Non tutti tornano a scuola

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Rebecca racconta del malessere che prova durante le ore scolastiche e di cui non ha mai parlato con nessuno. Quando deve andare a scuola le viene la nausea e il mal di pancia. Ha paura di non essere compresa; è triste per i brutti voti, per la solitudine all’intervallo, per i giudizi degli altri… Un giorno, però, ha incontrato Marilena, la pedagogista dello spazio d’ascolto di Mission Bambini, ed è riuscita, finalmente, a tirare un sospiro di sollievo.

È la terza settimana di settembre e gli studenti e le studentesse sono di nuovo in classe. Qualche banco, però, è rimasto vuoto perché qualcuno, a scuola, ha deciso di non tornarci più.  

Di seguito il nostro articolo di approfondimento sul fenomeno della dispersione scolastica e l’intervento di Mission Bambini per provare a farne fronte.

La dispersione e l’abbandono scolastico

Nell’anno scolastico 2020/2021 e nel passaggio tra il 2020/2021 e il 2021/2022, quasi 80.000 studenti e studentesse hanno deciso di abbandonare gli studi. 7327 alunni e alunne hanno lasciato vuoto il loro banco nella scuola secondaria di I grado che stavano frequentando, 5064 hanno concluso le medie senza iniziare la scuola superiore, mentre 67.007 hanno deciso di abbandonare la scuola secondaria di II grado[1].

Con il termine dispersione scolastica si intende la mancata, incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell’istruzione e formazione da parte dei giovani in età scolare[2]. Questo fenomeno può manifestarsi in diversi livelli del percorso formativo e in diverse modalità come, ad esempio, tramite l’abbandono totale degli studi, l’uscita precoce dal sistema formativo obbligatorio, la frequenza irregolare o passiva e, di conseguenza, l’accumulo di lacune[3].

La dispersione scolastica è un problema sociale non sempre facile da analizzare. Un indicatore utile per comprendere il fenomeno, riconosciuto anche a livello internazionale, è rappresentato dalla quota di Early Leavers from Education and Training (ELET), ovvero di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 24 anni che sono fuori dal sistema di istruzione e formazione e che hanno conseguito al massimo un titolo di studio secondario inferiore, ovvero la licenza media[4]. Nel 2023, in Italia, il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente gli studi[5]. 1 studente/studentessa su 10 ha deciso di non tornare a scuola. Sono principalmente di genere maschile (13,1% dei ragazzi contro il 7,6% delle ragazze) e la maggioranza di loro vive nel Sud Italia, un’area caratterizzata da una percentuale di abbandono scolastico che ha raggiunto il 14,6% nel 2023[6].

Non esiste una sola e unica causa dietro a questo fenomeno. Il problema della dispersione scolastica è complesso e può essere spiegato e analizzato tramite molteplici fattori. Lo status d’origine, il genere e il background migratorio continuano ad influenzare il percorso scolastico di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, come la condizione socio-economica della famiglia e il livello d’istruzione dei genitori. Se i genitori hanno un livello di istruzione basso, la probabilità che i loro figli o figlie abbandonino la scuola prima del diploma è più elevata[7]. Secondo i dati ISTAT del 2023 quasi un quarto (23,9%) dei giovani 18-24enni con genitori aventi al massimo la licenza media, ha abbandonato gli studi prima del diploma, quota che scende al 5,0% se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e all’1,6% se laureato[8]. Anche le caratteristiche della scuola stessa –  come le strutture, i curricula, i materiali a disposizione, i servizi e le procedure di valutazione – influenzano l’esperienza scolastica e l’eventuale decisione di abbandonare gli studi. Non meno importanti sono il contesto sociale scolastico, i rapporti tra pari, le relazioni tra insegnanti e studenti e studentesse e l’atteggiamento della famiglia verso la scuola e verso il percorso educativo dei figli. Altri aspetti importanti sono la demotivazione nei confronti dello studio e del sistema scolastico, le reazioni personali nei confronti della scuola – come, ad esempio, disturbi d’ansia, stress, senso di inadeguatezza – la presenza di bisogni educativi speciali, la scarsa capacità di gestione del tempo e la mancanza di autostima.

