Cuore di bimbi in Uganda: una missione diversa dalle precedenti
Di missioni Cuore di bimbi ne abbiamo fatte tante; solo nell’ultimo anno siamo stati due volte in Nepal, una in Albania e siamo da poco rientrati dalla seconda missione del 2023 in Uganda.
Una missione, questa appena conclusa, che ha delle peculiarità rispetto alle precedenti: siamo partiti con un team medico composto da “soli” quattro professionisti (Dr. Stefano Marianeschi, cardiochirurgo; Dr. Marco Meli, anestesista; Dr.ssa Silvia Braccini, intensivista; Dr. Cosimo Popolizio, perfusionista) e questo è un segnale di crescita che testimonia la sempre maggiore autonomia dello staff dell’Uganda Heart Institute. Insieme ai medici è partito anche parte dello staff di Mission Bambini nelle figure di Adalgisa Caraffini, Program Coordinator; Guido Giambastiani, Project Manager; Tiziana Caglioti, Fundraising & Communications Director. Ultima, ma non per importanza, la presenza di Francesca Crescentini – in arte Tegamini – che con il suo modo dolce e attento di raccontare storie e la sua sensibilità ha accompagnato la sua community in un viaggio dall’altra parte del mondo alla scoperta del nostro progetto Cuore di bimbi.
Quello che ha differenziato questa missione dalle precedenti è stata anche la tenerissima età dei bambini in lista operatoria; il più piccolo, di soli 3 mesi, pesava poco più di 3 kg. È il peso che un bambino in condizioni normali ha alla nascita, ma in questo caso le malformazioni cardiache hanno compromesso il suo sviluppo. La nostra Adalgisa ci ha spiegato che questi bimbi mantengono un low profile verso la vita: non piangono quasi mai perché questo richiederebbe uno sforzo che non sono in grado di fare, non riescono a succhiare il latte, a nutrirsi adeguatamente e di conseguenza a mettere su peso. Sono bimbi così piccoli che persino l’ospedale non ha letti adatti alle loro dimensioni contenute.
Vedendo questi corpicini minuscoli si capisce anche la complessità degli interventi chirurgici, che durano anche 8 ore: dall’accesso alle vene, quasi introvabili, all’operazione vera e propria a un cuoricino piccolo piccolo che presenta patologie e malformazioni importanti non solo a livello del cuore, ma anche di vasi e arterie.
Ora immagina, delinea nella tua mente questa potente fotografia: i bimbi di pochi mesi hanno superato l’intervento, vengono estubati dopo essere stati in terapia intensiva e improvvisamente emettono il loro primo grido, un pianto liberatorio. È come se nascessero una seconda volta, e con loro anche le mamme che finalmente vedono il loro figlio interagire, fare versetti, bere il latte, stare meglio.
L’importanza della diagnosi precoce…
Qui da noi, in Italia, con la tecnologia e la diagnosi prenatale possiamo studiare e cogliere con anticipo alcuni aspetti dello sviluppo fetale fin dalla gravidanza e individuare eventuali anomalie.
In Uganda ancora non è così: i bambini nascono e solo allora, forse, si riesce a identificare la patologia di cui eventualmente soffrono. Le malformazioni al cuore, come dicevamo sopra, portano spesso i bambini a essere sottopeso ed ecco che allora ciò viene comunemente associato alla malnutrizione. Il loro cuoricino resta “rotto”: nel migliore dei casi i bambini crescono ma avranno sempre complicanze durante la loro vita, nel peggiore dei casi non raggiungono l’anno di età.
Durante questa missione abbiamo toccato con mano l’importanza della diagnosi precoce nei contesti rurali dell’Uganda: un medico di un villaggio ha avuto il sospetto che qualcosa in un bimbo non andasse. L’ha quindi inviato in un ospedale vicino per fare una radiografia, e questa ha effettivamente confermato un grave problema al cuore; questo bimbo, insieme alla mamma, è stato dunque mandato nella capitale – Kampala – all’Uganda Heart Institute e inserito nella nostra lista operatoria. Prima si interviene, maggiore sarà il successo e più veloce il recupero post operatorio, come ci auguriamo sarà per questo piccolo paziente.
… e l’importanza della comunità
Gli interventi chirurgici che facciamo nelle nostre missioni sono tutti gratuiti, poiché coperti dalle donazioni al progetto Cuore di bimbi.
Emblematico ciò che è avvenuto nel villaggio in cui vive la mamma di cui vi abbiamo raccontato: la comunità a cui appartiene ha fatto una colletta in denaro per sostenere le spese del viaggio e dell’intervento nella capitale. L’intervento è stato però gratuito, e allora la mamma ha voluto scrivere un vero e proprio documento che attestasse che nulla era stato speso per l’operazione del suo bambino, e che dunque la cifra raccolta sarebbe stata tenuta da parte nel caso in cui un altro bimbo avesse bisogno di cure.
Gli ugandesi sono un popolo altruista, gentile e accogliente, e questa è stata solo una delle tante dimostrazioni a cui abbiamo assistito.
La testimonianza di Tiziana Caglioti
“L’esperienza della visita a un progetto è sempre fonte di emozioni e riflessioni; una missione operatoria è qualcosa di davvero unico.
L’ospedale è un luogo dove dolore, paura e speranza si mescolano in un flusso continuo, dove ci si sente in pena a guardare i piccoli pazienti ricoperti di tubicini e le loro mamme sedute per giorni su sedie scomode di plastica, per stare lì accanto ai loro figli. Ci si domanda come facciano i medici a passare tutte quelle ore in piedi nella sala operatoria. Serve grande resistenza fisica e mentale, per affrontare ogni giorno le preparazioni lunghissime, i passaggi chirurgici, il monitoraggio costante. Tutti insieme per portare a termine un intervento in cui ognuno svolge la sua parte, come in un’orchestra.
Credo sia importante testimoniare la grande dedizione dei colleghi di Mission Bambini che hanno organizzato e seguito la missione, oltre a quella dei volontari sanitari. Così come la collaborazione dello staff medico locale e degli ugandesi in genere, popolo accogliente e gentile. Delicata e sensibile è stata anche la presenza di Francesca Crescentini, attenta a scegliere le parole e le immagini giuste per raccontare questa esperienza. Bambini, adulti, dottori, infermieri, madri, padri, figli, volontari. Un dipinto di esseri umani che a vederlo da vicino è davvero grandioso e per nulla scontato. Sono felice di aver partecipato a questa missione in Uganda e aver visto sul campo che magnifico progetto è Cuore di bimbi. Tutti noi, insieme, facciamo un bellissimo lavoro, coraggioso e necessario.”
Per questa missione ringraziamo Emirates Foundation per aver fornito biglietti aerei gratuiti a tutto il nostro staff medico, nonché per aver imbarcato 18 valigie contenenti materiale medico essenziale per le operazioni in loco.