Cuore di bimbi in Nepal: 3 giorni per raggiungere chi vive lontano dalle cure

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Negli anni, le missioni Cuore di Bimbi ci hanno portati in molte parti del mondo: dal Nepal all’Uganda, dallo Zambia all’Uzbekistan. Paesi diversi, contesti diversi, sfide diverse, ma una realtà che ritorna sempre: per migliaia di bambini l’accesso ad una vera diagnosi cardiologica è ancora un traguardo lontano ed incerto.
Missione dopo missione, abbiamo imparato quanto sia urgente ascoltare il cuore di chi nasce dove le distanze sono immense, gli strumenti a disposizione pochi, e i sistemi sanitari molto fragili.  

La missione di screening cardiologico realizzata dal 24 al 30 novembre 2025 nel distretto di Tanahu, in Nepal, lo ha ricordato con ancora più forza: la diagnosi precoce può trasformare non solo un singolo percorso di cura, ma la vita di un’intera comunità.

Un’area remota, un bisogno urgente

Tanahu è una zona rurale dove i villaggi si arrampicano sulle colline e le strade che li collegano sono lunghe, sterrate e spesso molto difficili da percorrere. Gli spostamenti sono complessi, gli ospedali distanti e le possibilità di effettuare esami diagnostici molto limitate.
Molte famiglie non hanno mai potuto portare i figli ad una visita specialista. Eppure, le cardiopatie congenite rappresentano una delle principali cause di mortalità infantile e neonatale nel Paese: condizioni spesso silenziose, impossibili da riconoscere senza strumenti adeguati.

Per questo, insieme a Save the Heart Nepal, abbiamo organizzato tre intense giornate di screening cardiologici, coinvolgendo un team medico composto da tre cardiologhe italiane unite a un’équipe di professionisti nepalesi.
Fianco a fianco, hanno lavorato per portare in queste comunità un primo e fondamentale ascolto del cuore.

Il campo di screening: 3.200 cuori ascoltati, 4 da operare subito

Ogni mattina, a Bhanu, nel distretto di Tanahu lo spazio dedicato alle visite iniziava a riempirsi prima dell’alba: lunghe file di bambini con la loro uniforme scolastica, adolescenti e famiglie intere con i più piccoli. C’era chi abitava nei villaggi vicini e chi aveva percorso distanze più lunghe, a piedi o in moto. Ma tutti con la stessa speranza: sapere come stava il cuore dei propri figli.

Il flusso era rapido ma attento: prima l’accoglienza, poi le misurazioni, l’anamnesi, l’auscultazione e, quando necessario, gli esami diagnostici più approfonditi. I tre ecocardiografi a disposizione hanno lavorato senza sosta.
In soli tre giorni sono stati visitati più di 3.200 bambini e adolescenti.
Per 845 di loro è stata necessaria un’ecocardiografia, mentre 405 hanno effettuato un elettrocardiogramma.
Tra i casi emersi, quattro bambini hanno mostrato cardiopatie gravi tali da richiedere un intervento: verranno operati a Kathmandu nel centro cardiochirurgico di riferimento con cui collaboriamo stabilmente.

Difficoltà sul campo e i passi avanti 

Operare in un contesto rurale significa fare i conti con attrezzature non sempre moderne, spazi ridotti e lunghi trasferimenti. Anche il triage iniziale, basato principalmente sull’auscultazione, ha mostrato limiti che cercheremo di superare nelle prossime missioni, nelle prossime missioni la formazione e gli strumenti del personale locale.
In questo scenario, la collaborazione con l’équipe nepalese (24 tra medici, infermieri e tecnici) è stata decisiva: hanno organizzato, accolto, registrato e assistito con una dedizione tale da rendere possibile ciò che, da soli, non avremmo mai potuto fare in così poco tempo.

Ma il nostro impegno non si ferma ai tre giorni di screening: questa missione è parte di un percorso più ampio, che punta a costruire una rete che resti. Vogliamo formare ulteriormente il personale locale, migliorare le attrezzature e le capacità diagnostiche, e raggiungere nuovi villaggi.

Per i bambini incontrati, la missione di Tanahu è stata la prima vera occasione di essere ascoltati.
Per noi, un’ulteriore conferma che ogni battito merita attenzione, soprattutto quando nasce lontano dalle cure.

Ed è questo, da sempre, ciò che guida Cuore di Bimbi.