Mission Bambini: una storia fatta di persone, scelte e sorrisi

#regali solidali

Ci sono incontri che non fanno rumore, ma cambiano tutto.

Per Fabio Battagion, Mission Bambini è una di quelle realtà che “appena conosci, non lasci più”. Lo racconta parlando di sorrisi: quelli dei volontari, dello staff, e soprattutto dei bambini che ogni giorno ricevono cure, ascolto, attenzioni. È un sorriso che resta addosso e che rende naturale, quasi inevitabile, scegliere di fare qualcosa in più. Anche un gesto semplice, come acquistare un regalo solidale, diventa un modo concreto per aiutare un bambino a curarsi, a studiare, a sperare.

Anche Silvia Di Anselmo ricorda bene il momento in cui ha incontrato Mission Bambini. Due anni fa, grazie a un’amica, ha vissuto un’esperienza di volontariato internazionale che l’ha segnata profondamente. Vedere con i propri occhi i risultati del lavoro della Fondazione è stato toccante, motivante. Oggi, ogni Natale, sceglie i regali solidali sapendo che non sono solo belli e significativi, ma strumenti reali per costruire un futuro migliore.

Per Federica Pirone, invece, Mission Bambini è entrata nella sua vita nel momento più delicato. Un medico che collabora con la Fondazione ha salvato la vita di sua figlia, malata di cuore. Da quell’incontro è nata una scelta che dura da sette anni: diventare volontaria e sostenere Mission Bambini anche attraverso i regali solidali. Per lei ogni dono è un filo invisibile che unisce chi lo riceve a un bambino che, grazie a quel gesto, può vivere meglio.

C’è chi sostiene Mission Bambini da anni organizzando momenti di incontro e condivisione. Lorena Carraro, che conosce la Fondazione dal 2010, racconta con entusiasmo l’iniziativa dei regali solidali durante il periodo natalizio. Con il suo gruppo di volontarie organizza aperi-pranzo per presentare i prodotti e spiegare che ogni acquisto è un doppio regalo: uno per chi riceve il pensiero, uno per un bambino che riceve un sorriso.

Claudia Magli ha conosciuto Mission Bambini nel 2009, quando ancora si chiamava Aiutare i Bambini, e da allora non l’ha più lasciata. Ha visitato progetti in Africa e Sud America, organizzato eventi solidali, coinvolto la sua azienda e i suoi affetti. Pur non essendo una grande amante dei regali, oggi sceglie quelli solidali perché rappresentano la sintesi perfetta: qualità, bellezza e la certezza di fare davvero la differenza nella vita di un bambino.

Dal 2008, Lucia Malez sceglie i regali solidali Mission Bambini per amici, parenti e insegnanti. Per lei questo è il vero spirito del Natale: pensare a chi amiamo, senza dimenticare chi ha meno. Ogni regalo diventa anche un modo per far conoscere la Fondazione e i suoi progetti, ed è sempre riconosciuto come un gesto fatto con il cuore.

Roberto Ferrigno ha conosciuto Mission Bambini grazie a un’amica, cercando un’organizzazione seria che aiutasse concretamente i bambini. Da allora ha partecipato a diverse attività e ha visitato un progetto educativo in Thailandia. Tra le varie forme di sostegno, considera gli acquisti solidali uno dei modi più semplici e immediati per contribuire. E confessa, con un sorriso, che i prodotti natalizi – come i panettoni – sono diventati un appuntamento atteso ogni anno.

Per Angela Bondioli, i prodotti solidali Mission Bambini entrano nella quotidianità: diventano premi per giochi in famiglia, segnaposto durante i pranzi, piccoli doni scelti con cura. Ogni occasione è buona per unire la gioia dello stare insieme alla solidarietà e per raccontare a chi le chiede informazioni perché ha fatto quella scelta.

Ci sono poi momenti che segnano la vita di una famiglia e che diventano occasione per aiutare altri bambini. Gianluca D’Elia, pensando alla nascita di sua figlia e alla sicurezza delle cure ricevute, ha scelto le bomboniere solidali per il suo battesimo, con il pensiero rivolto ai bambini cardiopatici che non hanno accesso alle stesse possibilità.


Mara Francesca Baglieri ha conosciuto Mission Bambini attraverso la cardiopatia del figlio Niccolò e ha scelto le bomboniere solidali per il battesimo di Federico, come gesto di gratitudine e speranza.

Anche Cecilia Viacava, cardiologa pediatrica, ha scelto Mission Bambini per le bomboniere del suo matrimonio. Avendo partecipato a una missione in Eritrea per il programma “Cuore di bimbi”, ha visto sul campo il valore dei progetti della Fondazione e ha voluto raccontarlo ai suoi ospiti, trasformando un giorno di festa in un messaggio potente di solidarietà.

Silvia Guggiari, in occasione della Prima Comunione del figlio Alessandro, ha deciso di sostenere “Casa Cuore di bimbi”, pensando alle famiglie che affrontano lunghi periodi di attesa durante gli interventi di cardiochirurgia pediatrica. Un gesto nato dall’esperienza personale e dalla volontà di aiutare chi sta vivendo lo stesso percorso.

Infine, Alessia Bercè ha scelto le bomboniere solidali per condividere il valore dell’istruzione, quella scuola che per lei è stata spazio di sogni, crescita e futuro. Un futuro che, grazie a Mission Bambini, può diventare possibile anche per tanti altri bambini.

Tutte queste storie hanno nomi diversi, ma raccontano la stessa verità: Mission Bambini è fatta di persone. Di scelte consapevoli, di gesti semplici che diventano grandi, di sorrisi che passano di mano in mano.

Scegliere Mission Bambini significa questo: credere che ogni bambino abbia diritto a un futuro. E decidere, ogni giorno, di fare la propria parte.

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Cuore di bimbi in Nepal: 3 giorni per raggiungere chi vive lontano dalle cure

#cuore di bimbi, #salute, #volontariato

Negli anni, le missioni Cuore di bimbi ci hanno portati in molte parti del mondo: dal Nepal all’Uganda, dallo Zambia all’Uzbekistan. Paesi diversi, contesti diversi, sfide diverse, ma una realtà che ritorna sempre: per migliaia di bambini l’accesso ad una vera diagnosi cardiologica è ancora un traguardo lontano ed incerto.
Missione dopo missione, abbiamo imparato quanto sia urgente ascoltare il cuore di chi nasce dove le distanze sono immense, gli strumenti a disposizione pochi, e i sistemi sanitari molto fragili.  

La missione di screening cardiologico realizzata dal 24 al 30 novembre 2025 nel distretto di Tanahu, in Nepal, lo ha ricordato con ancora più forza: la diagnosi precoce può trasformare non solo un singolo percorso di cura, ma la vita di un’intera comunità.

Un’area remota, un bisogno urgente

Tanahu è una zona rurale dove i villaggi si arrampicano sulle colline e le strade che li collegano sono lunghe, sterrate e spesso molto difficili da percorrere. Gli spostamenti sono complessi, gli ospedali distanti e le possibilità di effettuare esami diagnostici molto limitate.
Molte famiglie non hanno mai potuto portare i figli ad una visita specialista. Eppure, le cardiopatie congenite rappresentano una delle principali cause di mortalità infantile e neonatale nel Paese: condizioni spesso silenziose, impossibili da riconoscere senza strumenti adeguati.

Per questo, insieme a Save the Heart Nepal, abbiamo organizzato tre intense giornate di screening cardiologici, coinvolgendo un team medico composto da tre cardiologhe italiane unite a un’équipe di professionisti nepalesi.
Fianco a fianco, hanno lavorato per portare in queste comunità un primo e fondamentale ascolto del cuore.

Il campo di screening: 3.200 cuori ascoltati, 4 da operare subito

Ogni mattina, a Bhanu, nel distretto di Tanahu lo spazio dedicato alle visite iniziava a riempirsi prima dell’alba: lunghe file di bambini con la loro uniforme scolastica, adolescenti e famiglie intere con i più piccoli. C’era chi abitava nei villaggi vicini e chi aveva percorso distanze più lunghe, a piedi o in moto. Ma tutti con la stessa speranza: sapere come stava il cuore dei propri figli.

Il flusso era rapido ma attento: prima l’accoglienza, poi le misurazioni, l’anamnesi, l’auscultazione e, quando necessario, gli esami diagnostici più approfonditi. I tre ecocardiografi a disposizione hanno lavorato senza sosta.
In soli tre giorni sono stati visitati più di 3.200 bambini e adolescenti.
Per 845 di loro è stata necessaria un’ecocardiografia, mentre 405 hanno effettuato un elettrocardiogramma.
Tra i casi emersi, quattro bambini hanno mostrato cardiopatie gravi tali da richiedere un intervento: verranno operati a Kathmandu nel centro cardiochirurgico di riferimento con cui collaboriamo stabilmente.

Difficoltà sul campo e i passi avanti 

Operare in un contesto rurale significa fare i conti con attrezzature non sempre moderne, spazi ridotti e lunghi trasferimenti. Anche il triage iniziale, basato principalmente sull’auscultazione, ha mostrato limiti che cercheremo di superare nelle prossime missioni, nelle prossime missioni la formazione e gli strumenti del personale locale.
In questo scenario, la collaborazione con l’équipe nepalese (24 tra medici, infermieri e tecnici) è stata decisiva: hanno organizzato, accolto, registrato e assistito con una dedizione tale da rendere possibile ciò che, da soli, non avremmo mai potuto fare in così poco tempo.

Ma il nostro impegno non si ferma ai tre giorni di screening: questa missione è parte di un percorso più ampio, che punta a costruire una rete che resti. Vogliamo formare ulteriormente il personale locale, migliorare le attrezzature e le capacità diagnostiche, e raggiungere nuovi villaggi.

Per i bambini incontrati, la missione di Tanahu è stata la prima vera occasione di essere ascoltati.
Per noi, un’ulteriore conferma che ogni battito merita attenzione, soprattutto quando nasce lontano dalle cure.

Nel 2026 vogliamo continuare a raggiungere i bambini che non hanno ancora avuto questa opportunità.

Con il tuo sostegno possiamo farlo.

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Dona un battito: un impegno che attraversa Paesi, storie e cuori

#cuore di bimbi, #salute

Ogni anno, quando si apre una nuova edizione di Dona un battito, sappiamo che non stiamo semplicemente lanciando una campagna di raccolta fondi, ma dando vita ad una rete di persone che scelgono di stare accanto a chi oggi affronta una battaglia troppo grande da solo. In molti Paesi, infatti, una visita cardiologica non è garantita, e un intervento può diventare l’unica possibilità concreta per continuare a crescere e guardare avanti.

È proprio da qui che nasce Dona un battito, a supporto del nostro programma Cuore di bimbi: dal bisogno di arrivare ai bambini che vivono lontani dalle cure, di offrire diagnosi che possono cambiare il destino di una famiglia, di sostenere interventi complessi dove le strutture non riescono ad arrivare.

E anche quest’anno, la generosità di chi ha scelto di partecipare sta già rendendo possibili passi che sembravano lontani.

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Un’energia collettiva che cresce e si rafforza

Volontari, sostenitori, aziende e gruppi di amici uniti in 4 team con un unico obiettivo: realizzare quattro missioni salvavita nel 2026 – in Uganda, Nepal, Zambia e Italia – per offrire a tanti bambini l’opportunità di un futuro grazie a un intervento al cuore. Ogni contributo è frutto di un impegno collettivo che attraversa confini e contesti per arrivare a chi è lontano.
C’è chi ha organizzato una raccolta fondi sul posto di lavoro, chi ha avviato una sfida tra compagni di università, chi ha scelto di donare in silenzio e chi ha deciso di raccontare la propria scelta per ispirarne altre.

Questo slancio non è semplicemente entusiasmo, ma ci fa vedere quanto, insieme, si possa arrivare là dove le cure oggi non ci sono.

E dietro ogni cifra raccolta, ci sono volti e storie di bambini che ci stanno aspettando.

Storie che ci ricordano perché questa campagna è necessaria

Le storie che incontriamo ogni giorno arrivano da angoli diversi del mondo, ma si riconoscono subito: sono vite piccole che hanno avuto bisogno di un aiuto grande.

Drin è arrivato in Italia dall’Albania insieme alla sua mamma per un intervento che nel loro Paese non era possibile; dopo un percorso lungo e attento, oggi può finalmente crescere.

In Nepal, durante uno screening in una zona rurale, i medici hanno individuato la cardiopatia di Jaya, rimasta nascosta per anni: l’operazione le ha restituito la libertà di giocare come gli altri bambini.

In Zambia, la mamma di Davies ha percorso chilometri in bicicletta pur di trovare cure per il suo piccolo, e proprio grazie a quella ricerca ostinata è stata scoperta una patologia complessa che oggi è stata curata.

E infine Samuel, in Uganda: arrivato in ospedale in condizioni delicate, ha incontrato un’équipe in missione proprio in quei giorni e ha ricevuto l’intervento urgente di cui aveva bisogno.

Quattro vite lontane tra loro, che ci ricordano quanto possa cambiare il destino di un bambino quando qualcuno riesce a raggiungerlo in tempo.

Perché è fondamentale esserci

La cardiologia pediatrica richiede competenze, strumenti, diagnosi tempestive. Dove questi elementi mancano, il rischio di non intercettare in tempo una malattia cresce.
Le nostre missioni servono proprio a colmare questa distanza: visite, ecografie, interventi chirurgici, formazione al personale locale.

Quest’anno vogliamo tornare nei paesi dove siamo già stati e ampliare gli screening, programmare nuove operazioni e rafforzare il lavoro con i team medici locali. Per farlo, abbiamo bisogno di chi crede che nessun bambino debba rimanere indietro.

Un battito, da solo, è piccolo.
Ma migliaia di battiti insieme possono trasformare un destino.

👉 Sostieni la campagna Dona un battito.
👉 Racconta la missione a qualcuno che potrebbe unirsi.
👉 Aiutaci a raggiungere chi oggi non ha accesso alle cure.

  • Ogni bambino visitato è una possibilità in più.
  • Ogni intervento è un futuro che si riapre.
  • Ogni donazione è un passo verso luoghi dove la speranza arriva con più fatica.



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