più sul progetto >>>

Il racconto di Suor Daniela: dalla difficoltà può nascere una nuova forma di vicinanza, per aiutare davvero

#covid-19, #educazione italia, #infanzia

La realtà degli ultimi mesi, caratterizzati dalla gestione dell’emergenza Covid-19, ha toccato da vicino tutti noi: le nostre abitudini sono cambiate, abbiamo dovuto adattarci a una nuova quotidianità. Così ha dovuto fare anche Suor Daniela, da tre anni volontaria dell’Associazione Talità Kum di Librino: con noi condivide le sue riflessioni su che cosa significhi stare vicino alle famiglie più in difficoltà in un contesto trasformato dalla pandemia.

 

Essere volontari in tempo di pandemia: una rivoluzione per restare vicini ai bambini e alle loro famiglie

“Nell’ordinario mi occupo dei bimbi del nido 0-3 anni e delle loro famiglie”, ci racconta Suor Daniela. “Una mia giornata tipo si svolge così: alle 7.30 esco di casa per andare in sede e preparare ambiente e materiali per i bimbi, perché prendersi cura di qualcuno comincia dall’accoglierlo in uno spazio bello. Alle 8.00 arrivano i primi bambini e per le 9.30 siamo al completo! Possiamo allora cominciare le nostre attività: giochi, storie, musica, attività motoria, laboratori creativi, merenda, cambi, gioco libero… tutto fino alle 14.00 e poi tutti a casa, per godersi mamma e papà!”

 

 

Tutto questo fino al 5 marzo 2020, quando la routine quotidiana, sia dei grandi che dei più piccoli, è completamente cambiata. “Dall’oggi al domani niente è stato più come prima” – riflette Suor Daniela, che si è subito chiesta: “che cosa possiamo fare per essere vicini ai nostri bimbi e alle loro famiglie? Mente e cuore si sono messi in movimento: abbiamo preso contatto telefonico con tutte le famiglie, per far sentire loro la nostra vicinanza e accogliere da loro bisogni e fatiche di questo momento. Ci siamo resi subito conto che i bisogni primari sono i primi da soddisfare.”

Come far fronte dunque a queste necessità? Rivoluzionando la propria quotidianità per i bambini più fragili e per le loro famiglie.

“Alle 7.30 esco di casa, destinazione: supermercato! Arrivo e mi trovo davanti una lunga fila di persone che aspettano, a debita distanza le une dalle altre. Prendo un carrello e anch’io mi metto in fila: nell’attesa, osservo le persone, penso a come le nostre abitudini siano state stravolte e faccio scorrere nella mente le immagini delle famiglie per cui mi accingo a fare la spesa. Finalmente arriva il mio turno e nel frattempo sono passate quasi due ore.”

 

La ricerca di una nuova normalità: attenzione, cura, prossimità

Dalle parole di Suor Daniela emergono l’attenzione e la cura affinché ciascuno, pur nelle avversità, abbia un solido punto di riferimento e non si senta lasciato solo nella ricerca di una nuova normalità: “inizio a fare la spesa come se fosse mia, perché in questo momento mi faccio carico di queste famiglie con la stessa cura che ho per me o forse anche di più.”

“Il carrello si riempie in fretta di prodotti per l’igiene come pannolini, salviettine e creme, ma anche di prodotti alimentari quali omogeneizzati, latte e biscotti, e vado quindi a recuperarne un secondo”, prosegue Suor Daniela. “Questa situazione d’emergenza ha secondo me accresciuto la sensibilità della gente, lo percepisco anche nella disponibilità dei commessi del supermercato nei miei riguardi. Mi accorgo degli sguardi stupiti degli altri clienti, che osservano il mio carrello stracolmo e forse pensano: quante bocche da sfamare! La mia lunga lista è finita, pago e carico tutto in auto.”

Una volta a casa, Suor Daniela prepara le borse da distribuire alle famiglie, le contatta e fissa con loro un appuntamento davanti all’asilo. “Ogni incontro per consegnare la spesa è particolare, un’emozione grande: incontrare queste persone, provate da questo difficile momento economico, ridotte a chiedere aiuto per poter dare da mangiare ai propri figli, gli occhi lucidi e stupiti davanti alle borse della spesa, gli infiniti grazie… sono immagini impresse nel mio cuore ed è difficile trovare parole che esprimano in profondità l’emozione di quei momenti. Confesso che in alcune occasioni, venendo via, non sono riuscita a trattenere le lacrime”, ci racconta commossa.

 

 

Per noi, e dico noi perché in questo servizio io sono stata lo strumento concreto, ma col cuore c’erano tutti gli operatori dell’associazione, non è semplicemente donare la spesa: è farci carico in pienezza di queste famiglie attraverso la nostra prossimità.

Forse non torneremo a breve alle nostre quotidiane abitudini, ma, come afferma in conclusione Suor Daniela, “la nostra carità creativa ci fa sperimentare nuove forme di vicinanza, fa nascere relazioni nuove e ci dà la possibilità di fare di questa difficoltà un’opportunità per aiutare davvero.

E anche tu, insieme a noi, puoi dare una mano a tante famiglie in difficoltà in questo momento di emergenza, per restare davvero #viciniaibambini.

Diamo, insieme, un aiuto concreto ai bambini in difficoltà

#covid-19, #educazione italia

Da lunedì 4 maggio l’Italia è entrata nella “Fase 2” di gestione dell’emergenza Covid-19 e così anche la nostra Fondazione: con la distribuzione a 800 bambini della fascia 0-6 anni di 10.000 prodotti di prima necessità per l’infanzia.

 

Un kit per contrastare la povertà e accompagnare la ripresa

Anche nella “Fase 2” il nostro impegno per sostenere l’infanzia in difficoltà non si ferma e anzi ci siamo attivati per potenziare le nostre attività rivolte ai bambini di 0-6 anni, che vivono con le loro famiglie in contesti di degrado economico ed educativo, aggravatosi a causa dell’emergenza sanitaria e della sospensione di molte attività produttive.

Sono in tutto 800 i bambini a cui intendiamo consegnare 10.000 prodotti di prima necessità, nelle città di Napoli, Palermo, Catania e Milano. Si tratta di prodotti per l’igiene, come pannolini, salviettine e creme, e di prodotti alimentari specifici come latte, omogeneizzati, biscotti, pastina e farine.

 

La nostra raccolta fondi su Facebook: dona anche tu un kit!

Ancora una volta, anche tu puoi dare un aiuto concreto ai bambini in difficoltà: abbiamo infatti creato una raccolta fondi sulla nostra pagina Facebook e puoi essere proprio tu a scegliere il kit di prodotti di prima necessità da destinare ai bambini che ne hanno più bisogno.

Restiamo, tutti insieme, #viciniaibambini!

Bambini Patapum! Un luogo virtuale a sostegno di tutti i genitori catapultati in casa

#covid-19, #educazione italia, #infanzia

Il portale online bambinipatapum.it nasce come risposta alla chiusura di nidi e scuole d’infanzia a seguito del diffondersi del Covid-19 e vuole essere una risorsa per i genitori che si trovano a trascorrere le giornate in casa con bambini di età 0-6 anni.

 

Un impegno che parte da lontano, sul territorio

La nostra Fondazione sostiene i servizi per la prima infanzia in Italia da oltre 10 anni: da un lato, attraverso l’apertura o l’ampliamento di oltre 100 servizi su tutto il territorio nazionale, specialmente nelle periferie delle grandi città e nelle regioni del Mezzogiorno; dall’altro, attraverso il sostegno alle famiglie in situazione di fragilità economica e sociale, per permettere ai bambini più vulnerabili di essere accolti in nidi, spazi gioco e scuole per l’infanzia con rette agevolate o gratuite.

È a partire da questa esperienza che nel 2018 abbiamo dato vita al progetto “Servizi 0-6: Passaporto per il Futuro”: insieme a 12 partner e con il supporto dell’impresa sociale Con i Bambini, ci impegniamo a offrire opportunità educative di qualità a oltre 1.500 bambini di età 0-6 anni e al tempo stesso sostegno ai loro genitori.

 

Un impegno che si rinnova, online

Sono proprio i genitori a essere ora alle prese con un mutamento radicale della quotidianità: i nidi e le scuole dell’infanzia sono chiusi, a seguito dell’emergenza Covid-19, e loro si trovano, da soli e spesso in smartworking, a cercare di dare una valenza pedagogica alle giornate in casa con i figli.

È per loro che abbiamo creato bambinipatapum.it: un modo per raccogliere e proporre attività educative a distanza, pensate dagli educatori e dagli specialisti che lavorano nei servizi alla prima infanzia nostri partner. Un modo per continuare a creare, giocare, imparare, sostenere, condividere e stare insieme.