La dispersione scolastica implicita o nascosta

La definizione di dispersione scolastica è piuttosto lineare e facilmente individuabile tramite l’uso di indicatori come la percentuale di ELET. Purtroppo, però, il fenomeno è più complesso e include anche il concetto di dispersione scolastica implicita o nascosta. Infatti, è necessario considerare non solo la quota di giovani che abbandona gli studi, ma anche un gruppo numeroso di ragazzi e ragazze che di fatto termina il percorso scolastico, ma non raggiunge i traguardi minimi previsti[9].

La dispersione scolastica implicita è un aspetto tanto importante quanto difficile da individuare e deve essere necessariamente analizzata e considerata insieme a quella esplicita. A partire dal 2019, Invalsi raccoglie dati sulla dispersione scolastica nascosta partendo dai test svolti negli anni conclusivi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Tramite i punteggi ottenuti dai ragazzi e dalle ragazze è possibile individuare il numero di studenti e studentesse che non posseggono le competenze di base previste per quell’anno di studi. Nel 2024, la percentuale di chi si trova in condizione di dispersione scolastica implicita è del 12,9% al termine della scuola secondaria di I grado e del 6,6% al termine della scuola secondaria di II grado.  Entrambi i valori sono i più bassi mai registrati a livello nazionale[10], ma anche in questo caso si evidenziano differenze molto ampie tra regioni, con Calabria, Sicilia e Sardegna che mostrano un tasso superiore al 20% al termine della scuola secondaria inferiore e con la Campania e ancora la Sardegna con un tasso superiore al 10% anche al termine della scuola secondaria di II grado[11].

Analizzare il fenomeno della dispersione scolastica implicita è significativo non solo per comprendere a pieno il problema, ma anche perché facilita l’individuazione del fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico prima ancora della decisione vera e propria di abbandonare definitivamente gli studi[12]. Il mancato raggiungimento dei livelli di preparazione minima è infatti una delle cause più evidenti della dispersione scolastica. Di conseguenza, individuare gli elementi che contribuiscono alla dispersione scolastica già a partire dal ciclo primario è di fondamentale importanza.

Conseguenze e possibili soluzioni

Pur essendo in calo, la dispersione scolastica è un fenomeno preoccupante. I ragazzi e le ragazze che abbandonano gli studi hanno più difficoltà nel mondo del lavoro e un rischio più elevato di povertà ed esclusione sociale[13]. Nel 2020, il 37% dei NEET – Not in Education, Employment or Training – ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non sono inseriti in un percorso di istruzione o formazione, aveva conseguito al massimo una licenza di scuola primaria o secondaria di I grado, o addirittura non possedeva un titolo di studio, a dimostrazione che esiste una correlazione tra l’abbandonare la scuola prematuramente e la condizione di inoperatività lavorativa[14].

Le conseguenze sono significative anche per studenti e studentesse che hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado, ma che non hanno raggiunto i livelli di competenze minime previste e che quindi sono soggetti al fenomeno della dispersione implicita. Pur avendo di fatto conseguito il diploma, questi ragazzi e ragazze avranno molte difficoltà in quanto posseggono competenze di base limitate. Inoltre, la dispersione nascosta è spesso difficile da individuare e, di conseguenza, questi ragazzi e ragazze raramente riceveranno il supporto di cui avrebbero bisogno[15].

Data la complessità del fenomeno della dispersione scolastica, anche trovare una risposta al problema è arduo. Non sono solo i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze ad essere coinvolti e coinvolte, ma tutta la comunità in cui studenti e studentesse vivono e imparano. La dispersione scolastica coinvolge infatti anche le istituzioni educative e i servizi pubblici; di conseguenza, le risposte al problema devono essere molteplici e multidimensionali e devono tener conto della numerosità delle cause del fenomeno stesso[16]. Ciò che si evince dallo studio del fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico è la necessità di lavorare alla risoluzione del problema in un’ottica di prevenzione. È sicuramente necessario, quindi, sostenere i ragazzi e le ragazze che hanno abbandonato prematuramente gli studi, ma è anche di fondamentale importanza occuparsi dei bambini e delle bambine sin dalla scuola primaria, così da evitare che, un giorno, decidano di non tornare più tra i banchi di scuola.

