“Educativa digitale e corporea per una didattica innovativa”: il convegno dedicato a Stringhe

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Stringhe è il primo progetto in Italia a portare nelle scuole una metodologia didattica innovativa che integra educativa digitale e corporea; è promosso da Mission Bambini e selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. È un progetto nazionale realizzato in tre città – Milano, Napoli e Catania – con un lungo percorso alle spalle. È attivo da 4 anni, ma la sua genesi risale al 2018, anno in cui abbiamo iniziato a pensarlo.

Ne abbiamo parlato durante il convegno “Educativa digitale e corporea per una didattica innovativa” organizzato insieme ai nostri partner, che si è svolto il 9 maggio allo Stripes Digitus Lab c/o MIND, Milano Innovation District.

Ecco un video che racconta i tipi di attività svolte nelle classi:

Povertà educativa: il quadro del fenomeno nel nostro Paese

Povertà educativa” è un termine recente, introdotto per la prima volta  nel dibattito italiano da Save the Children. Come relazionato dal Prof. Ennio Ripamonti – Docente a contratto di ricerca-intervento di comunità all’Università Milano-Bicocca – durante il suo intervento al convegno, tale concetto fa riferimento a bambini e ragazzi che non solo si trovano  in una condizione di svantaggio economico e culturale, ma che sono  privati di esperienze educative significative (visite a musei, partecipazione a concerti musicali e spettacoli teatrali, pratiche sportive, lettura di libri…). Deprivazione che, col passare del tempo, diventa sempre più esistenziale, con tutte le conseguenze che ne derivano. 

Secondo Save the Children si parla di una “privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. 

La povertà educativa è strettamente legata alla povertà economica: provenire da quartieri fragili o da famiglie in condizioni di svantaggio materiale e socio-culturale intacca le esperienze educative dei bambini, fin dai primi anni di vita.

Il dato di cui dobbiamo tener conto è questo: in Italia la povertà assoluta è in crescita, e ciò si traduce in sempre più famiglie che non dispongono della possibilità di garantire ai propri figli una vita dignitosa. Questo fenomeno impatta sul 14% dei minori in Italia.

Bambini e ragazzi provenienti da famiglie fragili presentano una minor fiducia nel futuro. Per contro, smentiamo un luogo comune: la povertà assoluta non impatta sull’autostima: ragazzi e ragazze capiscono che il loro svantaggio li condizionerà nella vita, ma questo non intacca in modo così massiccio la propria autostima, al netto delle diversità di ognuno.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è che la povertà si trasmette da una generazione all’altra e questo vale , anche per quella educativa (la carenza di stimoli culturali, sociali ed esperienziali ostacola un pieno sviluppo cognitivo ed emotivo del minore, riducendo così la probabilità che da adulto riesca a sottrarsi da una condizione di disagio economico), ma può essere sufficiente un solo anno di esperienze educative intense per iniziare a recuperare lo svantaggio iniziale. Difficile però che la sola scuola sia sufficiente a compensare questo gap. “Siamo condizionati ma non determinati”, disse il noto pedagogista brasiliano Paulo Freire: è possibile – attraverso esperienze fatte da scuola e territorio insieme – offrire opportunità di crescita che riescano a contrastare la povertà educativa.

Il corpo e l’attività sportiva

È importante rendere il più fruibile possibile l’attività sportiva in tutti i contesti periferici dove la povertà educativa si manifesta con più forza, perché le attività del corpo producono un’immagine positiva di sé del bambino e della bambina – come ha spiegato al convegno Giovanni Ghidini, Coordinatore Educativo di Fondazione Laureus Italia. Quando corre, quando salta, quando fa una capriola, quando ha equilibrio… il bambino si sente autore di tutto questo e porta con sé, nella vita, questa sensazione che comunque vadano le cose “io sono un bimbo che riesce, che ce la fa”. Un certo tipo di attività sportiva deve dunque declinarsi in maniera educativa senza perdere le sue caratteristiche. 

È inoltre importante che un bambino possa sognare. Ecco che allora lo sport non è altro che questo: il fatto che tu, quando fai un’attività sportiva, hai un sogno, hai la possibilità di fare qualcosa di buono, di bello, hai un desiderio a lungo termine. 

Sognare è anche una questione di fascino ed è qui che il reale del corpo ha avuto un alleato: il digitale. Questa alleanza è stata possibile tramite l’incontro tra Fondazione Laureus e Cooperativa Stripes.

Il reale incontra il digitale

Il tema che viene portato avanti è quello dell’innovazione tecnologica e dell’approccio al digitale fin dalla prima infanzia. Ma come si portano questi strumenti tecnologici ai bambini? Ce lo spiega Serena Bignamini, Coordinatrice Stripes Digitus Lab della Cooperativa Stripes.

Occorre innanzitutto dire che esiste una correlazione con la povertà educativa: il tema dei sogni, delle aspettative, del pensare di poter fare qualcosa anche se in questo momento mi sembra impossibile. Portare gli strumenti digitali e dare la possibilità ai bambini di utilizzarli è legato allo sviluppo del pensiero critico, del pensiero divergente, del saper porsi domande.

L’utilizzo del digitale non deve dunque essere passivo: i bambini hanno quotidianamente a che fare con la tecnologia, pensiamo per esempio che anche nelle famiglie con disagio economico è presente uno smartphone. La necessità è quella di portare una visione dei device che sia più attiva, di un approccio al poter capire come funzionano e un domani essere noi stessi costruttori di quella realtà virtuale in cui siamo ormai tutti inglobati. Il collegamento tra corpo e digitale è venuto poi naturale: insieme ai partner del progetto, ci siamo resi conto di come non possa esistere l’uno senza l’altro. 

Come far convivere questi due temi?

La deprivazione motoria e la possibilità di sviluppare competenze digitali in un contesto di fragilità socio-economica  necessitano di uno stesso intervento formativo combinato, e al convegno ne ha parlato Manuel Gentile, Ricercatore e responsabile della sede di Palermo dell’Istituto per le Tecnologie Didattiche – CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche.

L’apprendimento sta nella relazione, e nella relazione il movimento è fondamentale. Il corpo diventa quindi uno strumento essenziale; è dunque possibile lavorare su un’idea comune di metodologia integrata. Abbiamo provato a trovare un ambito che facesse da contenitore, e l’abbiamo trovato nel pensiero computazionale, anche se un po’ diverso da quello che veniva e viene allenato nelle tante iniziative progettuali che si fanno nel contesto italiano. Con Stringhe lavoriamo a una nuova idea che ha nel corpo e nelle relazioni sociali una nuova dimensione di analisi – grazie al supporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per le tecnologie didattiche.

Struttura del progetto “Stringhe: piccoli numeri in movimento”

Il cuore e i macro temi fin qui incontrati si ritrovano in Stringhe, in cui sono stati messi a sistema. Come esposto da Irene Villa, Project Manager di Mission Bambini il progetto presenta  tre caratteristiche fondamentali: vuole contribuire al contrasto della povertà educativa, con una proposta innovativa ed efficace.

Mission Bambini ha l’intuizione di vedere l’innovazione nel connubio tra il corpo e il digitale seguendo  un percorso di ricerca proveniente dall’Europa. Questa intuizione è stata resa concreta chiamando esperti del settore, intessendo una rete di partner e costruendo insieme a loro il progetto “Stringhe: piccoli numeri in movimento”. Questa la nostra grande scommessa: parlare di una metodologia che, quando è stato scritto il progetto nel 2018, non esisteva in Italia ed è tuttora in costruzione.

progetto stringhe

Il progetto Stringhe ha due cuori: quello della ricerca e della sperimentazione, e un cuore che risponde al bisogno sociale del contrasto alla povertà educativa. 

Come entriamo nelle classi?

Il progetto, con il passare del tempo, si integra nella realtà educativa, didattica e quotidiana della scuola. L’equipe di Stringhe, per ogni scuola, è composta da un educatore di digitale, un educatore di motoria e un consulente pedagogico. Quest’ultima figura è molto importante perché deve far sì che il progetto offra le stesse opportunità a Milano, come a Napoli e a Catania, e che sia effettivamente rispondente al bisogno specifico della classe o del bambino con particolari fragilità (da qui, il tema dell’inclusione).

Il consulente pedagogico, insieme agli educatori e agli insegnanti, cuce su misura della classe l’attività laboratoriale, in modo che le competenze vengano meglio interiorizzate: per fare ciò serve rispettare i tempi delle classi e dei bambini.

Un altro aspetto importante è rappresentato dal trasferimento di competenze: il progetto diviene  sostenibile quando si trasferiscono con successo  le competenze metodologiche al corpo docenti. Solo così Stringhe può continuare a vivere anche dopo la fine del progetto, prevista per giugno 2025.

Per ultima, ma non per importanza…

Nella seconda parte del convegno si è svolta una tavola rotonda alla presenza di Stefania Bocconi, Ricercatrice all’Istituto per le Tecnologie Didattiche – CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche; Elisabetta Dodi, Pedagogista e formatrice Area Servizi all’infanzia del Comune di Milano; Fabio Fraticelli, Chief Operating Officer in TechSoup; Pier Cesare Rivoltella, Professore ordinario all’Università di Bologna; Angelo Lucio Rossi, Dirigente dell’IC Alda Merini di Milano; ha moderato la tavola rotonda Sabina Bellione, Direttore tecnico area progettazione del Consorzio Nazionale CGM.

Il confronto ha offerto spunti utili per il prosieguo del progetto, che terminerà a giugno 2025 e che lascerà in eredità la Metodologia Integrata Stringhe di cui abbiamo parlato sopra.


Partner nazionali coinvolti: Cooperativa Stripes, Fondazione Laureus, CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per le Tecnologie Didattiche, Palestra per la Mente.

A livello locale il progetto Stringhe è realizzato a Milano insieme a: Comune di Milano, IC “Cesare Cantù”, IC “Locatelli Quasimodo”, IC “Trilussa”, Fondazione Aquilone, Fondazione Maria Anna Sala. A Napoli insieme a: Comune di Napoli, 30esimo CD “G. Parini”, Associazione Celus. A Catania insieme a: Comune di Catania, IC “Dusmet-Doria”, Associazione Talità Kum.


Fonti: