L’Amore di mamma Regina nel sorriso della piccola May

#donazioni in memoria, #educazione estero

“È bellissima questa bambina, che meraviglia, grazie, grazie!” Si percepisce un attimo di gioia inaspettata nella voce di Margherita, una voce flebile di chi da un po’ ha più sofferto che gioito. La vita ha messo a dura prova questa giovane donna che ha perso prematuramente l’amata mamma Regina. Una mamma dolcissima, come ama descriverla sempre lei.

May donazioni in memoriaL’Amore di questa mamma però ha germogliato bene nel cuore di Margherita e della sua famiglia perché anche nel momento più doloroso non si sono fatti sopraffare dalla tristezza, ma hanno voluto portare avanti i valori di Regina, dando continuità ai suoi desideri. Regina avrebbe voluto sostenere a distanza una bambina in un contesto difficile e così è stato fatto.

In ricordo della mamma la figlia Margherita, insieme a parenti e amici, ha attivato una raccolta fondi destinando l’intero ricavato all’attivazione di un sostegno regolare a favore di Mission Bambini. Così, poco dopo, hanno conosciuto la piccola May. L’emozione di vederla in foto è stata grande, pensando a come avrebbe reagito anche la mamma di fronte a quegli occhioni scuri scuri e a quello sguardo furbetto.

L’Amore di mamma Regina è arrivato fino in India, a Pondicherry, e continuerà a germogliare anno dopo anno anche nella piccola May, alla quale verranno garantite un’educazione di qualità, cure mediche e un’alimentazione equilibrata.

Fai un gesto speciale

Quando una persona cara viene a mancare, puoi decidere di tener vivo il suo ricordo continuando a farlo vivere nei sorrisi dei bambini.

Fare una donazione in memoria è semplice, non servono atti formali o l’assistenza di un notaio, ed è possibile scegliere quale progetto sostenere all’intero dei diversi ambiti di intervento, salute ed educazione.

Dona in memoria »

“Vicini ai bambini, sempre”: l’Incontro Nazionale dei Volontari

#eventi, #volontariato

Sabato 28 settembre 2024, presso la meravigliosa cornice di Villa Torretta a Sesto San Giovanni (MI), si è svolto l’Incontro Nazionale dei Volontari, appuntamento annuale in cui ci ritroviamo con il nostri volontari provenienti da tutta Italia.

Anche quest’anno ci hanno raggiunto circa un centinaio di persone; dai volontari più veterani che vivono questo giorno con grande emozione – perché sentono di tornare in famiglia – ai volontari più recenti, che sono mossi da una grande curiosità e voglia di mettersi in gioco per trovare una risposta alla domanda Cosa posso fare io?“. 

In primis vogliamo partire con il raccontare la giornata proprio attraverso le loro parole:

“Le distanze si accorciano in un attimo. Mi emoziona sentire tanti accenti e dialetti diversi.
Mi ricorda quanto siamo uniti per la stessa mission. E poi la sorpresa di vedere immagini e ascoltare esperienze, come a ricordare che la mission non ha mai fine”.

“Sesto San Giovanni è per un giorno l’ombelico del Mondo: incontro di persone e pensieri,
tutti con un traguardo unico e comune: I BAMBINI.”

“Il volontariato è per la società un modello di stile di vita, di umiltà e amore;
questo è quello che ho condiviso oggi con i meravigliosi giovani che ho incontrato.” 

Una giornata che è stata ricca di interventi e momenti di apprendimento: abbiamo spaziato da Casa Cuore di bimbi, al volontariato internazionale presso i progetti educativi che sosteniamo all’estero, fino al volontariato nelle scuole di Milano.

Tante anche le testimonianze e i racconti dei nostri volontari: dal il Dottor Marianeschi, che da anni dona il proprio tempo e la propria professionalità per salvare i bimbi cardiopatici; ad Alessandro, che ama il suo lavoro di infermiere e la possibilità di mettersi al servizio di chi ha più bisogno; a Roberto ed Eleonora, che hanno vissuto la quotidianità dei nostri centri educativi (Roberto in Thailandia, Eleonora in Uganda) scoprendo che in quei contesti si vive con poco e niente, eppure i bambini conoscono la gioia più sincera e autentica; a Mariarosa, che ci ha raccontato l’importanza dello studio come strumento che rende liberi i giovani, affiancata da importanti spunti di riflessione lanciati da Chiara Zani, coordinatrice pedagogica del progetto Spazio Mission Bambini.

Di questa giornata ci rimane la forza che ha la condivisione delle esperienze, delle idee e dei progetti, perché crediamo che questo possa ispirare e motivare a fare la propria parte e spargere semi di cambiamento che germoglieranno grazie al nostro impegno collettivo. Questo incontro non segna una fine, ma anzi un nuovo inizio: siamo pronti a moltiplicare il nostro impatto e a riscrivere, insieme, il futuro di tanti bambini. Grazie di cuore, care volontarie e cari volontari, per essere vicini ai bambini, sempre!

Alcune foto della giornata:

“AllenaMenti per il Futuro”, nuova edizione autunnale

#educazione italia, #progetto AllenaMenti

Torna da lunedì 28 ottobre AllenaMenti per il Futuro, in collaborazione con il servizio Informagiovani del Comune di Milano: il corso per ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano.

Il corso: scopri i tuoi talenti e trova la tua strada per la realizzazione personale

AllenaMenti per il Futuro è un corso gratuito promosso dalla nostra Fondazione e indirizzato a ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 17 e i 30 anni, che non studiano e non lavorano.

Se sei uno di loro partecipa al corso, e potremo accompagnarti a capire quali sono i tuoi talenti, le tue competenze e qual è il modo migliore per metterli in campo nella costruzione del tuo percorso di crescita.

Allenamenti per il Futuro è composto da un percorso formativo di gruppo suddiviso in 6 incontri, che alternano momenti in presenza e online. È inoltre previsto un percorso di supporto individuale – ad adesione volontaria – gestito da uno psicologo.

Gli incontri in presenza si svolgeranno presso la Sala Addestramento di Fondazione Mission Bambini in via Ronchi 17 – Milano.

Sfoglia la locandina del corso » 

I requisiti: che cosa ti serve per iscriverti

Per partecipare ad AllenaMenti per il Futuro non ti serve nulla, devi solo confermare di:

  •  avere un’età compresa tra i 17 e i 30 anni;
  •  avere la residenza a Milano o zone limitrofe;
  •  non essere inserito in un percorso di studio o lavorativo.

Vuoi iscriverti o ricevere maggiori informazioni?

L’edizione di Allenamenti per il Futuro di maggio/giugno 2024 sta per partire. Per ricevere maggiori informazioni puoi contattare:


Prima dell’iscrizione verrà fissato un colloquio conoscitivo con un referente dell’Informagiovani, per valutare insieme la motivazione e l’interesse dei potenziali partecipanti.

Scadenza iscrizioni: 13 ottobre 2024

Non tutti tornano a scuola

#educazione italia, #scuola

Rebecca racconta del malessere che prova durante le ore scolastiche e di cui non ha mai parlato con nessuno. Quando deve andare a scuola le viene la nausea e il mal di pancia. Ha paura di non essere compresa; è triste per i brutti voti, per la solitudine all’intervallo, per i giudizi degli altri… Un giorno, però, ha incontrato Marilena, la pedagogista dello spazio d’ascolto di Mission Bambini, ed è riuscita, finalmente, a tirare un sospiro di sollievo.

È la terza settimana di settembre e gli studenti e le studentesse sono di nuovo in classe. Qualche banco, però, è rimasto vuoto perché qualcuno, a scuola, ha deciso di non tornarci più.  

Di seguito il nostro articolo di approfondimento sul fenomeno della dispersione scolastica e l’intervento di Mission Bambini per provare a farne fronte.

La dispersione e l’abbandono scolastico

Nell’anno scolastico 2020/2021 e nel passaggio tra il 2020/2021 e il 2021/2022, quasi 80.000 studenti e studentesse hanno deciso di abbandonare gli studi. 7327 alunni e alunne hanno lasciato vuoto il loro banco nella scuola secondaria di I grado che stavano frequentando, 5064 hanno concluso le medie senza iniziare la scuola superiore, mentre 67.007 hanno deciso di abbandonare la scuola secondaria di II grado[1].

Con il termine dispersione scolastica si intende la mancata, incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell’istruzione e formazione da parte dei giovani in età scolare[2]. Questo fenomeno può manifestarsi in diversi livelli del percorso formativo e in diverse modalità come, ad esempio, tramite l’abbandono totale degli studi, l’uscita precoce dal sistema formativo obbligatorio, la frequenza irregolare o passiva e, di conseguenza, l’accumulo di lacune[3].

La dispersione scolastica è un problema sociale non sempre facile da analizzare. Un indicatore utile per comprendere il fenomeno, riconosciuto anche a livello internazionale, è rappresentato dalla quota di Early Leavers from Education and Training (ELET), ovvero di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 24 anni che sono fuori dal sistema di istruzione e formazione e che hanno conseguito al massimo un titolo di studio secondario inferiore, ovvero la licenza media[4]. Nel 2023, in Italia, il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente gli studi[5]. 1 studente/studentessa su 10 ha deciso di non tornare a scuola. Sono principalmente di genere maschile (13,1% dei ragazzi contro il 7,6% delle ragazze) e la maggioranza di loro vive nel Sud Italia, un’area caratterizzata da una percentuale di abbandono scolastico che ha raggiunto il 14,6% nel 2023[6].

Non esiste una sola e unica causa dietro a questo fenomeno. Il problema della dispersione scolastica è complesso e può essere spiegato e analizzato tramite molteplici fattori. Lo status d’origine, il genere e il background migratorio continuano ad influenzare il percorso scolastico di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, come la condizione socio-economica della famiglia e il livello d’istruzione dei genitori. Se i genitori hanno un livello di istruzione basso, la probabilità che i loro figli o figlie abbandonino la scuola prima del diploma è più elevata[7]. Secondo i dati ISTAT del 2023 quasi un quarto (23,9%) dei giovani 18-24enni con genitori aventi al massimo la licenza media, ha abbandonato gli studi prima del diploma, quota che scende al 5,0% se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e all’1,6% se laureato[8]. Anche le caratteristiche della scuola stessa –  come le strutture, i curricula, i materiali a disposizione, i servizi e le procedure di valutazione – influenzano l’esperienza scolastica e l’eventuale decisione di abbandonare gli studi. Non meno importanti sono il contesto sociale scolastico, i rapporti tra pari, le relazioni tra insegnanti e studenti e studentesse e l’atteggiamento della famiglia verso la scuola e verso il percorso educativo dei figli. Altri aspetti importanti sono la demotivazione nei confronti dello studio e del sistema scolastico, le reazioni personali nei confronti della scuola – come, ad esempio, disturbi d’ansia, stress, senso di inadeguatezza – la presenza di bisogni educativi speciali, la scarsa capacità di gestione del tempo e la mancanza di autostima.

La dispersione scolastica implicita o nascosta

La definizione di dispersione scolastica è piuttosto lineare e facilmente individuabile tramite l’uso di indicatori come la percentuale di ELET. Purtroppo, però, il fenomeno è più complesso e include anche il concetto di dispersione scolastica implicita o nascosta. Infatti, è necessario considerare non solo la quota di giovani che abbandona gli studi, ma anche un gruppo numeroso di ragazzi e ragazze che di fatto termina il percorso scolastico, ma non raggiunge i traguardi minimi previsti[9].

La dispersione scolastica implicita è un aspetto tanto importante quanto difficile da individuare e deve essere necessariamente analizzata e considerata insieme a quella esplicita. A partire dal 2019, Invalsi raccoglie dati sulla dispersione scolastica nascosta partendo dai test svolti negli anni conclusivi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Tramite i punteggi ottenuti dai ragazzi e dalle ragazze è possibile individuare il numero di studenti e studentesse che non posseggono le competenze di base previste per quell’anno di studi. Nel 2024, la percentuale di chi si trova in condizione di dispersione scolastica implicita è del 12,9% al termine della scuola secondaria di I grado e del 6,6% al termine della scuola secondaria di II grado.  Entrambi i valori sono i più bassi mai registrati a livello nazionale[10], ma anche in questo caso si evidenziano differenze molto ampie tra regioni, con Calabria, Sicilia e Sardegna che mostrano un tasso superiore al 20% al termine della scuola secondaria inferiore e con la Campania e ancora la Sardegna con un tasso superiore al 10% anche al termine della scuola secondaria di II grado[11].

Analizzare il fenomeno della dispersione scolastica implicita è significativo non solo per comprendere a pieno il problema, ma anche perché facilita l’individuazione del fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico prima ancora della decisione vera e propria di abbandonare definitivamente gli studi[12]. Il mancato raggiungimento dei livelli di preparazione minima è infatti una delle cause più evidenti della dispersione scolastica. Di conseguenza, individuare gli elementi che contribuiscono alla dispersione scolastica già a partire dal ciclo primario è di fondamentale importanza.

Conseguenze e possibili soluzioni

Pur essendo in calo, la dispersione scolastica è un fenomeno preoccupante. I ragazzi e le ragazze che abbandonano gli studi hanno più difficoltà nel mondo del lavoro e un rischio più elevato di povertà ed esclusione sociale[13]. Nel 2020, il 37% dei NEET – Not in Education, Employment or Training – ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non sono inseriti in un percorso di istruzione o formazione, aveva conseguito al massimo una licenza di scuola primaria o secondaria di I grado, o addirittura non possedeva un titolo di studio, a dimostrazione che esiste una correlazione tra l’abbandonare la scuola prematuramente e la condizione di inoperatività lavorativa[14].

Le conseguenze sono significative anche per studenti e studentesse che hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado, ma che non hanno raggiunto i livelli di competenze minime previste e che quindi sono soggetti al fenomeno della dispersione implicita. Pur avendo di fatto conseguito il diploma, questi ragazzi e ragazze avranno molte difficoltà in quanto posseggono competenze di base limitate. Inoltre, la dispersione nascosta è spesso difficile da individuare e, di conseguenza, questi ragazzi e ragazze raramente riceveranno il supporto di cui avrebbero bisogno[15].

Data la complessità del fenomeno della dispersione scolastica, anche trovare una risposta al problema è arduo. Non sono solo i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze ad essere coinvolti e coinvolte, ma tutta la comunità in cui studenti e studentesse vivono e imparano. La dispersione scolastica coinvolge infatti anche le istituzioni educative e i servizi pubblici; di conseguenza, le risposte al problema devono essere molteplici e multidimensionali e devono tener conto della numerosità delle cause del fenomeno stesso[16]. Ciò che si evince dallo studio del fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico è la necessità di lavorare alla risoluzione del problema in un’ottica di prevenzione. È sicuramente necessario, quindi, sostenere i ragazzi e le ragazze che hanno abbandonato prematuramente gli studi, ma è anche di fondamentale importanza occuparsi dei bambini e delle bambine sin dalla scuola primaria, così da evitare che, un giorno, decidano di non tornare più tra i banchi di scuola.

Il lavoro di Mission Bambini

Proprio in quest’ottica, Mission Bambini collabora con scuole primarie e secondarie di I grado con uno sguardo di prevenzione, intervenendo sulle cause della dispersione scolastica al fine di contenere il rischio che si manifesti. Nel dettaglio, tramite il progetto Spazio Mission Bambini la Fondazione si focalizza su alcuni fattori come l’atteggiamento della famiglia verso l’istruzione dei figli, la relazione con i docenti e l’influenza del gruppo di pari, la demotivazione nei confronti dello studio e le problematiche legate allo stress, all’ansia e al senso di inadeguatezza. Lo fa tramite equipe multiprofessionali, composte da pedagogisti, educatori, psicologi e coach, e attraverso:

  •  laboratori multidisciplinari (espressività artistico-corporea, teatro, robotica educativa), utili a sviluppare empatia, fantasia, creatività e collaborazione in modo divertente, oltre che sperimentare nuove strategie di risoluzione dei problemi e gestione delle emozioni in situazioni diverse.
  •  laboratori di accompagnamento allo studio, volti a rafforzare le competenze di base relative a diverse discipline scolastiche per colmare gap formativi e strutturare un metodo di studio sistematico ed efficace, stimolando l’autonomia dei minori coinvolti e migliorando allo stesso tempo il loro senso di autoefficacia;
  •  laboratori motivazionali di gruppo e individuali, finalizzati a mettere gli studenti nelle condizioni di esprimere i propri stati d’animo, promuovere la motivazione allo studio e valorizzare i punti di forza di ciascuno, rafforzandone l’autostima e l’autoconsapevolezza;
  •  percorsi di orientamento, volti a offrire agli alunni la possibilità di esplicitare le idee, le attese e le paure che nutrono, identificando strumenti utili ad affrontare il delicato momento della scelta della scuola secondaria di II grado;
  •  formazione e supervisione dei docenti, mirate alla condivisione di dispositivi educativi per la gestione di situazioni faticose o criticità emergenti;
  •  affiancamento delle famiglie, volto ad un confronto aperto sui bisogni dei minori e al trasferimento di strategie e strumenti utili a rappresentare un supporto concreto e tangibile per i propri figli.

L’idea alla base del nostro intervento è quella di mettere i minori coinvolti nelle condizioni di affrontare efficacemente le diverse situazioni che gli si porranno di fronte nella quotidianità della vita scolastica, e non solo, andando a migliorare l’autoconsapevolezza, l’autoregolazione, costruendo relazioni sociali sane e di supporto, aiutandoli così a capire quali siano le risorse migliori a cui attingere per rispondere a situazioni complesse. Lavoriamo in un’ottica sistemica, coinvolgendo al contempo anche gli attori adulti del percorso educativo dei minori, al fine di creare una salda rete di supporto ed un progetto educativo tutt’intorno a bambini e bambine, ragazzi e ragazze.


[1] : Ministero dell’Istruzione e del Merito, La dispersione scolastica, aa.ss. 2020-2021 – 2021/2022

[2-13-16] Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale

[3] Genzone, A., La dispersione scolastica in Italia è un problema molto serio

[4] Gruppo CRC, 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia

[5-6] Istat

[7-8] Istat, Livelli di istruzione e ritorni occupazionali, anno 2023

[9-12-15] Invalsi Open, L’Editoriale, La dispersione scolastica implicita

[10-11] Rapporto Prove INVALSI 2024

[14] Look4Ward – Osservatorio per il lavoro di domani (2023), A look at NEET. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento

Il lascito di Angela per i bambini: un ponte tra passato e futuro

#lascito solidale

Angela è stata una delle prime persone a credere nella nostra missione. Nei primi anni di attività della Fondazione, quando stavamo ancora muovendo i primi passi nel mondo della solidarietà, Angela ci ha conosciuti e ha deciso di sostenerci. Con il suo cuore sensibile e la sua empatia per i più piccoli, è diventata una donatrice costante, rispondendo con generosità ai nostri appelli, spesso recandosi di persona in Posta per effettuare il suo versamento, come amano fare molti dei nostri sostenitori.

Per diversi anni, Angela è stata al nostro fianco, sostenendo i bambini in difficoltà. Ad un certo punto, però, ha sentito che poteva fare ancora di più. Ha guardato oltre il presente, pensando a come garantire un futuro migliore ai bambini che tanto desiderava aiutare. Con un gesto di grande lungimiranza, Angela ha deciso di includere Mission Bambini nel suo testamento, destinandoci una parte dei suoi beni.

Il suo lascito è un ponte tra passato e futuro, un legame che unisce il suo impegno di ieri alle speranze dei bambini di domani. Oggi, a distanza di molti anni, la sua generosità si è concretizzata. Abbiamo ricevuto i fondi che Angela aveva voluto riservarci e, con un sorriso, la ricordiamo con infinita gratitudine. Questo contributo arriva in un momento storico particolarmente complesso, ben diverso da quello in cui Angela prese la sua importante decisione. Siamo certi che sarebbe felice di sapere quanto il suo dono stia facendo la differenza oggi, per tanti bambini.

Grazie a lei, possiamo dare continuità a progetti salvavita come Cuore di bimbi, e garantire l’accesso a un’educazione di qualità a tanti piccoli studenti in tutto il mondo. Il gesto di Angela non solo ha lasciato un’impronta nel presente, ma ha permesso anche a molti bambini di sperare in un domani migliore. A lei va il nostro più profondo ringraziamento, perché la sua generosità continua a vivere e a fare la differenza, oggi più che mai.

Anche tu, con un lascito testamentario a Mission Bambini, puoi garantire ai bimbi che sosteniamo un domani migliore; puoi renderli felici e sani, lasciando nella loro storia la tua impronta.

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Perché introdurre l’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole

#educazione italia, #scuola

Il Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, di cui Mission Bambini fa parte, raccomanda al Ministero dell’Istruzione e del Merito e al Ministero della Salute di adottare le “Linee di indirizzo nazionali per l’educazione all’affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva nelle scuole”, ultimate ma non ancora rese pubbliche.

Il Gruppo sostiene ormai da tempo il bisogno di introdurre, in modo trasversale e strutturato, l’educazione all’affettività e alla sessualità nei curricula scolastici fin dalla scuola dell’infanzia e ha sollecitato un intervento per approvare una legge che preveda questo inserimento.

Ma perché è necessario? E come farlo?

Il contesto

Il 94% degli adolescenti ritiene che la scuola dovrebbe formare anche nell’ambito della sessualità e dell’affettività. Questo è uno dei risultati dell’indagine condotta nell’ambito del progetto “Studio Nazionale Fertilità”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità[1]. I giovani, quindi, sono chiaramente interessati a dei percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità, e vedono nella scuola il luogo giusto per farlo.

Solo 10 paesi europei su 25 prevedono percorsi di educazione affettiva sessuale curricolari, tra cui la Svezia, esempio di best practice, dove sono obbligatori in tutte le scuole dal 1955[2]. Tuttavia, ci sono delle differenze sostanziali tra i diversi stati nell’erogazione, nell’accessibilità e nell’organizzazione di questi percorsi. In alcuni casi si tratta di una materia a sé stante, ma nella maggior parte, invece, viene integrata nei programmi di altre materie, come biologia o educazione civica, e dipende largamente dalla formazione dell’insegnante e dai contenuti dell’insegnamento[3].

E in Italia? Il tema, sempre più presente nel dibattito pubblico, è stato parte di più proposte parlamentari che, invano, hanno cercato di regolamentarne l’introduzione nei percorsi scolastici[4]. Di conseguenza, l’educazione sessuale e affettiva, nonostante la buona volontà di alcuni presidi ed insegnanti, viene attivata in modo disomogeneo e poco strutturato, e in moltissime scuole italiane il tema è spesso ancora un tabù[5] o viene comunque affrontato focalizzandosi solo ed esclusivamente sugli aspetti scientifici e biologici.

Introdurre la Comprehensive Sexuality Education

Il Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, semplificato in Gruppo CRC, di cui Mission Bambini fa parte, ha pubblicato un documento dal titolo “Educazione all’affettività e alla sessualità: perché è importante introdurre la Comprehensive Sexuality Education nelle scuole italiane”[6]. Il concetto di Comprehensive Sexuality Education (CSE), presentato dalle Linee guida UNESCO[7], si riferisce a un percorso di educazione affettiva sessuale che non si limita solo alla conoscenza dell’apparato riproduttivo o delle malattie sessualmente trasmissibili, ma include, tramite un approccio olistico, l’educazione alle emozioni, alle relazioni, al rispetto e al consenso[8]. La dimensione affettiva e emozionale è infatti inevitabilmente presente a scuola e la costruzione di relazioni fa parte a tutti gli effetti del percorso scolastico. È necessario quindi, considerando che la consapevolezza emotiva e la capacità di riconoscere i sentimenti determinano una maggiore riuscita in tutti i campi, riconoscere l’importanza dello sviluppo dell’intelligenza emotiva e dell’educazione all’affettività sino dalla nascita e, tramite strumenti di educazione emotiva adeguati all’età, è fondamentale introdurre bambini e bambine al tema molto precocemente[9].

L’insegnamento degli aspetti cognitivi, emotivi, sociali e fisici della affettività e della sessualità in un luogo come la scuola dove è più possibile raggiungere, in modo formale, bambini, bambine e giovani, può avere un impatto positivo sulla loro salute[10]. La Comprehensive Sexuality Education è fortemente rilevante nel processo di costruzione delle identità di studenti e studentesse e nella creazione e sviluppo di relazioni, che sono parte inevitabile del percorso formativo scolastico sin dall’inizio, poiché la scuola è un contesto dove le dimensioni cognitiva ed affettivo-emotiva sono indubbiamente correlate[11] e si co-determinano. Sin dalla nascita, prima ancora che i bambini e le bambine inizino il percorso scolastico, è importante che i genitori, parte integrante del percorso educativo all’affettività e alla sessualità insieme alla scuola, siano consapevoli, grazie ad un’informazione adeguata, del loro ruolo nel far conoscere gli aspetti relazionali e biologici ai propri figli e figlie. Dai tre ai sei anni, invece, i temi possono essere già trattati nelle scuole dell’infanzia, contesti dove è possibile creare relazioni sane e collaborative e dove i bambini e le bambine imparano l’empatia e l’ascolto di sé e degli altri[12]. Educare all’affettività nella scuola primaria e secondaria significa aiutare i bambini e le bambine al riconoscimento e alla legittimazione delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, al consolidamento del concetto del rispetto, e a creare relazioni e ambienti rispettosi e solidali, dove le persone possano essere ascoltate e valorizzate[13]. Come specificato dal documento del Gruppo CRC, al centro della CSE c’è la trasmissione di una visione positiva della sessualità, connessa ai concetti di piacere, consenso, rispetto, condivisione di sentimenti ed emozioni, tramite un percorso che aiuti a rafforzare l’autodeterminazione e l’autonomia della persona.

L’introduzione dell’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole ha anche lo scopo di contrastare informazioni inadeguate, o del tutto scorrette, a cui ragazzi e ragazze hanno sempre più facilmente accesso. L’introduzione al tema viene infatti di frequente gestita da fonti di informazione informali, come per esempio i genitori, che hanno un ruolo fondamentale e indiscutibile nell’avvicinare i bambini e le bambine all’argomento, ma che a volte peccano delle conoscenze necessarie, e viene sempre più veicolata tramite i social media, che offrono informazioni spesso distorte, non realistiche e degradanti, soprattutto per le donne, riproducendo stereotipi e pregiudizi[14]. Di conseguenza, un percorso di formazione pluriennale e strutturato sugli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali dell’affettività e della sessualità può quindi avere anche un effetto positivo su questioni sociali più ampie, come la parità di genere, i diritti umani e il benessere delle nuove generazioni[15].

In conclusione

Il Gruppo CRC e Mission Bambini sostengono quindi il bisogno di introdurre percorsi curricolari di questo tipo tramite un approccio trasversale e adatto ad ogni età. Viene ritenuta fondamentale l’introduzione dell’educazione all’affettività e alla sessualità a partire dalla scuola dell’infanzia, garantendola per tutta la durata dei percorsi scolastici in modo strutturato e accessibile anche agli studenti con disabilità[16]. I valori e i concetti della CSE sostenuti dal Gruppo CRC e da Mission Bambini sono quindi anche collegati a una visione della scuola come un luogo che non si fermi alle capacità cognitive, ma che possa accompagnare studenti e studentesse nei loro cambiamenti fisici ed emotivi, dando la possibilità di fare domande e ricevere risposte adeguate, facilitando inoltre l’identificazione e la prevenzione di situazioni di abuso e maltrattamento.  La scuola viene quindi immaginata come un contesto dove la libera espressione dei sentimenti e delle emozioni è incentivata e i bambini e le bambine sono supportati nella loro interezza durante tutto il percorso di crescita.


[1] https://www.epicentro.iss.it/materno/studio-nazionale-fertilita-fasce-popolazione

[2-3-14] OMS, Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA, Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, https://www.bzgawhocc.de/fileadmin/user_upload/Dokumente/BZgA_Standards_Italian.pdf

[4-5-6-8-9-10-11-12-13-15-16] Gruppo CRC, Educazione all’affettività e alla sessualità: perché è importante introdurre la Comprehensive Sexuality Education nelle scuole italiane, https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2024/05/Educazione-allaffettivita-e-alla-sessualita-Gruppo-CRC_27.05.2024.pdf

[7] UNESCO, International Technical Guidance on Sexuality education: An Evidence-Informed Approach. 2nd Revised Edition, Paris 2018, https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000260770

Lascito solidale: una “faccenda” che riguarda tutti

#lascito solidale, #salute

Il Comitato Testamento Solidale, che riunisce 27 tra le principali realtà del Terzo Settore – tra cui Mission Bambini – ha promosso un’indagine in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato per raccontare il fenomeno del lascito solidale dal punto di vista dei notai. Emerge un quadro che conferma un trend costante o in aumento. Una “faccenda” che riguarda tutti, non solo le persone più abbienti: solo il 10% dei notai intervistati dichiara un valore del lascito medio superiore ai 100 mila euro.

La tua eredità nel sorriso dei bambini

Fare un lascito testamentario a Mission Bambini significa lasciare ai bambini che sosteniamo un’eredità fatta di sorrisi, salute e nuove opportunità per il loro futuro.

Alessandro, nostro sostenitore e volontario da 15 anni, racconta: “Ho scelto di fare un lascito solidale a Mission Bambini perché desidero lasciare qualcosa di me in un ambito che per me è molto importante. Penso sia un gesto prezioso anche per le persone che mi sono care. Un modo per tenere legato il ricordo che avranno di me ad un aspetto della mia vita a cui tengo molto: il volontariato e la solidarietà”.

Scopri come fare un lascito e le opportunità che puoi dare a un bambino »

Il lascito solidale dal punto di vista dei notai

È un trend costante quello di inserire un lascito solidale nelle ultime volontà: nonostante le grandi crisi che la nostra epoca sta attraversando, gli italiani non sembrano essersi scoraggiati dallo scegliere la strada della generosità post mortem. Lo certifica la ricerca promossa dal Comitato Testamento Solidale in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato su un campione di oltre 500 notai, con l’obiettivo di indagare quale sia il percepito dei custodi per eccellenza delle ultime volontà rispetto al trend dei lasciti solidali in Italia.

Dal 2016 ad oggi la predisposizione degli italiani verso un lascito solidale non ha subìto alterazioni e il numero di italiani propensi è rimasto sostanzialmente invariato secondo quanto afferma il 73,8% dei notai, mentre la tendenza è in aumento per il 19,5% del campione che dichiara di aver notato una crescita costante negli anni (11,3%) o dopo la pandemia (8,2%). Quanto alla somma destinata, i dati che emergono dalla survey confermano come un lascito solidale non sia appannaggio esclusivo di persone particolarmente abbienti: sebbene per il 45% dei notai intervistati chi predispone un lascito solidale sia detentore di un patrimonio piuttosto consistente, per la maggioranza – il 46,1% del campione – coloro che decidono di lasciare parte della propria eredità ad una causa benefica dispongono di un patrimonio nella media, frutto di una normale vita lavorativa. A riprova che non si tratta di una «faccenda» solo per milionari, il fatto che il valore del lascito medio spesso si aggiri attorno a cifre inferiori ai 20 mila euro (per il 31,8% degli intervistati). 

L’età di chi pensa e si informa sul lascito solidale resta alta e lo confermano anche i notai: per l’87,6% a chiedere informazioni sul tema sono per lo più gli over 60. Ma su questo fronte sembrerebbe delinearsi un primo cambiamento: per il 12,3% degli intervistati comincia a crescere l’interesse fra le persone sotto i 60 anni o ancora più giovani. 

Rispetto alla tipologia di beni donati, per la maggioranza assoluta del campione – il 74% dei notai intervistati – si tratta di somme di denaro, seguite dai beni immobili, oggetto prevalente dei lasciti testamentari per il 24,7% degli intervistati.

Questi e altri dati sono racchiusi nel documento stilato da Comitato Testamento Solidale:

Puoi leggerlo qui »

Thailandia: volontari in missione

#educazione estero, #volontariato

A giugno, i volontari Dino e Roberto sono partiti in missione per la Thailandia, in particolare sul nostro progetto Children of the Forest a Sangkhlaburi.

Sono stati giorni ricchi di emozioni per i nostri volontari, che hanno portato sorrisi e svolto tante attività con i bimbi: dal giardinaggio ai giochi di società, dalla preparazione della cena fino alla realizzazione di marmellate di frutta. Dino e Roberto hanno anche dato lezioni di inglese, partecipato a feste di compleanno e raccolto foto e disegni da condividere con i nostri donatori. Grazie a loro, ogni giorno è stato speciale e ha reso i bambini ancora più felici.

Tra i tanti bimbi che alloggiano a Children of the Forest, oggi vi raccontiamo – tramite le parole di Roberto – la giornata di Gasawa.

Una giornata con Gasawa

Gasawa è una bambina di 10 anni. Frequenta da poco la scuola del nostro partner «Children of the Forest» a Sangkhlaburi, una zona di confine meta di famiglie rifugiate provenienti dal Myanmar.

È arrivata in Thailandia nel 2022; lei e la sorella maggiore di 21 anni vivono con gli zii, che hanno tre bambini piccoli. Abitano a Sampanrai, un villaggio distante circa un’ora a piedi da Sangkhlaburi. Il padre e la madre di Gasawa lavorano e vivono a Kanchanaburi, una città a circa 2 ore e mezzo di auto e, proprio a causa della distanza, Gasawa li vede saltuariamente.

La sua giornata comincia molto presto. Si alza alle 5:30 del mattino, alle 6 esce di casa e dopo un’ora di cammino nella foresta arriva sulla strada statale dove passa a prenderla il pullmino della scuola. Alle 7:45 arriva in classe.

Al mattino le lezioni si svolgono dalle 8 alle 11:30, al termine delle quali ogni alunno si reca alla mensa per pranzare.

Dopo una pausa, le lezioni proseguono quindi fino alle 15:30. Alle 16 i pullmini riaccompagnano i bambini verso i loro alloggi; Gasawa viene lasciata dove inizia il sentiero che la porterà a casa, dove arriva alle 17 dopo circa un’altra ora di cammino. 

Lì trova i cuginetti ad aspettarla; appena arriva si toglie la divisa della scuola e si occupa di loro. Di solito aiuta anche in cucina e va a prendere l’acqua al fiume lì vicino.

Gasawa è una ragazzina molto volenterosa e le piace frequentare la scuola di Children of the Forest. Quando le è stato chiesto cosa volesse fare da grande, ha risposto: «La principessa!»

Roberto, Dino e tutti noi di Mission Bambini ci auguriamo che continui a studiare e che riesca a realizzare tutti i suoi sogni.


Anche tu puoi partire in missione con noi, o svolgere tante altre attività di volontariato con i bambini:

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Verso una scuola dove si sta bene

#educazione italia, #scuola, #spazio mission bambini

Vive con il papà e i nonni paterni in un quartiere della periferia di Milano. La mamma se ne è andata quando era molto piccolo. Linda, l’operatrice di Mission Bambini, ha notato che è sempre un po’ nervoso tutte le volte che arriva il momento dei compiti. Gli chiede che cosa ne pensa e lui risponde che crede di non saper fare nulla e che poi lei lo andrà a dire al papà, che lo metterà in punizione. Lei lo guarda e sorride. Gli dice che l’importante è provarci e che crede in lui.

Questa è la storia di Mirko, un bambino che come tanti a volte vive qualche difficoltà a scuola.

Questa, però, è anche la storia di Linda, un’operatrice che grazie allo Spazio Mission Bambini, un progetto della Fondazione, sostiene ogni giorno gli studenti e le studentesse con meno opportunità.

È già un mese che la scuola è ufficialmente finita in tutta Italia e i bambini e le bambine si sono ormai abituati a questa pausa estiva. Ora, però, è giunto il momento di fare un bilancio sull’anno scolastico appena concluso.

Andare a scuola in Italia

A scuola si va per imparare. E fin qui, non c’è dubbio. Ma per imparare cosa?

Sin da quando si è piccoli, la maggior parte della giornata la si passa tra i banchi di scuola, dove si impara a scrivere, a leggere, a contare. La scuola, però, non è soltanto un luogo formativo nel senso stretto del termine, ma è anche uno spazio di sviluppo sociale ed emotivo per tutti i bambini e le bambine che la vivono ogni giorno[1]. L’obiettivo della scuola, infatti, non è solo quello di trasferire conoscenze, ma anche di fornire agli studenti e alle studentesse gli strumenti essenziali alla propria crescita e di offrire un luogo dove bambini e bambine possano avere la possibilità di sviluppare le loro competenze cognitive, emotive e relazionali[2]. Imparare a confrontarsi con gli altri, sperimentare, conoscersi e capire il proprio valore mentre si cresce sono parte integrante del percorso formativo della scuola, che è un importante contesto dove promuovere il benessere psico-fisico degli studenti.

Tuttavia, il sistema scolastico italiano presenta da tempo numerose criticità che spesso non vengono affrontate correttamente.

L’inadeguatezza delle strutture scolastiche italiane è diventata recentemente parte del dibattito pubblico, con oltre la metà delle scuole priva delle certificazioni di agibilità statica e di prevenzione incendi. Solo nel periodo tra settembre 2022 e agosto 2023 sono stati 61 i casi di crollo registrati negli istituti italiani[3]. Il 47% degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1976 e solo una scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria[4].

Non è da meno il problema legato al precariato e all’elevata mobilità del corpo docente. Nell’anno scolastico 2022/2023, erano 234.576 i docenti con contratto a tempo determinato e a termine fino al 30 giugno, quasi 1 insegnante su 4[5]. Soprattutto in contesti di periferia, ma in generale in tutto il territorio italiano e nelle scuole di ogni ordine e grado, è comune, infatti, non rincontrare alcuni dei propri insegnanti l’anno successivo o, addirittura, vedere passare mesi prima che un docente riceva ufficialmente l’incarico.

Ma non sono solo problemi pratici. La scuola italiana, nonostante la presenza di molti docenti all’avanguardia, è ancora fortemente basata su un modello trasmissivo del sapere e su lezioni prettamente frontali.

In classi molto numerose, in strutture precarie e senza docenti è difficile portare avanti sia il mandato formativo che quello educativo della scuola. Il lavoro di insegnanti e dirigenti competenti e appassionati aiuta fortemente e fortunatamente a sopperire alle mancanze di un sistema a cui da tempo non vengono affidati fondi adeguati.

Non è uguale per tutti

Un altro fattore che incide e condiziona il percorso formativo e scolastico di studenti e studentesse e che spesso non è conosciuto dall’immaginario pubblico è il contesto di provenienza di bambini e bambine. Quando si parla di istruzione, viene spesso dato per scontato che a tutti e a tutte vengano date le stesse opportunità. In realtà, le condizioni di partenza hanno un peso enorme sui livelli di apprendimento di bambini e bambine: chi ha un background familiare più favorevole riesce ad avere risultati migliori[6]. Tramite i dati INVALSI, è possibile rilevare questa preoccupante relazione. Quando i voti dei ragazzi e delle ragazze al terzo anno di scuola secondaria di I grado, per esempio, vengono analizzati con l’indicatore statistico ESCS (Economic, Social and Cultural Status), che definisce lo status sociale, economico e culturale delle famiglie degli studenti che partecipano alle Prove INVALSI, si nota chiaramente che la percentuale di voti alti aumenta al crescere dell’ESCS[7].

Nel 2023 i minori in povertà assoluta erano 1,3 milioni – 1 su 7[8] – il valore più alto della serie storica dal 2014[9]. I bambini e le bambine in situazioni di povertà e in contesti difficili vivono spesso in condizioni non adatte allo studio e in abitazioni sovraffollate, faticano ad acquistare materiale scolastico e tecnologico e difficilmente partecipano ad attività sportive, ricreative o culturali[10]. Quindi, questi bambini e bambine non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei che vivono in situazioni migliori e hanno una visione limitata delle loro possibilità. La povertà educativa, infatti, coincide con “la privazione da parte di bambini, bambine e adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”[11] ed è strettamente correlata alla povertà materiale.

-benessere scolastico

Una scuola dove si sta bene

Gli anni che si passano a scuola sono un periodo in cui i bambini e le bambine crescono e cambiano molto velocemente. Nel caso in cui l’esperienza scolastica sia negativa, potrebbero addirittura emergere sintomi di ansia o depressione[12]. Viene largamente riconosciuto, infatti, che le scuole sono un ambiente determinante nel promuovere la salute, il benessere psico-fisico e la crescita di bambini e bambine, e migliorare in questi campi significa anche maggior impegno e migliori risultati da parte di studenti e studentesse.[13]

Promuovere il benessere e la capacità di mettersi in relazione positiva con gli altri sono alcune delle capacità su cui la scuola deve porre attenzione, soprattutto alla luce dei rapidi cambiamenti sociali, economici e tecnologici che espongono bambini, bambine, ragazzi e ragazze a sfide e pressioni sempre più grandi e difficili da gestire in un’età in cui molte competenze sono ancora in fase di sviluppo. Nonostante la scuola sia uno dei contesti che di fatto più contribuisce a generare frustrazione, malessere e stress, è anche l’ambiente in cui è più possibile individuare e prevenire certi disagi[14].

L’interpretazione del concetto di benessere scolastico sta cambiando nel tempo. In passato ci si focalizzava principalmente sugli aspetti problematici e sui rischi, mentre la ricerca ora si concentra sugli aspetti positivi, dando molta più importanza agli studenti e alle studentesse[15]. Il benessere scolastico è una parte essenziale del benessere complessivo di bambini e bambine. Se a scuola si sta bene, la vita di ogni bambino e bambina viene positivamente influenzata. L’esperienza di una scuola dove ci si può conoscere e far conoscere, dove si è riconosciuti e dove la dimensione affettiva e relazionale è presente e incentivata è fondamentale nel percorso di ogni studente e studentessa. Una scuola dove si sta bene, dove andare è un piacere, dove si viene ascoltati e dove si può sperimentare è un luogo di crescita e non un luogo di passaggio[16]. Creare queste condizioni è necessario per avere un forte impatto positivo sulla vita dei bambini e delle bambine che, ogni giorno, si siedono tra i banchi di scuola.

-benessere scolastico

Il lavoro di Mission Bambini a scuola

La Fondazione Mission Bambini lavora nelle scuole dal 2016, concentrando il proprio intervento nelle periferie delle principali città italiane, aree in cui sistematicamente si riversano le principali sfide sociali e dove le disuguaglianze sono più marcate. Avviato in fase di sperimentazione nel 2020 e poi rimodulato in chiave multidisciplinare a partire dal 2023, il progetto di riferimento si chiama Spazio Mission Bambini e viene realizzato nelle periferie di Milano e Roma. L’obiettivo generale di Spazio Mission Bambini è proprio quello di promuovere il benessere della comunità scolastica e la crescita dei bambini e delle bambine, contrastando il fenomeno della povertà educativa. Un’equipe multiprofessionale, composta da pedagogisti, educatori, psicologi e coach, lavora in stretta collaborazione con i docenti per creare un ambiente scolastico sereno e accogliente, un luogo di apprendimento, ma anche di confronto, socializzazione e crescita dove gli studenti e le studentesse si sentano sicuri e lo sviluppo emotivo e sociale sia valorizzato insieme alla dimensione cognitiva dell’apprendimento.

L’obiettivo è promuovere il benessere dell’intera comunità scolastica attraverso un lavoro su più livelli:

  •  Laboratori multidisciplinari (arte, sport, teatro e robotica educativa)
  •  Laboratori motivazionali
  •  Attività di accompagnamento allo studio
  •  Attività di orientamento per genitori e alunni coinvolti nel processo di scelta formativa.

La scuola non è uguale per tutti e non sempre a scuola si sta bene, ma sicuramente l’ambiente scolastico è un contesto dove professionisti e professioniste possono individuare le difficoltà che bambini e bambine hanno in un periodo molto delicato della loro crescita. Il progetto Spazio Mission Bambini possiede uno sguardo preventivo e trasformativo: l’obiettivo è creare un ambiente sicuro, sano e rispettoso dove le difficoltà possano essere affrontate insieme e superate prima che diventino qualcosa di più grande.

Fonti:

[1] Indire, “Benessere a scuola” è il nuovo tema annuale eTwinning per il 2024

[2] Vita e Pensiero, Il benessere scolastico

[3] Cittadinanzattiva, XXI Rapporto Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola, Focus Atenei.

[4] Report ISTAT, L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità | A.S. 2021-2022, dicembre 2022, citato in Cittadinanzattiva, XXI Rapporto Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola, Focus Atenei.

[5] Portale Unico dei Dati della Scuola, Personale Docente a tempo determinato, 2022/2023; Tutto scuola, Precari della scuola: nella statale sono quasi 235mila. E il numero è destinato a salire.

[6] Invalsi Open, Cosa ci dice il contesto di provenienza sul percorso scolastico degli alunni?

[7] Invalsi Open, Cosa ci dice il contesto di provenienza sul percorso scolastico degli alunni?

[8] Save the Children, Povertà e aspirazioni: cosa vuol dire crescere in periferia?

[9] Istat, Resta stabile la povertà assoluta, la spesa media cresce ma meno dell’inflazione.

[10] Save the Children, Povertà e aspirazioni: cosa vuol dire crescere in periferia?

[11] Save the Children, Povertà e aspirazioni: cosa vuol dire crescere in periferia?

[12] How school systems can improve health and well-being. Topic brief: mental health. World Health Organization, the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, and Unicef.

[13]  Making every school a health-promoting school: global standards and indicators for health-promoting schools and systems. Geneva: World Health Organization and the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization; 2021.

[14] Unicef, Oltre l’ipercompetizione e l’omologazione.

[15] Evento “Il benessere scolastico: dimensioni e implicazioni”. L’evento vede la partecipazione della prof.ssa Emanuela Confalonieri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

[16] Evento “Il benessere scolastico: dimensioni e implicazioni”. L’evento vede la partecipazione della prof.ssa Emanuela Confalonieri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

PayPal Give at checkout, per rendere felici e sani i bambini

#aziende

Dall’11 al 20 settembre PayPal dedica a Mission Bambini la possibilità di donare 1€ mentre si fa shopping online attraverso il programma Give at Checkout. Perché fare acquisti fa (del) bene!

Di cosa si tratta 

Durante un acquisto online, scegliendo PayPal come metodo di pagamento, è possibile con Give at Checkout fare una donazione di 1€ al proprio ente benefico del cuore al momento del check-out.

Una piccola donazione che può aiutarci a rendere felici e sani tanti bambini e bambine attraverso i nostri progetti in Italia e nel mondo.

E c’è di più: PayPal copre le spese di transazione per le donazioni di Give at Checkout, quindi il 100% dell’importo donato viene accreditato direttamente sul conto Paypal dell’organizzazione beneficiaria della donazione.

Come funziona Give at Checkout?

Al momento del pagamento di un acquisto online dovrai scegliere PayPal per concludere la transazione; a questo punto ti verrà mostrata la tua carta di credito o conto corrente associato a PayPal e subito sotto una casella da spuntare con il logo di Mission Bambini.

Selezionando la casella accetti di donare 1 euro – che verrà aggiunto alla spesa – per i progetti di Mission Bambini.

Inoltre, è possibile anche selezionare Mission Bambini come “ente benefico preferito”: ogni volta che effettuerai un acquisto, anche al di fuori della finestra temporale dall’11 al 20 settembre, potrai scegliere di fare una donazione a Mission Bambini.

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