Il lavoro di Mission Bambini

Proprio in quest’ottica, Mission Bambini collabora con scuole primarie e secondarie di I grado con uno sguardo di prevenzione, intervenendo sulle cause della dispersione scolastica al fine di contenere il rischio che si manifesti. Nel dettaglio, tramite il progetto Spazio Mission Bambini la Fondazione si focalizza su alcuni fattori come l’atteggiamento della famiglia verso l’istruzione dei figli, la relazione con i docenti e l’influenza del gruppo di pari, la demotivazione nei confronti dello studio e le problematiche legate allo stress, all’ansia e al senso di inadeguatezza. Lo fa tramite equipe multiprofessionali, composte da pedagogisti, educatori, psicologi e coach, e attraverso:

  •  laboratori multidisciplinari (espressività artistico-corporea, teatro, robotica educativa), utili a sviluppare empatia, fantasia, creatività e collaborazione in modo divertente, oltre che sperimentare nuove strategie di risoluzione dei problemi e gestione delle emozioni in situazioni diverse.
  •  laboratori di accompagnamento allo studio, volti a rafforzare le competenze di base relative a diverse discipline scolastiche per colmare gap formativi e strutturare un metodo di studio sistematico ed efficace, stimolando l’autonomia dei minori coinvolti e migliorando allo stesso tempo il loro senso di autoefficacia;
  •  laboratori motivazionali di gruppo e individuali, finalizzati a mettere gli studenti nelle condizioni di esprimere i propri stati d’animo, promuovere la motivazione allo studio e valorizzare i punti di forza di ciascuno, rafforzandone l’autostima e l’autoconsapevolezza;
  •  percorsi di orientamento, volti a offrire agli alunni la possibilità di esplicitare le idee, le attese e le paure che nutrono, identificando strumenti utili ad affrontare il delicato momento della scelta della scuola secondaria di II grado;
  •  formazione e supervisione dei docenti, mirate alla condivisione di dispositivi educativi per la gestione di situazioni faticose o criticità emergenti;
  •  affiancamento delle famiglie, volto ad un confronto aperto sui bisogni dei minori e al trasferimento di strategie e strumenti utili a rappresentare un supporto concreto e tangibile per i propri figli.

L’idea alla base del nostro intervento è quella di mettere i minori coinvolti nelle condizioni di affrontare efficacemente le diverse situazioni che gli si porranno di fronte nella quotidianità della vita scolastica, e non solo, andando a migliorare l’autoconsapevolezza, l’autoregolazione, costruendo relazioni sociali sane e di supporto, aiutandoli così a capire quali siano le risorse migliori a cui attingere per rispondere a situazioni complesse. Lavoriamo in un’ottica sistemica, coinvolgendo al contempo anche gli attori adulti del percorso educativo dei minori, al fine di creare una salda rete di supporto ed un progetto educativo tutt’intorno a bambini e bambine, ragazzi e ragazze.


[1] : Ministero dell’Istruzione e del Merito, La dispersione scolastica, aa.ss. 2020-2021 – 2021/2022

[2-13-16] Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale

[3] Genzone, A., La dispersione scolastica in Italia è un problema molto serio

[4] Gruppo CRC, 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia

[5-6] Istat

[7-8] Istat, Livelli di istruzione e ritorni occupazionali, anno 2023

[9-12-15] Invalsi Open, L’Editoriale, La dispersione scolastica implicita

[10-11] Rapporto Prove INVALSI 2024

[14] Look4Ward – Osservatorio per il lavoro di domani (2023), A look at NEET. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento