Categoria: Salute
Cuore di bimbi in Uganda: una missione diversa dalle precedenti
Di missioni Cuore di bimbi ne abbiamo fatte tante; solo nell’ultimo anno siamo stati due volte in Nepal, una in Albania e siamo da poco rientrati dalla seconda missione del 2023 in Uganda.
Una missione, questa appena conclusa, che ha delle peculiarità rispetto alle precedenti: siamo partiti con un team medico composto da “soli” quattro professionisti (Dr. Stefano Marianeschi, cardiochirurgo; Dr. Marco Meli, anestesista; Dr.ssa Silvia Braccini, intensivista; Dr. Cosimo Popolizio, perfusionista) e questo è un segnale di crescita che testimonia la sempre maggiore autonomia dello staff dell’Uganda Heart Institute. Insieme ai medici è partito anche parte dello staff di Mission Bambini nelle figure di Adalgisa Caraffini, Program Coordinator; Guido Giambastiani, Project Manager; Tiziana Caglioti, Fundraising & Communications Director. Ultima, ma non per importanza, la presenza di Francesca Crescentini – in arte Tegamini – che con il suo modo dolce e attento di raccontare storie e la sua sensibilità ha accompagnato la sua community in un viaggio dall’altra parte del mondo alla scoperta del nostro progetto Cuore di bimbi.
Quello che ha differenziato questa missione dalle precedenti è stata anche la tenerissima età dei bambini in lista operatoria; il più piccolo, di soli 3 mesi, pesava poco più di 3 kg. È il peso che un bambino in condizioni normali ha alla nascita, ma in questo caso le malformazioni cardiache hanno compromesso il suo sviluppo. La nostra Adalgisa ci ha spiegato che questi bimbi mantengono un low profile verso la vita: non piangono quasi mai perché questo richiederebbe uno sforzo che non sono in grado di fare, non riescono a succhiare il latte, a nutrirsi adeguatamente e di conseguenza a mettere su peso. Sono bimbi così piccoli che persino l’ospedale non ha letti adatti alle loro dimensioni contenute.
Vedendo questi corpicini minuscoli si capisce anche la complessità degli interventi chirurgici, che durano anche 8 ore: dall’accesso alle vene, quasi introvabili, all’operazione vera e propria a un cuoricino piccolo piccolo che presenta patologie e malformazioni importanti non solo a livello del cuore, ma anche di vasi e arterie.
Ora immagina, delinea nella tua mente questa potente fotografia: i bimbi di pochi mesi hanno superato l’intervento, vengono estubati dopo essere stati in terapia intensiva e improvvisamente emettono il loro primo grido, un pianto liberatorio. È come se nascessero una seconda volta, e con loro anche le mamme che finalmente vedono il loro figlio interagire, fare versetti, bere il latte, stare meglio.
L’importanza della diagnosi precoce…
Qui da noi, in Italia, con la tecnologia e la diagnosi prenatale possiamo studiare e cogliere con anticipo alcuni aspetti dello sviluppo fetale fin dalla gravidanza e individuare eventuali anomalie.
In Uganda ancora non è così: i bambini nascono e solo allora, forse, si riesce a identificare la patologia di cui eventualmente soffrono. Le malformazioni al cuore, come dicevamo sopra, portano spesso i bambini a essere sottopeso ed ecco che allora ciò viene comunemente associato alla malnutrizione. Il loro cuoricino resta “rotto”: nel migliore dei casi i bambini crescono ma avranno sempre complicanze durante la loro vita, nel peggiore dei casi non raggiungono l’anno di età.
Durante questa missione abbiamo toccato con mano l’importanza della diagnosi precoce nei contesti rurali dell’Uganda: un medico di un villaggio ha avuto il sospetto che qualcosa in un bimbo non andasse. L’ha quindi inviato in un ospedale vicino per fare una radiografia, e questa ha effettivamente confermato un grave problema al cuore; questo bimbo, insieme alla mamma, è stato dunque mandato nella capitale – Kampala – all’Uganda Heart Institute e inserito nella nostra lista operatoria. Prima si interviene, maggiore sarà il successo e più veloce il recupero post operatorio, come ci auguriamo sarà per questo piccolo paziente.
… e l’importanza della comunità
Gli interventi chirurgici che facciamo nelle nostre missioni sono tutti gratuiti, poiché coperti dalle donazioni al progetto Cuore di bimbi.
Emblematico ciò che è avvenuto nel villaggio in cui vive la mamma di cui vi abbiamo raccontato: la comunità a cui appartiene ha fatto una colletta in denaro per sostenere le spese del viaggio e dell’intervento nella capitale. L’intervento è stato però gratuito, e allora la mamma ha voluto scrivere un vero e proprio documento che attestasse che nulla era stato speso per l’operazione del suo bambino, e che dunque la cifra raccolta sarebbe stata tenuta da parte nel caso in cui un altro bimbo avesse bisogno di cure.
Gli ugandesi sono un popolo altruista, gentile e accogliente, e questa è stata solo una delle tante dimostrazioni a cui abbiamo assistito.
La testimonianza di Tiziana Caglioti
“L’esperienza della visita a un progetto è sempre fonte di emozioni e riflessioni; una missione operatoria è qualcosa di davvero unico.
L’ospedale è un luogo dove dolore, paura e speranza si mescolano in un flusso continuo, dove ci si sente in pena a guardare i piccoli pazienti ricoperti di tubicini e le loro mamme sedute per giorni su sedie scomode di plastica, per stare lì accanto ai loro figli. Ci si domanda come facciano i medici a passare tutte quelle ore in piedi nella sala operatoria. Serve grande resistenza fisica e mentale, per affrontare ogni giorno le preparazioni lunghissime, i passaggi chirurgici, il monitoraggio costante. Tutti insieme per portare a termine un intervento in cui ognuno svolge la sua parte, come in un’orchestra.
Credo sia importante testimoniare la grande dedizione dei colleghi di Mission Bambini che hanno organizzato e seguito la missione, oltre a quella dei volontari sanitari. Così come la collaborazione dello staff medico locale e degli ugandesi in genere, popolo accogliente e gentile. Delicata e sensibile è stata anche la presenza di Francesca Crescentini, attenta a scegliere le parole e le immagini giuste per raccontare questa esperienza. Bambini, adulti, dottori, infermieri, madri, padri, figli, volontari. Un dipinto di esseri umani che a vederlo da vicino è davvero grandioso e per nulla scontato. Sono felice di aver partecipato a questa missione in Uganda e aver visto sul campo che magnifico progetto è Cuore di bimbi. Tutti noi, insieme, facciamo un bellissimo lavoro, coraggioso e necessario.”
Per questa missione ringraziamo Emirates Foundation per aver fornito biglietti aerei gratuiti a tutto il nostro staff medico, nonché per aver imbarcato 18 valigie contenenti materiale medico essenziale per le operazioni in loco.
Quanto vale il sorriso di un bambino? Tutto.
Per il sorriso di un bambino, un medico volontario è disposto a tutto.
Anche a trasformare la sonda di un ecografo nella testa di un drago buono, capace di vedere cose meravigliose dentro a un piccolo cuore.
Quella che ti raccontiamo qui è la storia di Sara, cardiologa all’Ospedale Niguarda di Milano, che ad aprile di quest’anno ha preso parte con altre due colleghe cardiologhe a una missione di screening diagnostici a Damauli, in Nepal. Vuole esserci per chi è più debole – ci ha raccontato – e se ci pensi è qualcosa che tutti noi condividiamo.
Avevo bisogno di fare qualcosa dove senti veramente di cambiare le cose. Non che in Italia il mio lavoro non dia soddisfazioni… Però, quando un ragazzetto con gli occhiali rossi e neri è tornato nell’aula della Bal Mandir Secondary School di Damauli – trasformata in un ambulatorio di fortuna – per portarmi un paio di orecchini, di quelli cinesi da due lire avvolti nella carta stagnola, quasi mi mettevo a piangere.
Sara gli aveva appena fatto un’ecografia, perché i medici nepalesi che in cortile gli avevano auscultato il cuore con lo stetoscopio avevano riscontrato qualcosa di anomalo.
Quella era la prima scrematura, nei due giorni del campo screening ne avrebbero auscultati circa 6mila, bambini e ragazzi nelle loro divise precise verdi, blu, gialle, bianche a seconda della scuola dei villaggi dei dintorni che li portava in bus al campo per farli visitare. E così il bimbetto con gli occhiali e l’aria studiosa lo avevano mandato da noi, le tre cardiologhe volontarie venute dall’Italia per capire se c’erano ragazzini cardiopatici da operare.
Nell’oscurità e nel fresco dell’aula entravano con le mamme due a due, si sdraiavano sui lettini e loro se ne stavano tranquilli, senza capricci, a farsi fare l’ecografia. Se qualcuno era un po’ nervoso, lo distraevo: mi ero inventata che la sonda dell’ecografo fosse la testa di un drago buono che poteva vedere le cose meravigliose dentro di lui.
Sara non si aspettava che, al termine della visita, il bambino con gli occhiali rossi e neri ritornasse da lei per farle un regalo. Il suo gesto, l’emozione forte del momento, mi ha aperto con un clic tanti pensieri su quello che stavo facendo, che nella routine quotidiana avevo messo da parte da anni nascosti chissà dove, e che là, a ottomila chilometri da casa, stavano tornando a galla, nonostante il lavoro a ritmo sostenuto mi costringesse a non farli volare fuori.
La testimonianza di Sara è stata raccolta e raccontata anche dalla penna di Simona Spaventa su Marie Claire.
Grazie al progetto Cuore di bimbi, dal 2005 a oggi abbiamo salvato la vita a più di 2.500 bambini. Questo è stato possibile grazie a chi ci supporta: i nostri medici volontari – come Sara – con la loro professionalità, ma anche e soprattutto i nostri donatori.
Quanto conta per te il sorriso di un bambino? Aiuta i nostri medici volontari a rendere felici e sani altri bimbi cardiopatici.
Mission Bambini goes to Washington!
Dal 27 agosto al 1 settembre 2023 si è tenuto l’8° Congresso mondiale di cardiologia e cardiochirurgia pediatrica di Washington, e noi siamo estremamente grati di aver partecipato.
L’obiettivo del Congresso è quello di riunire i leader delle organizzazioni umanitarie, i gruppi di pazienti e familiari e i professionisti clinici per migliorare l’accesso globale a cure cardiache pediatriche e congenite di alta qualità per tutta la vita.
Per noi è stata un’importante occasione per farci conoscere a nuovi potenziali volontari sanitari internazionali, ma anche al mondo che ruota intorno alla cardiochirurgia pediatrica.
I nostri inviati speciali, Margherita Castellan, Responsabile Area Volontariato della Fondazione, e il Dottor Stefano Marianeschi – Scientific Advisor del programma “Cuore di bimbi” – hanno svolto un ottimo lavoro di networking e hanno testimoniato l’importanza di una dimensione internazionale: tante organizzazioni, unendo le forze, possono garantire e rendere più semplice l’accesso alle cure e alla diagnosi precoce.
Margherita racconta: “Il congresso è stata un’occasione unica per Mission Bambini per entrare a contatto con una rete internazionale di organizzazioni e professionisti che lavorano ogni giorno per migliorare le condizioni dei bambini affetti da cardiopatie.
Non è mancato il tempo di stabilire nuove e importanti relazioni e di imparare, grazie al confronto con gli altri, come migliorarci e rendere ancora più efficace il nostro intervento.
Last but not least, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare un intervento del primario di cardiochirurgia del Mulago Hospital di Kampala, Micheal Mungoma, che ha raccontato – durante un panel dedicato all’Africa – quanto la partnership con MB sia fondamentale per migliorare le competenze tecniche dello staff locale, generando così un’evoluzione delle performance e dei risultati. Poterlo ascoltare mi ha reso orgogliosa del nostro lavoro e mi ha fatto capire che siamo sulla strada giusta, una soddisfazione enorme”.

Beppe Sala in visita a Mission Bambini
Il 16 maggio è stata una giornata importante per la nostra Fondazione: il Sindaco di Milano, Beppe Sala, è venuto a trovarci!
Una visita istituzionale per conoscere i progetti di Mission Bambini e per portare i ringraziamenti di tutta la città.
Ad accoglierlo il nostro Presidente, l’Ingegner Goffredo Modena; la nostra Direttrice Generale, Sara Modena; tutto lo staff e una delegazione di nostri volontari.
“Nel mio essere Sindaco – ha dichiarato Beppe Sala – ho capito che i milanesi sono molto esigenti, ma anche molto generosi. Esprimono senso di solidarietà, guardando al futuro e allo sviluppo sostenibile. C’è tanta brava gente in questa città e voi di Mission Bambini ne siete l’esempio: anima e cuore si uniscono alla capacità organizzativa e tutto funziona”.
Durante la visita ha potuto conoscere i nostri progetti e le persone che si impegnano per realizzarli. Per tutti noi è stato un onore poter accogliere il primo cittadino del comune nel quale la nostra Fondazione è nata; un onore che condividiamo con tutti i nostri sostenitori.
Questa è Mission Bambini: siamo persone vere e vere persone che si impegnano, ogni giorno, per rendere felici e sani i bambini.
Milano Marathon 2023: Run to #GivetheBeat
Domenica 2 aprile si terrà la ventunesima edizione del più grande evento dedicato al running in Italia, la Milano Marathon 2023. Corri al nostro fianco e aiutaci a donare nuovi battiti a tanti bambini cardiopatici!
Inizia il riscaldamento: scopri di cosa si tratta
La Milano Marathon non è solo uno dei più importanti eventi sportivi dell’anno, ma è soprattutto un’occasione di solidarietà.
Il 2 aprile torna a Milano la Relay Marathon: crea la tua squadra e preparati per la staffetta, oppure partecipa individualmente alla maratona e corri con noi!
Il traguardo per noi è il futuro dei bambini: partecipando alla Maratona con Mission Bambini sosterrai il progetto “Cuore di Bimbi”, grazie al quale potremo donare ai bambini cardiopatici un volo per raggiungere i nostri ospedali in Italia e potersi sottoporre a interventi salvavita.
Nel mondo nascono, ogni anno, 1 milione di bambini e bambine affetti da malformazioni congenite al cuore. Circa l’80% nasce in un Paese povero: senza accesso a cure mediche e chirurgiche tempestive, metà di loro è destinata a non raggiungere il primo anno di vita. Purtroppo non tutti i Paesi dispongono di adeguate strutture ospedaliere e, in questi casi, portare i bimbi nei nostri ospedali in Italia è l’unica possibilità per salvare loro la vita.
Vai ai blocchi di partenza: scopri come iscriverti
- Vai alla pagina di iscrizione dedicata che trovi a questo link
- Compila il form con i tuoi dati
Staffetta 4 runner
- La quota di partecipazione per la staffetta è di 200€ a squadra (50€ a runner)
Maratona (runner singolo)
- La quota di partecipazione per il runner è di 85€
Per tutti i partecipanti ci sarà la possibilità di aprire una propria pagina Crowdfunding, dedicata a te e/o alla tua squadra, nella quale potrai coinvolgere amici, colleghi e familiari per raggiungere insieme l’obiettivo di donare un volo ad un bambin cardiopatico per potersi sottoporre ad un intervento salvavita in Italia.
Taglia il traguardo: scopri il valore della tua corsa
Le quote di iscrizione dei partecipanti sosterranno il progetto “Cuore di Bimbi”. Grazie al tuo contributo potremo sostenere il viaggio e l’operazione in Italia di bambini e bambine con gravi difetti cardiaci. Aiutaci a far battere forte i loro cuoricini!
Vuoi partecipare con la tua azienda?
La Relay Milano Marathon è l’esperienza perfetta da condividere con i propri colleghi: attraverso l’attività sportiva potrai rafforzare il legame all’interno del team, correndo insieme per raggiungere un importante obiettivo solidale!
Per avere maggiori informazioni e ricevere supporto nella fase di iscrizione, contattaci all’indirizzo mail: aziende@missionbambini.org
Il benessere psicologico di bambini e ragazzi è a rischio
Problemi riguardanti il benessere psicologico, in modo specifico mancanza di fiducia in se stessi, sensazione di noia, di confusione nel prendere decisioni, timore di ricevere critiche, incapacità nel riconoscimento, nella gestione e nella comunicazione delle emozioni sono frequenti tra i giovani.
Senza l’adeguato supporto e vivendo in un mondo ricco di stress è possibile che queste problematiche sfocino in comportamenti auto-sabotanti, aggressivi o addirittura in veri e propri episodi di bullismo (1-2-3).
In anni recenti, studiosi e ricercatori italiani hanno sottolineato l’importanza di promuovere la salute nei contesti educativi, cercando di assumere una prospettiva positiva e finalizzando gli interventi al miglioramento degli stili di vita e del benessere percepito (4-5).
Il contesto di riferimento
Ad ottobre 2021 l’Unicef ha reso noto il suo rapporto “On my mind” (6) dedicato alla salute mentale tra i giovani di tutto il mondo, che evidenzia come vi siano ben 89 milioni di ragazzi e 77 milioni di ragazze che vivono con disturbi legati al benessere psicologico. A questo proposito, durante la pandemia si è discusso molto sulla salute mentale dei giovani, che hanno dovuto fare i conti con una scuola del tutto diversa, che ha modificato profondamente non solo il modo di studiare ma anche le relazioni sociali.
Il rapporto mostra anche che il 19% dei ragazzi europei tra i 15 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale, seguiti da oltre il 16% delle ragazze nella stessa fascia d’età. Complessivamente si stima che siano 9 milioni gli adolescenti in Europa (tra i 10 e i 19 anni) che convivono con un disturbo che mina il loro benessere psicologico. Tra le patologie rilevate l’ansia e la depressione rappresentano oltre la metà dei casi.
In Italia si stima che – nel 2019 – il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni soffrissero di problemi legati alla salute mentale, circa 956.000 in totale. Fra le ragazze, la percentuale è maggiore (17,2%, pari a 478.554) rispetto ai ragazzi (16,1%, pari a 477.518).
Interessante è anche uno studio italiano riportato su “Frontiers in Pediatrics”, in cui vengono indicati i fattori di rischio per il disagio mentale, associati poi anche ai cambiamenti di stile di vita causati dal lockdown. Tra questi sono stati indicati: vivere nelle zone più colpite dalla pandemia, la perdita del lavoro di almeno uno dei genitori, l’utilizzo di social media, videogiochi e TV per più di 2 ore al giorno e rimanere soli gran parte della giornata. Ulteriori dati (6), dimostrano infatti che un giovane su cinque tra i 15 e i 24 anni dichiara di sentirsi spesso depresso o di avere poco interesse nello svolgimento di attività e “i giovani potrebbero sentire per molti anni a venire l’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale e sul loro benessere”.
Cosa si può fare?
L’analisi dei dati può essere, in prima istanza, scoraggiante e pericolosa, ma una lettura più approfondita ci offre spunti per iniziare ad agire, ora. Perché l’importante è proprio questo: il non agire porterebbe infatti a un costo elevato in termini di peso sulle vite di bambini, ragazzi, famiglie e comunità.
Nel concreto, cosa può fare ognuno di noi?
- Se hai un figlio o una figlia che potrebbe essere in difficoltà con il proprio benessere psicologico, rivolgiti a figure specializzate o proponi loro un incontro con uno psicologo.
- Informati sull’impatto che pandemia e DAD hanno avuto e continuano ad avere sulla vita dei più giovani e sul loro sviluppo psico-emotivo.
- Supporta enti e associazioni che operano per aiutare ragazzi e bambini a migliorare la propria salute mentale. Con noi puoi attivare un’adozione in vicinanza e dare un aiuto concreto a bambini svantaggiati.
- Fai volontariato nelle scuole e aiuta chi ha delle difficoltà con lo studio. Sul nostro sito trovi un’intera sezione dedicata al tutoring, una soluzione preziosa contro la dispersione scolastica.
Note
1. https://www.rivistadipsichiatria.it/archivio/1872/articoli/20452/
2. Buzzi C, Cavalli A, De Lillo A. Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia. Bologna: il Mulino, 2007
3. Polan JC, Sieving RE, McMorris, BJ. Are young adolescents’ social and emotional skills protective against involvement in violence and bullying behaviors? Health Promot Pract 2013; 14: 599-606.
4. Petrillo C. Promuovere la salute nei contesti educativi. Comportamenti salutari e benessere tra gli adolescenti. Milano: Franco Angeli, 2008.
5. Santinello M, Dallago L, Vieno A. Fondamenti di psicologia di comunità. Bologna: il Mulino, 2009.
6. https://www.unicef.org/media/108161/file/SOWC-2021-full-report-English.pdf
Bisa, operata in Uganda grazie al sostegno dei nostri donatori
A inizio 2021 il Dr. Muhoozi, cardiochirurgo presso il Mulago Hospital di Kampala in Uganda, ci ha raccontato di non avere gli strumenti e il materiale necessari per realizzare gli interventi chirurgici a favore dei bambini malati di cuore. Abbiamo rivolto questo appello ai nostri donatori e, come spesso accade, in tanti hanno risposto con grande generosità!
In Uganda c’è un cuore che è tornato a battere forte
Bisa, due anni e mezzo, è figlia di un papà contadino e di una mamma casalinga, e vive nel Distretto di Katakwi, nell’Est dell’Uganda, che dista più di 350km da Kampala. La bambina è nata con un difetto del setto interventricolare, cardiopatia che le procurava un rallentamento della crescita e difficoltà respiratorie. I genitori, proprio osservando il respiro affannoso della piccola e il fatto che fosse meno sviluppata dei suoi coetanei, avevano capito che qualcosa non andava e – grazie a questa attenzione – hanno richiesto dei controlli che hanno evidenziato la malformazione.
La situazione economica della famiglia però non permetteva di garantire alla piccola la visita cardiologica e l’intervento, necessari per salvarle la vita. Grazie all’aiuto della nostra Fondazione Bisa ha potuto effettuare un’ecocardiografia presso l’Uganda Heart Institute, è stata inserita nella lista operatoria e, nel giro di poche settimane, è stata operata dal Dr. Muhoozi. L’intervento è andato a buon fine ed è stato risolutivo; Bisa, dopo un periodo di osservazione, è stata dimessa e i medici hanno comunicato che la bimba non necessiterà di ulteriori operazioni. La sua vita potrà proseguire tranquilla e la sua crescita potrà essere monitorata con semplici visite periodiche.
È attraverso i fondi raccolti che siamo riusciti ad acquistare materiale utile per gli interventi per salvare bambini come Bisa: cerotti per tessuto cardiaco, tubi utilizzati su vasi sanguigni danneggiati o malati, cannule aortiche pediatriche e cannule di cardioplegia per la circolazione extracorporea, cateteri e tubi tracheali.
La storia di Bisa è una delle tante storie che stiamo scrivendo in Uganda, per salvare i bambini cardiopatici; puoi scegliere di scriverle anche tu, insieme a noi.
#ColmaLaDifferenza
«Fare la differenza».
Questa espressione indica solitamente un trattamento diverso nei confronti di una persona, dunque il suo significato è di media negativo.
Noi proponiamo un ribaltamento: fare la differenza in positivo, in un mondo che le differenze ancora le fa, per colmare il gap tra bambine e bambini e offrire a tutt* gli stessi diritti.
Il nostro obiettivo
Ci sono diversi modi per diventare attori attivi del cambiamento; noi pensiamo che l’azione più radicale sia agire alla base. Questo vuol dire intervenire sul contesto e offrire supporto a bambine e ragazze, così da promuovere l’empowerment femminile e collaborare all’appianamento della disparità di genere.
Abbiamo progetti attivi in vari ambiti e diversi Paesi del mondo (come il programma Borse Rosa), per poter agire prima che le differenze e le mancate opportunità rubino il futuro alle bambine.
Come interveniamo?
- Offrendo sostegno psicologico alle ragazze che provengono da contesti caratterizzati da povertà educativa, che spesso va a braccetto con violenze, abbandono, drop-out scolastico, dipendenze, ecc… Le accompagniamo verso una vita autonoma mediante residenzialità temporanea, laboratori formativi, tirocini e azioni di volontariato.
- Dando supporto a ragazze dagli 11 ai 16 anni all’interno delle scuole, organizzando laboratori multidisciplinari (sport, STEM, arte, ecc…), attivando sportelli di ascolto psicologico e indirizzandole nella scelta del loro futuro tramite attività di orientamento scolastico.
- Garantendo l’accesso alle cure necessarie (es. mediche, alimentari) e alla scuola, nonché la fornitura del materiale scolastico.
- Supportando le mamme con interventi specifici, mirati a rafforzare sia la loro identità, sia il loro ruolo di madri. Lo facciamo tramite offerte di beni per l’infanzia o prodotti alimentari, contributi economici – per far fronte ai bisogni delle loro famiglie – e accoglienza gratuita nei servizi 0-6 anni per i* loro bambin*. Infine accompagnandole nel loro percorso di mamme, attraverso corsi sulla genitorialità, e di donne, grazie a percorsi di formazione lavorativa.
Non possiamo sempre proteggere bambine e ragazze da una cultura che fa ancora troppe differenze, ma possiamo dare loro gli strumenti per renderle protagoniste del proprio futuro.
Unisciti a noi nel fare la differenza, aiutandole nella loro autodeterminazione e nell’avere consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità.
San Valentino: una questione di cuore
Il 14 febbraio è il giorno di San Valentino, la festa dell’Amore, ma per noi oggi è una questione di cuore anche perché è la Giornata Internazionale delle Cardiopatie Congenite.
A questo proposito abbiamo intervistato il Dr. Stefano Marianeschi, Scientific Advisor del nostro progetto Cuore di Bimbi e Responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Il Dr. Marianeschi è il cardiochirurgo che opererà Daors, il bambino albanese arrivato a Milano poco fa per poter ricevere le cure che il suo piccolo cuore richiede.
Ve lo avevamo presentato qui.
- Si sta preparando ad operare Daors, che già aveva visitato un paio di anni fa in Albania. Con quale frequenza viaggia per visitare e/o operare bambini affetti da patologie cardiache?
Purtroppo a causa della pandemia non quanto vorrei, prima dell’emergenza da Covid19 andavo in missione in Albania un paio di volte all’anno, inoltre quando possibile visitavo altre missioni in Africa e in Asia, arrivando a un massimo di quattro viaggi all’anno.
- Cosa può dirci della patologia di Daors, diagnosticato quando non aveva neanche due anni. È frequente lo screening in così tenera età? Cosa ha reso necessaria la sua diagnosi?
Daors è affetto da una patologia congenita, il che significa che dalla nascita il suo cuore presenta una piccola malformazione. Circa 8 bimbi ogni 1000 nascono con questo tipo di problematica, inoltre, alcune patologie sono più complicate da diagnosticare e ciò che accade in Paesi come l’Albania, l’Uganda, la Zambia, o il Myanmar (tutti paesi in cui Mission Bambini opera) è che i medici in loco sono solo in grado di denotare una problematica nei bambini, ma sono necessari medici specializzati che si rechino come volontari per poter definire l’iter terapeutico.
- Come inizia, dunque, la diagnosi di bambini come Daors? Quali le prospettive per questi Paesi?
La formazione dei medici locali non è specializzata come la nostra e alcune cardiopatie sono sconosciute, grazie a programmi come Cuore di Bimbi però le cose stanno cambiando. All’ospedale di Tirana c’è un centro di cardiochirurgia per adulti e bambini. Rispetto a 10 anni fa sono stati fatti grandi passi avanti. Ciò a cui si sta mirando è rendere indipendenti i medici locali, così che l’intervento di professionisti come me sia solo sporadico e di supporto.
Al momento il Dr. Marianeschi sta formando una studentessa, specializzanda dell’Albania. La giovane dottoressa, grazie ad una borsa di studio sovvenzionata dalla Fondazione, resterà all’Ospedale Niguarda per un anno, al fine di conseguire il master in cardiochirurgia con la scuola internazionale e possa così diagnosticare bimbi come Daors e operare in Albania.
- Approfondiamo la questione del cuore di Daors, in cosa consiste la sua patologia?
Il piccolo ha un difetto interatriale, ossia un “buco” tra i due atri del cuore, può essere una patologia ben sopportata in età infantile ma porta ad un affaticamento del cuore precoce e un’aspettativa di vita ridotta rispetto a bambini sani. Inoltre, Daors soffre anche di insufficienza di una valvola del cuore.
- Cosa ne pensa del certificato di Non Curabilità emesso dall’Albania? Ci potrebbe spiegare meglio in cosa consiste?
Il certificato di Non Curabilità implica che Daors non può essere operato in Albania, sebbene a Tirana ci sia un buon centro cardiochirurgico. Evidentemente il difetto interatriale, sommato all’insufficienza della valvola, lo rendono inoperabile.
Tuttavia l’ideale sarebbe ridurre sempre di più l’emissione di questi certificati, perché significa che bimbi come Daors possono essere curati nel proprio paese d’origine e non sono costretti a dipendere da progetti come Cuore di Bimbi.
- Parlando proprio del programma Cuore di Bimbi, lei collabora da oltre 10 anni con Mission Bambini nell’ambito di questo progetto, guardando al percorso fatto cosa ci può raccontare?
Da quando ne faccio parte il progetto è stato solo un crescendo, anche con la pandemia si è sempre rimasti in contatto, ricevendo aggiornamenti sulla situazione nei vari paesi e dando supporto a distanza come possibile.
Dopo aver visitato la maggior parte dei Paesi inclusi nel progetto, posso dire che ogni Paese ha le sue caratteristiche, il suo modo di fare le missioni, e io mi sono trovato bene in tutti. Lavorativamente e umanamente.
- Le emozioni penso siano una parte integrante del suo lavoro, cosa prova quando entra in contatto con i bambini di “Cuore di Bimbi”? Ci potrebbe raccontare il punto di vista della persona che materialmente salva la vita a dei bambini così piccoli?
Ci sono due aspetti da considerare: quello tecnico, per cui è bene restare un po’ freddi durante gli interventi, altrimenti non è possibile operare nella maniera migliore. Poi c’è una componente emotiva di grande gioia e soddisfazione, ma anche di sofferenza quando le cose non vanno bene. Questo è un lavoro che crea emozioni molto forti, perché i bambini curati durante le missioni vengono incontrati e visitati una prima volta e poi subito operati. Dunque quando si incontrano è già evidente la perdita di peso o gli altri sintomi di scarsa ossigenazione: fa tanta emozione perché si percepisce appieno l’urgenza. Poi, dopo gli interventi sono gli occhi dei bambini a parlare: capisci che stanno meglio e hanno finalmente davanti tutta una vita. Vedi anche la riconoscenza dei genitori che osservano il bimbo rinascere.
- Quando tornerà in missione? Sa già la destinazione?
A maggio, se la situazione rimane stabile, tornerò in Uganda.
- Vuole aggiungere qualcosa?
A dispetto della fatica fisica, le missioni ricaricano le batterie.
Davvero San Valentino è una questione di cuore e puoi far battere anche tu il cuoricino di tanti bimbi, oggi.
Nuovi battiti per il cuore di Daors: l’incontro con la nostra volontaria
Daors Copani è un bambino di 4 anni solare, allegro e pieno di energie! Il cuore lui lo ha stampato in faccia, insieme a un sorriso che abbaglia, ma che potrebbe spegnersi, se non riceverà l’operazione salva vita di cardiochirurgia che gli donerà tanti nuovi e forti battiti.
La storia di Daors
Daors vive con la sua famiglia a Durazzo, Albania, ha due fratelli e la gioia di vivere che solo un bambino forte come lui può avere.
Già dai primi mesi di vita, infatti, si deve sottoporre ai primi accertamenti diagnostici. E nel 2019 arriva la diagnosi di una patologia cardiaca interatriale, grazie alla visita del Dr. Marianeschi, in missione con il nostro progetto Cuore di Bimbi, presso l’Ambulatorio di Cardiopediatria “Madonnina del Grappa”, a Scutari.
L’indicazione terapeutica prevedeva un intervento di chirurgia correttiva dopo due anni, ma con lo scoppio della pandemia tutto si fa un po’ più complicato, anche se Daors e sua mamma Besiona non si scoraggiano.
Non si scoraggiano nemmeno quando, a novembre 2021, ricevono dall’Albania il certificato di Non Curabilità: loro sanno che con la nostra Fondazione possono ricevere il supporto di cui hanno bisogno.
Domenica 6 febbraio 2022 inizia finalmente il viaggio di Daors per poter avere un cuoricino forte. Con l’appoggio del Pio Istituto di Maternità ONLUS – che fornisce l’alloggio in Italia – e del Fondo Sanitario Regionale “Interventi sanitari umanitari a favore di cittadini extracomunitari” di Regione Lombardia, il bimbo e la sua mamma sono accolti da Mission Bambini a Milano, per ricevere le cure di cui il cuore di Daors ha urgenza.
L’incontro con la nostra volontaria Antonella
Antonella, veterana del progetto Cuore di Bimbi, con il quale già nel 2019 era stata in missione in Zambia, aspetta all’aeroporto insieme a Benedetta, nostra project manager, Daors e sua mamma.
“Besiona è giovane, colta e decisa. Ha paura di volare, ma nulla potrebbe fermarla dal dare al cuore di suo figlio nuovi battiti e la sicurezza nel futuro.”
Queste le prime parole che la nostra volontaria usa per descrivere Besiona, con cui si instaura fin da subito una grande empatia e fiducia.
Il momento è delicato, l’ansia è tanta ma la cura e la delicatezza di Antonella altrettanto.
Nei primi dieci giorni dopo l’arrivo in Italia, Daors e la sua mamma dovranno restare in isolamento. Per questo motivo è Antonella a portare la spesa con i generi di prima necessità nell’appartamento in cui Besiona e il nostro piccolo combattente alloggiano: non devono rischiare e i volontari della Fondazione sono lì per aiutarli.
“Con la mamma di Daors, pur non essendoci problemi di lingua perché parla italiano, abbiamo anche condiviso il silenzio.” – ci racconta Antonella – “Io sono una persona che parlerebbe con i muri, ma ho dovuto frenarmi, Besiona è troppo tesa ed esserci per le persone è anche questo: rispettare i loro limiti“.
L’aiuto che non ingombra
Mentre Antonella racconta, un ricordo le attraversa lo sguardo. Pensa al suo primo contatto con i bimbi cardiopatici e le loro mamme, in Zambia, e alle motivazioni che l’hanno portata ad avvicinarsi a Mission Bambini e al lavoro da volontaria.
Qualche anno fa, suo marito ha dovuto trascorrere un lungo periodo in ospedale e Antonella aveva trovato in un gruppo di volontari il supporto necessario. Quella è stata la scintilla che le ha fatto decidere di aiutare chi avesse bisogno.
Così, dopo aver adottato una bimba a distanza, ha deciso di partire con una missione per recarsi dove l’aiuto è più prezioso.
Il contesto con cui è entrata in contatto in Zambia è diverso da quello ritrovato con Besiona e Daors, ma questi due mondi sono legati da una stessa matrice: il valore dell’incontro, la consapevolezza di poter creare un legame, aiutare o alleviare le ansie di qualcun altro.
“Far sapere che l’aiuto c’è ma non è ingombrante, corre sullo sfondo per palesarsi quando è necessario” – queste le parole con cui ci lascia Antonella.
Così i nostri cuori battono all’unisono con quelli dei bambini nati nei Paesi più poveri del mondo, curati grazie alle scelte solidali delle persone che, insieme a noi, donano un futuro a chi rischia di non poterlo avere.
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