I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia nell’11° Rapporto CRC

#educazione italia

L’11° Rapporto CRC si focalizza sull’inevitabile impatto che l’emergenza COVID-19 ha avuto sui minori nel nostro Paese. Leggi con noi gli aspetti più salienti e scarica il documento integrale.


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Uno sguardo generale

All’inizio della pandemia non è stata da subito pianificata un’azione strategica a tutela dei bambini, visti esclusivamente come “figli” o “alunni” e non come, a tutti gli effetti, titolari di diritti.

Oggi possiamo dire che ci sia più consapevolezza: al centro del dibattito c’è la scuola e la necessità di colmare il divario territoriale e le disuguaglianze che caratterizzano la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese. La povertà di cui soffrono le persone di minore età non è infatti solo economica, ma anche educativa – e l’una è collegata all’altra.

 

Bambini e adolescenti in condizione di povertà in Italia

Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2019 e in diminuzione rispetto all’anno precedente, tra le varie fasce di età la condizione peggiore si ha nei minorenni di 7-13 anni. A queste persone di età minore corrispondono oltre 619.000 famiglie in povertà assoluta. Per queste famiglie risulta più alta sia l’incidenza della povertà sia l’intensità della povertà e possiamo ipotizzare che i numeri, a causa della pandemia, siano destinati a raddoppiare. Questo significa che, oltre a essere più spesso povere, le famiglie con minori sono anche in condizioni di disagio più marcato.

 

Minorenni e device digitali

Il periodo di emergenza COVID-19, la conseguente crisi sanitaria e la necessità di continuare la formazione dei bambini e dei ragazzi attraverso la didattica a distanza hanno messo in luce l’importanza e il ruolo delle tecnologie digitali nella vita degli studenti e delle loro famiglie.

La necessità di essere connessi per partecipare alla didattica a distanza, spesso in presenza di genitori in telelavoro, ha evidenziato un forte divario digitale tra le famiglie italiane, con significative disuguaglianze sia nell’accesso agli strumenti digitali e a una connessione Internet adeguata sia nel possesso delle competenze necessarie per utilizzare al meglio questi strumenti. Poiché l’emergenza COVID-19 ha imposto la didattica a distanza a tutti gli studenti d’Italia, il digital divide è di fatto diventato un fattore critico anche per l’accesso all’educazione.

Per quanto riguarda la dotazione tecnologica, è emerso che il 12.3% dei minori dai 6 ai 17 anni non possiede un tablet o un computer. Tale situazione non è omogenea sul territorio, ma vede il Mezzogiorno particolarmente svantaggiato. Un divario che si ritrova anche nella disponibilità di connessione a banda larga, indispensabile per la fruizione della didattica a distanza.

Inoltre, anche quando le famiglie dispongono degli strumenti digitali e di connessione adeguata, non sempre hanno un numero di device sufficiente per tutti i membri della famiglia stessa.

 

Servizi educativi e di cura per la prima infanzia

È ormai riconosciuta la natura educativa dei servizi per i più piccoli e il carattere unitario del percorso educativo dalla nascita ai sei anni.

La pandemia COVID-19, con le conseguenti misure di distanziamento sociale e chiusura delle strutture educative, ha avuto un impatto importante sulla quotidianità dei bambini sotto i sei anni e delle loro famiglie. Da una parte, i primi si sono dovuti confrontare con un’improvvisa rottura di quell’universo sociale e relazionale che la frequenza della struttura educativa rappresentava e che occupava una parte importante della loro esperienza di vita. Dall’altra parte, i genitori si sono trovati a sostenere un carico materiale, organizzativo e relazionale non previsto e per molti anche senza l’aiuto della famiglia allargata o il sostegno, a volte anche inconsapevole, dell’interazione con educatori e insegnanti.

Tuttavia, è emerso come l’aver attivato iniziative di comunicazione telefonica o di videocomunicazione, e il conseguente esito positivo di tali relazioni, abbia richiamato l’attenzione sull’importanza dei rapporti tra educatori e genitori, oltre che sulla necessità di rinforzare i legami di comunità tra le famiglie per contrastare possibili situazioni di isolamento ed emarginazione.

Con noi, famiglie ed educatori al centro con #BambiniPatapum.

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Sostegno alla genitorialità

È riconosciuta da tempo l’importanza dell’ambiente familiare come determinante nelle fasi di sviluppo dei bambini e quindi la necessità di intervenire a supporto delle competenze genitoriali, soprattutto in circostanze di crescenti vulnerabilità delle famiglie come quelle attuali. Studi condotti in materia attestano che interventi volti al supporto delle competenze genitoriali possano produrre effetti positivi durevoli su diverse dimensioni della genitorialità e dello sviluppo dei bambini. La situazione generata dalla pandemia ha messo in evidenza come le capacità di resilienza, a livello individuale e comunitario, siano correlate non solo al bagaglio (economico, sociale e umano) delle famiglie, ma anche alla qualità e accessibilità dei servizi sanitari, educativi e sociali e alla capacità di collaborazione tra settori diversi e tra diverse entità del settore pubblico e privato, in particolare del privato sociale.

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